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‘Teatro’, presentazione libro di Fortunato Calvino

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'Teatro' di Fortunato Calvino


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Il 4 febbraio al PAN

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.

L’Associazione “Donne a testa alta”, alla presenza del suo Presidente Maria Giovanna Fiume presenta sabato 4 febbraio, ore 17:00, al PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille, 60, Napoli, il libro ‘Teatro’ di Fortunato Calvino. Si parlerà della violenza contro le donne, lettura dalla sua opera teatrale “Ordinaria Violenza” tratto dal libro “Teatro” dello stesso autore pubblicato dalla Siad – Bulzoni Editore.
Intervengono: Nino Daniele, Giulio Baffi, Stefano De Stefano, Elena Coccia.
Lettura di brani degli Attori: Salvatore D’Onofrio, Rosa Fontanella, Antonella Morea, Rita Montes, Gioia Miale, Carlo Liccardo, Valeria Vaiano.

Il testo ‘Ordinaria Violenza’ tratto dal libro ‘Teatro’ dell’autore napoletano Fortunato Calvino è un testo che parla di debolezza e di amori impossibili.

Scrive nell’introduzione Mariano d’Amora:

Due atti unici con un unico tema ad unire le due trame: le violenze subite da donne, madri di famiglia, ad opera dei loro uomini. Belve accecate da gelosie immotivate, sfruttatori privi di sentimenti d’amore che accusano le loro compagne di colpe mai esistete. La donna, in sfregio alla sacralità della sua condizione di madre, appare come un agnello sacrificale, mai gratificata da uno sguardo di pietà o di umana comprensione. Capri espiatori di violenze che lasciano senza fiato, di cui la cronaca offre resoconti quotidiani.
Il teatro, con Calvino, si fa ancora una volta specchio di una società contemporanea malata, abitata da figure femminili accecate da amori impossibili, pronte a proteggere fino alla fine i loro carnefici. Sorde dinanzi ai suggerimenti dei famigliari che veramente tentano di salvarle dal loro inutile quanto abominevole martirio quotidiano.
L’autore scruta nella psicologia di queste donne desiderando comprendere il loro ostinarsi, finché non sia troppo tardi, al fianco di uomini che tali sono per collocazione sessuale ma vigliacchi fin nel midollo nell’esercitare così tanta e gratuita violenza.

Lo stesso Calvino afferma:
Scrivere di una condizione così diffusa mi sembrava opportuno e necessario, un atto di giustizia verso le vittime di tanta violenza. Una scrittura che si fa carne martoriata, offesa, uccisa. Un monito una speranza, una presa d’atto nata per suscitare emozioni. Leggendo questo lavoro ci si imbatte in una scrittura impavida, priva di mediazioni borghesi, tesa a proteggere queste figure fragili, a far nascere in loro quel desiderio/dovere di riscossa in grado di restituire la dignità stuprata. Il loro si pone come esempio per quelle generazioni di giovani madri del terzo millennio in diritto di vivere il proprio amore libere dall’ombra di un sole nero che ne offende l’identità.

Scrivo un testo sulla donna violentata e umiliata, su quella violenza più che mai presente nella nostra tecnologica società dei consumi, sulla rabbia che quotidianamente l’uomo riversa sulla propria compagna vissuta come la “discarica” di tutte le sue frustrazioni, su l’uomo che massacra di botte la donna, che la sottomette a sé fisicamente e psicologicamente. Questa storia la dedico a tutte le donne vittime della cieca violenza dell’uomo. A mia madre.
Fortunato Calvino