La Celebrazione Eucaristica sarà officiata nella Basilica di San Domenico in Sora (FR) il 26 gennaio
In segno di gratitudine verso il Re Ferdinando II, i monaci cistercensi dell’Abbazia di San Domenico Abate in Sora (FR) riuniti in Capitolo, il 6 agosto 1855, decisero di assumere l’impegno di celebrare due Messe annue cantate
per l’incolumità di Sua Maestà nonché di tutta la famiglia reale e discendenza.
Le Messe, da allora, si celebrano il 14 luglio, giorno in cui il Re Ferdinando II, nel 1855, favorì il monastero e il 18 gennaio, giorno della nascita del principe ereditario Francesco, il futuro ultimo Re delle Due Sicilie, oggi Servo di Dio Francesco II.
La Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro, comunica che quest’anno, per dare la possibilità ad un maggior numero di appartenenti alla Sacra Milizia Costantiniana di parteciparvi, la Celebrazione Eucaristica per il Servo di Dio Francesco II di Borbone si celebrerà nella Basilica di San Domenico in Sora, venerdì 26 gennaio 2024 alle ore 18:00.
Quest’anno ricorre il 130° anniversario del pio transito del Servo di Dio Francesco II di Borbone (Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894), ultimo Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859 – 20 marzo 1861), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Al di fuori dello stereotipo del Francesco giovane re, inesperto, dileggiato e tradito da tutti, finito a fare la vittima sacrificale in una fortezza, sotto una pioggia di bombe, vorremmo mettere in risalto aspetti diversi del monarca e dell’uomo.
S. M. Francesco II di Borbone non morì sotto le bombe a Gaeta (LT), ma passò la maggior parte della sua esistenza in esilio, ben 33 anni. Tutti si dimenticarono di lui dopo il 14 febbraio 1861, come uno sconfitto.
Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, era stato un giovane, come tanti alla sua età, preso dalle angosce e i patimenti morali della giovinezza, cose che in lui si amplificavano per la sua condizione speciale come figlio di un Re e che un giorno sarebbe stato destinato a regnare.
Egli ha lasciato nella storia un segno più profondo di quello che ci è stato restituito dai libri di storia, un umo che ha lottato da solo con un manipolo di eroi, i suoi soldati, non il suo esercito, contro le ingiustizie, contro un disegno massonico rivoluzionario che usò principalmente l’arma della corruzione.
Egli seppe essere un giovane Re desideroso di aprirsi alle innovazioni e ai cambiamenti, che seppe adempiere anche ai doveri di soldato. Le numerose testimonianze che si evincono dai documenti che ci ha lasciato, fanno trasparire il suo vero valore e i suoi veri sentimenti.
Certamente ebbe a superare delle prove difficili nella sua esistenza, ma tutto filtrato dalla sua incrollabile fede in Dio, che sicuramente ha temperato certi drammatici momenti della sua vita. Però, questo non scalfisce la sua figura di uomo di grande dignità e statura morale. Come monarca cristiano egli seppe rimanere attaccato ai suoi punti di riferimento, che non erano certamente materiali.
Quando qualcuno gli sottolineò la storia lo aveva ridotto a vivere in una locanda, Francesco II rispondeva che
il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa.
Non aveva mai indugiato a dare ai bisognosi quanto poteva, privandosi pure del necessario.
Ferdinando Carlo Maria di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810 e morì a Caserta il 22 maggio 1859. Fu re del Regno delle Due Sicilie dall’8 novembre 1830 al 22 maggio 1859. Succedette al padre Francesco I in giovanissima età e fu autore di un radicale processo di risanamento delle finanze del Regno.
Sotto il suo dominio, il Regno delle Due Sicilie conobbe una serie di timide riforme burocratiche e innovazioni in campo tecnologico, come la costruzione della Ferrovia Napoli – Portici, la prima in Italia, e la creazione di alcuni impianti industriali, come le Officine di Pietrarsa.
Diede, inoltre, grande impulso alla creazione della Marina Militare e mercantile, nel tentativo di aumentare gli scambi con l’estero. Il suo regno fu sconvolto dai moti rivoluzionari del 1848.
Alla sua morte, il trono passò al figlio Francesco II, sotto il cui governo avrà termine la storia del Regno delle Due Sicilie, annesso al Regno d’Italia in seguito alla Spedizione dei Mille e all’intervento dell’esercito piemontese.
L’abbazia cistercense di San Domenico Abate, dedicata alla Beata Madre di Dio e Vergine Maria, nel comune di Sora in provincia di Frosinone, alla confluenza del fiume Fibreno col fiume Liri, fu fondata nel 1011 sulle rovine della villa natale di Marco Tullio Cicerone, dall’Abate Domenico di Foligno su commissione del Governatore di Sora e di Arpino, Pietro di Rainiero, e di Doda, sua moglie. Nella riconsacrazione della chiesa del 1104, il Papa Pasquale II aggiunse al titolo originario anche quello di San Domenico Abate.
Lasciato il Monastero di Trisulti, Domenico visse a Sora per venti anni e mezzo, fino alla morte. Il monastero ebbe un rapido sviluppo economico e sociale. I Benedettini cassinesi rimasero fino al 1222, quando, dopo poco più di due secoli, nell’opera di riforma delle abbazie benedettine, Papa Onorio III li rimosse, per sostituirli con i Cistercensi dell’Abbazia di Casamari, in cui venne incorporato.
I Cistercensi, comunque, pur appartenendo ad un’altra famiglia benedettina, hanno conservato ed alimentato il culto per San Domenico. Nel 1430 il monastero di Sora, con quello di Casamari, fu concesso in commenda. Successivamente si spopolò rapidamente, fino a svuotarsi.
Nel 1833, dopo l’intesa con il Re Ferdinando II, l’Abate commendatario, il Cardinale Ludovico Micara reinsediò nell’Abbazia di San Domenico una comunità monastica.
L’arrivo della monarchia sabauda, con le leggi eversive del Regno d’Italia, sconvolse per l’ennesima volta la vita del monastero. Con decreto del 17 gennaio 1861, intimato il 9 gennaio 1865, l’Abbazia di San Domenico fu acquisita, de iure, dal demanio insieme a tutti i suoi beni ed i monaci vennero espulsi con la forza il 18 dicembre 1865.
Solo dopo una lunga e tormentata causa, il 20 novembre 1870 l’incameramento fu dichiarato illegittimo, perché il monastero e i suoi beni costituivano un ‘beneficio curato’ di appartenenza al Capitolo Vaticano per disposizione del Re Ferdinando II delle Due Sicilie e per concessione di Papa Pio IX con la bolla Ineluctabilis devotionis dell’11 marzo 1850. Il monastero e i beni vennero formalmente riconsegnati il 31 gennaio 1871.