Quando la sociologia ci mette in preallarme
La sindrome di Peter Pan è ormai arci nota, ma la conoscevate quella delle Principesse Pan?
Un termine coniato dalla giornalista americana Tracy Mc Millan la quale così definisce le donne che si rifiutano di crescere.
I social media, grazie alla tendenza delle cosiddette star a camuffare la propria reale immagine, stanno influenzando anche casalinghe, professioniste, mamme e nonne di qualunque genere, invitandole, per spirito di emulazione, a rifiutare la vecchiaia.
Dal punto di vista sociologico la questione, come tutte le cose del resto, ha due aspetti che si contrappongono, uno positivo ed uno negativo.
Da un lato il mantenere uno spirito giovane aiuta ad affrontare al meglio, con giovialità, gli anni che passano, dall’altro, però, si ha a che fare con donne le quali rimangono comunque perennemente frustrate giacché, mai soddisfatte di se stesse, si sottopongono a continue operazioni dal punto di vista estetico, e la loro “esibizione” diventa solo una facciata per apparire diverse da quel che sono realmente, sia nel corpo come nella psiche.
Alcune di esse hanno ruoli professionali di prestigio, ma suscitano irritazione a causa di atteggiamenti adolescenziali sia nei comportamenti come nell’abbigliamento.
Oltretutto, tali atteggiamenti, conducono molte di loro ad un’esagerata attenzione verso il proprio io, tanto da trascurare le necessità della famiglia.
Le più ribelli hanno atteggiamenti più coerenti, rifiutando gli schemi sociali e rimanendo single, quindi senza la necessità di ottemperare a ruoli indesiderati.
Talune diventano solipsistiche, mettendo solo se stesse al centro della propria vita, altre appaiono come trascinatrici, aiutando le amiche coetanee a non lasciarsi abbattere dalla corruzione del tempo.
Le Principesse Pan subiscono spesso la disapprovazione sociale poiché i loro atteggiamenti sono un vero e proprio “pugno in faccia” agli schemi femminili precostituiti.
Per loro l’eutrapelia, cioè quel modo di aristotelica memoria che prevede un sano divertimento anche in età avanzata, è troppo poco, non si accontentano, e preferiscono fare le ore piccole ed essere corteggiate da più uomini, meglio ancora se giovani e muscolosi, per sentirsi sempre al centro dell’attenzione.
Ovviamente è difficile fare, in poche righe, un’analisi sociologica e psicologica generalizzata e tutto quel che si può dire, credo a ragion veduta, è che occorrerebbe accettare il fatto che chiunque debba avere la libertà di esprimersi a proprio piacimento.
Il dubbio che maggiormente assale gli studiosi della psiche umana però è:
la scelta di condurre vita da Principesse Pan è dettata veramente dal bisogno di essere se stesse o piuttosto dalla necessità di soddisfare le aspettative di una società la quale, sempre più, pone donne e uomini nella condizione di essere qualcosa di diverso da se stessi per sentirsi accettati?
E, aggiungo io, quanto il mondo dei media esercita pressioni inconsapevoli affinché gli esseri umani desiderino modificare, con grande intensità e tensione, i propri stili di vita?
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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