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Tutti siamo giornalisti?

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Che differenza passa tra un giornalista professionista e un qualsiasi utente della rete?
Non è una provocazione ma possiamo azzardarci a dire che non c’è alcuna differenza: entrambi, infatti, fanno informazione.

Spesso non riflettiamo che i blog, i social, anche le normali pagine Internet, permettono la diffusione del nostro pensiero.

Ecco, quindi, che un Signor Rossi qualsiasi può, ogni giorno, usare i suoi canali social per far conoscere al mondo che ha mangiato un’ottima pizza corredando la notizia con una foto oppure criticare l’allenatore della sua squadra perché ha sbagliato le sostituzioni; può esprimere le sue teorie sull’ultimo efferato femminicidio e dare consigli al Governo su come superare la crisi, risolvere il problema migranti e perché non deve costruire qualche celeberrimo ponte.

Nel frattempo, la moglie manderà online un reportage delle ultime vacanze, le ultimissime sul figlio che cresce e magari i consigli su come far passare tutti i mali del mondo con i rimedi della nonna.

Non è una forma embrionale di giornalismo? E probabilmente viene ri-condiviso da decine o centinaia di altri internauti.

Ovviamente tutti questi messaggi possono essere recepiti e divulgati, commentati dall’intero popolo della rete e, magari, diventare virali fino al punto che chiunque può attribuirsi la qualifica di creatore di contenuti digitali o quella di opinionista, sentendosi un novello Indro Montanelli.

Ma tra i nostri postatori, più o meno seriali e un giornalista, per fortuna, ci sono molte differenze che, purtroppo, sono a svantaggio dei secondi.
Un giornalista ha il dovere di fare un’informazione veritiera, controllando le fonti, non alterare la verità e, nei commenti, usare toni, ancorché veementi, non offensivi.

Deve inoltre essere iscritto ad un albo e pubblicare su testate regolarmente registrate presso un Tribunale, ma questi sono dettagli.

Il postatore incontrollato non deve, invece, rispettare alcuna regola. Può scrivere ciò che vuole senza verificare le fonti, senza doversi accertare della veridicità di un fatto, senza rettificare laddove i suoi contenuti si rivelassero palesemente falsi.

Potrebbe fare anche una chiara attività di disinformazione che, oltretutto, tramite il numero sempre più vasto di strumenti e canali a sua disposizione, ben può attecchire in un uditorio distratto, disattento e sempre più disinformato.

Oggi, a causa della nuova modalità e velocità di diffusione delle notizie, dovuta a Internet e ai social, dobbiamo affrontare il problema che ogni navigatore della rete è un potenziale diffusore di notizie false, bufale e disinformazione.

La nuova realtà comunicativa, con l’ampia diffusione di notizie non verificate, ha generato un ambiente caotico e se da un lato le istituzioni dovrebbero regolare i social media, dall’altro ciò potrebbe minare i diritti dei cittadini. Il problema radica nelle persone che, ignorando la complessità della comunicazione online, diffondono informazioni senza discernimento.

Le scienze sociali, da decenni, studiano gli effetti della comunicazione, ora più complessa che mai. Internet è un bene e non va demonizzato, ma i social media creano un ambiente informativo inquinato. Il problema deve entrare nelle agende governative.

Ogni cittadino consapevole dovrebbe essere preparato alla complessità della comunicazione per gestire i messaggi in modo responsabile, magari introducendo corsi di educazione digitale nelle scuole.

È una prospettiva a lungo termine, essenziale per correggere il comportamento informativo senza violare i diritti costituzionali, rendendo prioritaria la formazione del cittadino all’informazione nell’era digitale e la consapevolezza degli effetti che possono derivarne.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.