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Il Natale è una festa pagana? È una domanda secca, che non ha una risposta unica e precisa.

È un argomento che stiamo trattando da diverso tempo e con articoli che cercano di dare una visuale ampia, attingendo da molteplici fonti.

Etimologicamente parlando, la parola pagano deriva da paganus, ossia abitatore di un pagus, villaggio, un agricoltore che viveva in campagna, fuori dalle grandi città, conducendo un’esistenza scandita dai tempi della natura e confortata dalla bellezza della stessa.

Ricordiamo un punto. L’Imperatore romano Aureliano, estimatore dei culti orientali, inserì formalmente nella religione romana e nei suoi rituali la celebrazione del Dies Natalis Solis Invicti. Intorno all’IV secolo, Epifanio di Salamina, un vescovo e scrittore greco, vissuto prima dello scisma tra Cattolicesimo Romano e chiesa Copta/Ortodossa, avrebbe notato che, in alcune città d’Oriente era assai accettato il culto pagano del Solis Invictus, che, nella propria mitologia, offriva fitte analogie con il mito della nascita del Cristo, in quanto la sua rievocazione ruotava attorno al trionfo della luce sulle tenebre e alla nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Koree.

Ancora oggi, Epifanio è visto come uno dei padri putativi dell’odierno Natale e, per certi aspetti, è concretamente l’uomo che ha regolamentato la celebrazione di tale ricorrenza.

Il vescovo dichiarò che il 6 aprile Gesù tolse i peccati del mondo e che, nella stessa, egli fu “racchiuso nel grembo della santa vergine”.

Il fatto che questa insolita festività esistesse in due diverse parti del mondo suggerisce delle radici che vanno oltre la mera speculazione. Se non altro, quei primi cristiani stavano prendendo in prestito un’idea dalla tradizione ebraica, ovvero che i più importanti eventi della Creazione e della Redenzione cadessero nello stesso periodo dell’anno.

Il fine di Epifanio era quello di indurre i pagani al cattolicesimo e la celebrazione del Solis Invicti era il perfetto cavallo di Troia per entrare a far parte dei culti pagani e con questi far gradualmente passare i fedeli al culto cristiano.

Per almeno tre secoli sappiamo che entrambi coesistettero. Una miscela disordinata? No, assolutamente.

Nel ramo orientale della Chiesa, il Natale viene celebrato il 6 gennaio, presumibilmente per le stesse ragioni per cui giunse ad essere festeggiato il 25 dicembre in occidente. Ci sono buone probabilità che quest’ultima data fosse stata scelta per il Natale a motivo delle connessioni alla presunta data della morte di Gesù e del suo concepimento.

Ora in quella stessa regione c’erano dei pastori che dimoravano all’aperto nei campi, e di notte facevano la guardia al loro gregge.
Luca 2:8

Il dimorare nelle campagne non succedeva mai a dicembre: lo stesso ‘Canto dei Cantici’ dimostra che l’inverno era la stagione delle piogge e che i pastori non potevano rimanere al freddo e nei campi all’aperto di notte.

Origene di Alessandria (185 – 254 d.C.) dichiara

nelle Scritture sono i peccatori, e non i santi, che celebrano la loro nascita

facendo riferimento alle feste di compleanno degli imperatori.

Ad abbreviare le distanze tra il culto pagano e la nascente tradizione cristiana, fu Costantino, il quale, con un decreto imperiale datato 7 marzo 321, stabiliva che il primo giorno della settimana, dovesse essere di assoluto riposo e che quel giorno venisse dedicato al sole invitto. Secondo la tradizione cristiana, lo stesso Costantino, in un secondo tempo, si sarebbe convertito al cattolicesimo.

Sempre legato al culto della natalità di Gesù va ricordato che, secondo alcuni studiosi, le prime celebrazioni del Natale furono in relazione ai Saturnali Romani, una festa del raccolto che segnava il solstizio dell’inverno; un periodo fragoroso, ostacolato dai Cristiani, ancora in minoranza.

Pare che il Natale si sviluppò come un mezzo per sostituire l’adorazione del sole, in inglese sun con l’adorazione del Figlio, in inglese son. La solennità pagana dei Saturnali, che si svolgeva dal 17 al 24 dicembre, spingeva i cittadini a decorare le loro case con verde e luci e a donare regali ai bambini e ai poveri.

La festa del 25 ovvero della nascita del sole invincibile, fu decretata dall’Imperatore Aureliano nel 274 d.C. come una celebrazione del solstizio invernale e, qualche tempo dopo, fu cristianizzata come una data per celebrare la nascita del Figlio della Luce.

I Saturnali inneggiavano Saturno, dio dell’Agricoltura e della semina, perché il calore del sole era necessario per permettere la sementa e la crescita delle culture. Alle feste in onore di Saturno, da un lato i romani promuovevano la trasgressione dell’ordine vigente per una possibile rigenerazione; dall’altro, rievocando l’era aurea priva di conflitti e di differenze sociali, permettevano agli schiavi di godere di un giorno di totale libertà.

Quel giorno gli schiavi potevano banchettare con i loro padroni, da cui potevano venire persino serviti, quasi Saturno potesse ritrovarsi negli occhi di chi faceva parte di quell’ultimo scalino della società.

Perché tutto ciò?

Forse perché

Tolerabile est semel anno insanire

frase attribuita a Seneca, meglio nota come

Semel in anno licet insanire

ovvero

una volta all’anno è lecito essere folli.

Alla ‘follia’, l’uscire fuori dagli schemi, veniva attribuita una sorta di funzione catartica, la quale favoriva una specie di liberazione corale, che l’autorità costituita era consapevole di non poter reprimere per tutto l’anno e i Saturnali, dunque, fungevano da valvola di sfogo.

Non è un caso che, anche quando la Chiesa vietò tali feste, nel corso del Medioevo ne nacquero altre simili, come la Festa dei Folli in Francia.

Quando si discute di feste pagane o di sabbat, la maggior parte delle persone si rapporta idealmente ad immagini esoteriche che hanno come protagonisti sette o personalità ambigue.

Contrariamente a tutto ciò, invece, questi riti affondano le proprie radici nei culti più antichi precristiani e sono festeggiati, ancora oggi, soprattutto nelle aree rurali in cui perdura la consapevolezza del tempo e della Natura.

Man mano, il significato delle feste pagane è stato manipolato, assumendo un’accezione negativa, a causa delle politiche adottate dalla nuova religione monoteista, che ha demonizzato divinità adorate fin dalla notte dei tempi per introdurre il proprio Dio. Almeno, questo è ciò che pensa una frangia degli studiosi.

Il nuovo paganesimo è dietro le mura: ciò che i popoli occidentali hanno già iniziato a perdere sono i fondamenti del giudeo – cristianesimo, i presupposti culturali su cui si basava l’edificio.

Il primo è la fede nell’esistenza della verità, che ci viene dai greci. Poi la concezione del tempo lineare, che storicamente ci ha dato l’idea del progresso, così si torna al tempo ciclico con l’annuncio di catastrofi apocalittiche.

Infine, è la fede nella dignità sostanziale dell’essere umano che viene cancellata per far posto ad una dignità conferita dall’esterno, sociale e non sostanziale, come avveniva prima del cristianesimo.
Ma questo è un altro discorso.

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.