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Delegazione Napoli e Campania SMOCSG: Messa in commemorazione defunti

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In ricordo di coloro che hanno dedicato la loro vita al servizio della Sacra Milizia

In occasione della Commemoratio omnium fidelium defunctorum si è svolto giovedì 23 novembre 2023 nella Cappella Magistrale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio in Napoli, presso il Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi, un incontro di Cavalieri della Delegazione di Napoli e Campania, guidati dal Delegato, il Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentenare, che, con la loro partecipazione, hanno sottolineato l’importanza e la memoria di coloro che hanno dedicato la loro vita al servizio della Sacra Milizia.

La solenne Celebrazione Eucaristica è stata officiata dal Cappellano Capo della Delegazione, Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli, Cappellano di Giustizia, assistito da due giovani frati francescani, rispettivamente dell’Africa e del Timor Est.

L’animazione liturgica è stata curata dal Coro Polifonico della Fondazione San Giuseppe dei Nudi, diretto dal Maestro Ernesto Pagliano, assistito dal Responsabile del Coro, il Maestro Gennaro Ciccarelli.

La Prima lettura è stata recitata dal Delegato, il Salmo responsoriale dal Responsabile del Cerimoniale, Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito e la Preghiera del Cavaliere Costantiniano al termine delle Celebrazione da Antonio de Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.

All’inizio del Sacro Rito, il Cappellano Capo ha reso omaggio alle Altezze Reali e ai Gran Maestri defunti. Poi ha ricordato il compianto Presidente delle Real Commissioni per l’Italia e per la Serenissima Repubblica di San Marina, il Duca Don Diego de Vargas Machuca.

Infine, ha letto i nomi dei defunti Cavalieri e Dame della Delegazione di Napoli e Campania: Oreste Addonizio, Salerno, Aldo Anzevino, Arienzo, Felice Carifi, Nola, Leonardo Matrisciano, San Vitaliano, Gennaro Alfano, Napoli, Giuseppe Barleri, Calvizzano, Maria Rosaria Cavaliere, Napoli, Gaetano Dal Negro, Napoli, Alessandro de Simone, Napoli, Antonio del Papa, Napoli, Anna di Blasio di Palizzi, Napoli, Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, Napoli, Bartolomeo Russo, Napoli, Pellegrino Smichelotto, Portici, e Vittorio Talamo de Vargas, Napoli.

Fra’ Galdi d’Aragona ha incentrato la sua omelia – di cui riportiamo di seguito il testo integrale – sui brani della Prima lettura (1 Mac 2, 15-29) del Vangelo secondo Luca (Lc 19, 41-44).

Infine, ha sottolineato il senso della celebrazione dell’Eucaristia per il riposo dei Confratelli:

Nella prima lettura tratta dal Libro dei Maccabei, viene presentato l’inizio della rivolta dei Maccabei contro Antioco IV Epifane e il suo processo di ellenizzazione di Israele.

La rivolta guidata da Giuda Maccabeo contro la dinastia dei Seleucidi, porterà infine alla restaurazione del culto nel Tempio di Gerusalemme con la sua purificazione e dedicazione.

Sarà proprio durante la purificazione del Tempio che avverrà quell’evento prodigioso che si ricorda durante la festa di Hanukkah, la festa delle luci che ancora oggi si celebra in autunno in Israele.

Ovvero si trovò soltanto un’ampolla di olio puro che potesse fare ardere i sette bracci della Menorah, che sarebbe dovuta essere accesa per otto giorni, ma l’olio era sufficiente soltanto per il primo giorno; nonostante questo il candelabro a sette braccia rimase acceso per tutti i giorni necessari alla celebrazione della festività.

Nel Vangelo di Luca, Gesù piange su Gerusalemme, che non comprende i giorni in cui viene visitata dal Signore: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te”.

Nella Scrittura, continuamente, si fa riferimento alla fedeltà di Dio e all’infedeltà di Israele e come un amante che piange perché non ricambiato nel Suo amore, così Dio dice per bocca del profeta Geremia: “I miei occhi grondano lacrime giorno e notte senza cessare” (Ger. 14,17).

Gerusalemme non riconosce il tempo della grazia e del perdono e dunque si avvia verso la distruzione e la catastrofe. Dunque, ci si chiede come è possibile coniugare questa pagina della Scrittura, in cui sembra che sia Dio a inviare tale disgrazia sulla Città Santa ed il suo popolo, con l’immagine che l’evangelista Giovanni ci dà nella sua prima Lettera: “Dio è amore e che dimora nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”.

La risposta è sempre nelle pagine giovannee, quando Gesù nel Pretorio è condannato: “Pilato disse ai giudei: ‘Ecco il vostro re!’. Ma quelli gridarono: ‘Via, via, crocifiggilo!’. Disse loro Pilato: ‘Metterò in croce il vostro re?’. Risposero i sommi sacerdoti: ‘Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare’. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso” (Gv 19,14-16).

I sacerdoti del Tempio per rifiutare Gesù, stanno bestemmiando e si macchiano del peccato di blasfemia, in quanto Dio è il Re di Israele ed essi, invece, si consegnano all’Imperatore di Roma, rifiutando la regalità di Dio sul Suo popolo.

La distruzione di Gerusalemme del 70 d. C. sarà dunque non un castigo inviato da Dio, ma essendosi la classe sacerdotale consegnata al mondo e all’Imperatore romano e avendo rinnegato Dio, Roma imporrà le sue regole e le sue logiche, che sono quelle del mondo e che esulano dagli orizzonti divini.

Il popolo di Israele, ribelle all’Impero, sarà così massacrato e disperso, e l’esercito romano distruggerà Gerusalemme che si era al suo potere consegnata.

Ciò accade anche a noi, quando abbandoniamo la prospettiva e l’orizzonte divino nel nostro cuore, lasciandoci sedurre dal canto delle sirene del mondo: potere, possesso, piacere.

Oggi, celebrando questa Eucaristia per il riposo dei nostri Confratelli, ci poniamo al centro di uno dei grandi misteri della nostra fede: la Comunione dei Santi.

Tra questa dimensione e quella ultraterrena vi è una profonda connessione. Noi siamo chiamati a pregare per coloro che ci hanno preceduto nell’eternità nel segno della fede ed essi pregano ed intercedono per noi.

La celebrazione odierna e le pagine della Scrittura, dunque, ci invitano a conservare questa tensione verso il trascendente, riconoscendo il tempo in cui siamo visitati dal Signore, con una adesione ed un affidamento profondi del cuore e della mente a Dio.

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