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Cimmeri: un popolo sotterraneo – prima parte

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Popolo sotterraneo


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Tradizionalmente accade da bambini di scoprire attraverso cartoni animati e fumetti che la terra può nascondere misteri che possono stupire o divenire incubi; successivamente, qualche lettura ti può appassionare così che l’immaginazione possa coinvolgere un sapere ancora acerbo.

Mi viene in mente il celebre romanzo di di Jules Verne del 1864, ‘Viaggio al centro della Terra’. In quelle pagine si narra di un percorso immaginario nelle profondità del mondo.

Molti più che un romanzo d’avventura, seppure immaginifica, lo definirono un romanzo scientifico, precursore di quel filone fantascientifico che ritroveremo negli scritti di Crichton come ‘Il mondo perduto’.

Prima ancora di Verne, possiamo trovare tracce di questa ispirazione / visione addirittura nello ‘Icosameron’ di Giacomo Casanova che racconta la storia di un uomo e di una donna che passarono ottantuno anni presso i Megamicri abitanti indigeni del Protocosmo nell’interno del nostro globo.

E, ovviamente, ancor prima il nostro Dante nel suo capolavoro allegorico – didascalico che, nel cantico dedicato all’Inferno, culmina la sua discesa al centro del globo.

Nel tempo l’onnivora voglia di sapere ha incontrato diverse letture su miti, leggende e credenze sull’esistenza presunta di vere e proprie civiltà abitanti un mondo al di sotto del nostro. Una dimensione affascinante ed inconsueta, folle ed insensata, che, ancora oggi, richiama studi che sfidano le realtà scientifiche ma che sono incoraggiati dalla Storia e dal culto delle tradizioni magico – esoteriche di diversi popoli.

Va da sé che il topos delle civiltà ‘sotterranee’ o dimoranti in dimensioni altre ritorni abbondantemente, per non dire addirittura ossessivamente, nella storia della coscienza umana.

Siamo certo tutti consapevoli che, almeno fino ad oggi, un viaggio al centro della Terra è impossibile per qualunque forma di vita. Tuttavia, nel passato, appunto, qualcuno affermava che alcune civiltà dimorassero nelle più profonde cavità del nostro pianeta.

Le civiltà assiro – babilonesi narravano di come Gilgamesh avesse appreso dell’esistenza di un mondo sotterraneo dal fantasma di un suo amico deceduto.

Ricordiamoci che anche Platone, quando raccontò la storia perduta Atlantide, parlò di misteriose gallerie sotterranee che attraversavano il continente, ‘gallerie sia spaziose che anguste nell’interno della terra’.

Immaginando, addirittura, un sovrano ‘che siede al centro della terra, sull’ombelico della terra; mediatore della religione per tutto il genere umano’.

Ci sono arrivate, infatti, nel corso dei millenni da ogni tradizione, leggende su civiltà ormai scomparse, o presumibilmente sparite dalla superficie, insomma auto-esiliate, per scongiurare l’annientamento definitivo, sottoterra o in un altro piano dimensionale, che potrebbe rivelarsi raggiungibile solo in particolari condizioni dettate dalla casualità e dall’imprevedibilità.

Il passo tra leggenda e teoria è breve: col tempo si sono costituite le basi per luoghi concettuali, quali, per l’appunto, l’Ade della mitologia greca, o l’esistenza di razze antidiluviane come i Titani e i Ciclopi, punite da Zeus e scaraventate in un abisso ipogeo chiamato Tartaro. E, ancora, lo Svartálfaheimr della mitologia norrena, lo Sheol ebraico.

Così come si sono ispessite nel tramando di generazioni credenze esoteriche sulle popolazioni germanico – norrene relativamente l’esistenza, in altri mondi separati dal nostro, Mittgart, di creature quali Giganti del Fuoco, dei Monti e del Gelo.

Senza dimenticare il folklore dei nativi americani, i quali non negano l’esistenza di popoli che avrebbero abitato le profondità ctonie del pianeta: nei loro miti si riferiscono ad essi con le diciture di «Popolo – Formica», «Popolo – Locusta» ad esempio. Mentre, per i buddisti tibetani, esisterebbe il regno di Shambhala, popolato da personaggi fantastici, nell’Asia centrale.

Nel Tartaro remoto e tenebroso
Lo precipiterò, voragine profonda
Che di bronzo ha la soglia e ferree porte,
E tanto in giù nell’Ade s’inabissa,
Quanto va lungi dalla terra il cielo.
Omero, Iliade, libro VIII, 16-20 

Ci avviciniamo al mito della Terra cava: secondo una leggenda, il nostro pianeta sarebbe, infatti, cavo. Nel 1700 Halley fantasticò sull’esistenza di gusci concentrici nel sottosuolo: suggerendo che la terra fosse composta di quattro sfere, ciascuna incassata nell’altra, e che l’interno del pianeta fosse abitato e illuminato da una sorta di atmosfera leggera.

Mentre il matematico Eulero concepiva una terra cava, ma priva di gusci: ovvero aveva sostituito la teoria delle sfere multiple con quella di una sola sfera concava e vuota, che conteneva un sole che riscaldava e illuminava una civiltà avanzata.

Agli inizi dell’Ottocento John Cleves Symmes Jr pubblicò ‘A tutto il mondo’, una dichiarazione che esprimeva apertamente e senza dubbi la presenza di una terra cava eretta su sfere concentriche, popolata e aperta ai poli.

Anche i seguaci del Nazismo furono ossessionati e affascinati da queste teorie, credendo nella presenza di ricche civiltà sotterranee a supporto del loro mito nelle razze superiori. Finanziando spedizioni nel Polo, come quella nel 1942 di Heinz Fischer, che puntò al cielo una macchina fotografica a infrarossi, per vedere dalla parte opposta la flotta britannica, fallendo miserabilmente.

Qualche simpatizzante nazista arrivò a dichiarare che Hitler e il suo gruppo di fidati fossero in realtà saliti su di una nave e rifugiati nelle cavità terrestri, ove starebbero creando una flotta di dischi volanti per invadere nuovamente la Terra.

Questa teoria esercitò sul Führer e sul suo cerchio magico di occultisti una fascinazione sinistra, quasi prepotente. A tal punto che, secondo alcune fonti di studiosi italiani, una squadriglia nazista avrebbe preparato una missione segreta anche nell’isola d’Ischia, e più esattamente sul Monte Epomeo.

Hitler e i suoi gerarchi erano così convinti dell’esistenza delle terre interne, che, in diversi anni, ordinarono numerose spedizioni, una delle quali toccò proprio le sponde di Ischia.

L’obiettivo principale era quello di cercare sull’isola l’entrata al tunnel dell’Epomeo, partendo, in primis, dal luogo più misterioso presente nell’Isola Verde: la Grotta di Mavone, e proseguendo le ricerche nella Grotta del Mago. I nazisti, dunque, cercarono nelle misteriose grotte di Mavone, nella frazione di Panza, a Forio, una delle presunte porte d’accesso alla Terra Cava.

Sempre collegata al mito della terra cava è la figura del Contrammiraglio Richard E. Byrd, famoso ed avventuroso esploratore della Marina Militare Americana. Nel 1947, partendo da una base militare avamposto del circolo polare artico, eseguì un volo esplorativo verso il polo Nord, fissando alla partenza una rotta stabile, puntata verso il polo.

La leggenda narra di un diario personale in cui viene riportato come al di là del polo egli abbia trovato terre verdi e pianure fertili, quasi a dimostrazione dell’antico mito sui poli temperati. Si lasciava intravvedere una grande cavità polare nella quale all’interno vivessero altre genti, o che da quella voragine sorgessero addirittura i dischi volanti.

Per alcune dottrine occulte, la credenza in un centro sotterraneo è da collegare con l’esistenza – o, è il caso di dire, la sopravvivenza – di un’Antica Sapienza, ovvero un insieme segreto di conoscenze sul cosmo e sul suo funzionamento donata all’umanità nella notte dei tempi da un Potere Superiore ed Occulto prima che iniziasse la storia documentata.

Secondo alcuni seguaci della Teosofia, tutto ciò sarebbe necessariamente connesso all’esistenza passata di un centro iniziatico ora scomparso, abitato tempo addietro, ovvero prima di una non meglio precisata catastrofe primordiale, da una proto-umanità quasi divina nota come Iperborei o Titani, Atlantidei o Lemuriani o in altri modi ancora.

Julius Evola affermava:

Lo sparire della terra sacra leggendaria può anche significare il passare nell’invisibile, nell’occulto o immanifesto, del centro che conserva inalterata la spiritualità primordiale non-umana.

A tal riguardo cita Esiodo, secondo cui

come invisibili continuerebbero ad esistere, quali guardiani degli uomini,

gli esseri delle ère antiche

che mai sono morti.

Alla leggenda della terra, isola o città sprofondata fa spesso da contraltare quella dei popoli sotterranei o del regno sotterraneo, al prevalere della empietà sulla terra, i superstiti delle età precedenti passarono in una sede ‘sotterranea’ – cioè invisibile, accessibile al’umanità odierna solo in situazioni assai peculiari.

L’occultista Helena Petrovna Blavatsky, riferendosi all’esistenza di Maestri Occulti, ne individuò l’ubicazione in alcune sedi sotterranee più o meno inaccessibili, sotto le sabbie del deserto del Gobi quanto pure, ad esempio, nel sottosuolo del Sud America, all’interno delle montagne peruviane – credenza che peraltro si ritrova pure, con qualche minima variazione, nel folklore andino.

Per la medium, questi cosiddetti Maestri erano i sopravvissuti di una razza eletta vissuta nel sottosuolo dell’Asia, per molti sotto l’Himalaya, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica Agarthi.

Il Re del mondo o Manu sarebbe, secondo alcune tradizioni dell’Asia centrale, il sovrano della città mitica di Agarthi, o Agartha, l’inaccessibile, il regno sotterraneo celato agli occhi degli uomini e popolato da esseri semidivini, gli Arhat, o illuminati.

La radice di questo mito è da individuarsi nella religione indù, secondo la quale il Re del Mondo sarebbe una incarnazione, avatar, del dio Vishnu, che compare sulla terra per condurre gli uomini, considerati alla stregua di bambini, alla conoscenza del divino e dell’eternità, ponendolo in totale comunione con Dio.

Agartha si distenderebbe, ma sono state menzionate molte entrate segrete per adire a quel regno: nel Kentucky, nel Mato Grosso, al Polo Nord o al Polo Sud, nei pressi della Piramide di Cheope o nei pressi dell’immensa pietra di Ayers Rock in Australia, dalla Cueva de los Tayos all’equatore, al deserto di Gobi, alla grotta della Sibilla della Colchide, a quella della Sibilla di Cuma.

Dall’antro della Sibilla ai Campi Flegrei, dove nasce un altro mito a noi più vicino: il popolo sotterraneo dei Cimmeri. Essi sono ricordati anche come guardiani dell’Oltretomba, custodi e detentori di antichissime conoscenze divine e dei culti della Terra.

Il motivo della loro presenza sul territorio campano è tuttora sconosciuto. Risiedevano nel sottosuolo probabilmente non solo per ripararsi dalla luce, ma soprattutto per scampare alle minacce del temuto Vesuvio. Vivevano dei proventi dello scavo di tufo e piperno e delle offerte elargite dagli stranieri, che venivano accolti nelle loro abitazioni ed accompagnati ad interrogare l’oracolo dei morti.

Riprenderemo il discorso nel prossimo articolo.

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.