Il 4 settembre la visita teatralizzata di NarteA al Museo napoletano dedicato all’anatomia umana
Riceviamo e pubblichiamo.
Sabato 4 novembre NarteA fa tappa al MUSA – Museo Universitario delle Arti e delle Scienze, all’interno dell’ex Convento di Santa Patrizia, ora parte della Facoltà di Medicina dell’Università Vanvitelli, con la visita teatralizzata ‘Di carne, di cera, di ossa’.
Cere anatomiche, scheletri, pietrificazioni, calcoli e calcinazioni, sono al centro di un’esposizione, da cui nascerà un itinerario dai toni noir.
I testi di Febo Quercia sono interpretati da Sergio Del Prete, Valeria Frallicciardi, Alessio Sica; a condurre i visitatori negli ambienti del museo, sarà la guida Marina Minniti.
L’evento è realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Doppio turno ore 17:30 e ore 19:00.
Per partecipare è necessaria la prenotazione ai numeri 339-7020849 – 333-3152415.
È sconsigliato l’accesso ai minori di 14 anni. Costo del biglietto 18 euro.
Il pubblico avrà accesso all’ex Convento di Santa Patrizia, protettrice della città insieme a San Gennaro. Nel corso dell’itinerario si visiteranno i due chiostri del Convento, oggi sede di alcuni istituti della facoltà di Medicina della Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Il Chiostro maggiore, a pianta quadrata, venne completamente deturpato. Sono poche le tracce degli antichi affreschi nella volta del corridoio che conduceva alla Chiesa delle monache.
Oggi il Convento ospita l’interessante Museo dedicato all’anatomia umana dell’ateneo, un gioiello da scoprire nei vicoli della Napoli antica. Nel 1871 fu il medico Giovanni Antonelli a stabilire il trasferimento del Gabinetto di Anatomia dal Collegio del Salvatore all’ex-Convento di Santa Patrizia.
Qui pezzi anatomici di ogni epoca, forma e dimensione sono conservati con le più svariate tecniche. I reperti più antichi provengono dalle raccolte di Marco Aurelio Severino negli ospedali cittadini. Di grande interesse sono la collezione di malformazioni fetali, le pietrificazioni di Enfisio Marini e i due corpi essiccati con il sistema vascolare evidenziato tramite iniezione intravasale.
Lungo il percorso il pubblico incontrerà Giuditta Guastamacchia, personaggio controverso della storia di Napoli, condannata a morte per un amore incestuoso: il suo teschio e quello di numerosi altri condannati dal Tribunale di Castel Capuano furono raccolti e utilizzati per la causa scientifica. Tra le mura del convento la storia di Giuditta prenderà corpo per raccontare una verità sconosciuta ai più.
E ancora, a prendere la parola sarà Enfisio Marini, medico sardo conosciuto con l’epiteto de ‘il Pietrificatore’ per le sue ricerche nel campo della conservazione di cadaveri. Trasferitosi a Napoli per l’ostilità dell’ambiente d’origine, Marini fu sempre circondato da un alone sinistro e visse con l’ossessione che il proprio segreto venisse rubato. Ma sarà l’autorevole voce di Giovanni Antonelli, creatore del Museo e Rettore dell’Università, a svelarci le ragioni della straordinaria collezione dai tratti noir.