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Sahara: Dialogo compromesso, la soluzione a Conferenza Dakar

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Sono queste le parole chiave dei relatori della seconda conferenza internazionale del Movimento Saharawi per la pace

Nel 1975 la Spagna si ritirò dal Sahara ‘cedendo il territorio al Marocco’ e qualificando ‘i Saharawi come popolazione dispersa e non come popolo costituito’.

Lo ha sottolineato l’ex Presidente del Congresso ed ex Ministro della Difesa spagnolo, José Bono, venerdì 27 ottobre a Dakar. In un intervento di apertura della II Conferenza Internazionale per il Dialogo e la Pace organizzata dal Movimento Saharawi per la Pace, MSP, presso il Centro Internazionale del Commercio Estero del Senegal, CICES, Bono ha ricordato, inoltre, che durante la sua visita nelle province del sud del Marocco, ha potuto constatare che il Sahara non è un territorio occupato, perché non vedeva militarizzazione né oppressione delle popolazioni.

Parlando dello status quo, Bono ritiene che esso possa sbloccare la situazione e porre fine alle sofferenze dei Saharawi, aggiungendo:

il Marocco vuole un Sahara autonomo sotto la sua sovranità. Un Sahara che fa parte del suo territorio come le altre regioni marocchine e il Polisario voleva uno Stato indipendente, ma nessuno di loro è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.

Per l’ex leader spagnolo il vero obiettivo è porre fine alle sofferenze del popolo sahrawi ed è ciò che propone il Marocco attraverso il piano di autonomia del Sahara presentato nel 2007 e che è stato qualificato, come ha ricordato, dalla Consiglio di Sicurezza dell’ONU come serio e realistico.

Ha inoltre avvertito che la creazione di uno Stato nel Sahara è una minaccia per la pace e la sicurezza della regione, incoraggiando le personalità presenti a Dakar, a sostenere l’iniziativa del MSP che aspira ad una soluzione pacifica del conflitto.

Gli altri relatori – l’ex Presidente del governo spagnolo, Rodríguez Zapatero, l’ex Presidente del Burundi, Dominitien Ndayizeye, l’ex Ministro della Giustizia spagnolo e attuale deputato del PSOE, Juan Fernando Aguilar, l’ex Ministro degli Esteri peruviano Affairs, Miguel Angel Rodriguez Mackay e il politologo argentino Adalberto Carlos Agozino – hanno accolto con favore l’approccio del Movimento per la Pace Saharawi e i suoi sforzi per portare ad una soluzione del conflitto attorno al Sahara marocchino sulla base del dialogo e dei negoziati tra le diverse parti per il conflitto, vale a dire Marocco, Algeria, Mauritania e Polisario.

Per l’ex Ministro della Giustizia spagnolo, Juan Fernando Aguilar,

si tratta di rompere questo letargo che, dopo cinquant’anni, è diventato insopportabile, causando la sofferenza dei sahrawi dispersi, sfollati, perfino confinati nei campi di Tindouf da troppo tempo lungo.

Da parte sua, l’ex Ministro peruviano Rodriguez Mackay ha sottolineato che ”

la pace è una condizione non negoziabile per garantire la stabilità e non semplicemente un sogno.

Ha quindi invitato i Saharawi delle province del sud e quelli dei campi di Tindouf a lavorare insieme con serietà e determinazione per raggiungere una pace duratura.

Da parte sua, anche il politologo argentino Adalberto Carlos Agozino ha accolto con favore gli sforzi compiuti dal MSP a favore della pace e dei negoziati tra tutte le parti in conflitto con la proposta di autonomia presentata dal Regno come base per i negoziati e del Marocco come soluzione che consente alla popolazione locale del Sahara di gestire i propri affari.

L’intransigenza del Polisario, ha osservato

non fa altro che aggravare la situazione umanitaria nei campi di Tindouf e priva i Saharawi di ritornare in patria, vivere normalmente e beneficiare del benessere offerto dal loro Paese d’origine.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.