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L’Hotel delle Speranze: il regno delle illusioni perdute

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L’Hotel delle Speranze sorge in periferia. Un palazzo dalle mura sbrecciate, che ha conosciuto tempi migliori.

Tra specchi impolverati e tappezzerie sbiadite, aleggiano fantasmi di sogni infranti. Ma alcune sale, recentemente ristrutturate, splendono di monitor al plasma e luce a LED, simulacri hi-tech di modernità.

Fin dal mattino, la hall pullula di anime inquiete. C’è chi compulsivamente consulta lo smartphone in cerca di conferme, ostaggio del proprio personaggio social. E chi vaga come un’ombra tra i saloni démodé, aggrappato ai frammenti di glorie passate.

I giovani hanno quello sguardo febbrile di chi ha fretta di vivere e, insieme, paura di consumarsi. Crogiolarsi nella luce riflessa del display li fa sentire protagonisti. Almeno per un po’. Hanno sguardi febbrili, affamati di ‘tutto e subito’. Smaniano per postare ogni momento sui social, per paura che la realtà perda significato se non è condivisa e approvata dagli altri. Ma sono ubiquità senz’anima, travolti dal culto distorto della velocità e dell’immagine patinata.

I meno giovani si trascinano tra cocktail e sigarette, reduci di battaglie perse, con la stanchezza di chi continua a replicare sé stesso. La sera, al bar lounge, manager stanchi si concedono drink aziendali, brindando a successi di facciata. Ma sotto la vernice dorata si intravede l’alienazione di chi ha sacrificato affetti e passioni sull’altare della carriera o del proprio narcisismo.

Quando cala il sole e la luce si affievolisce, ognuno si rifugia nella propria stanza in cerca di oblio. Ma riposare in questo limbo sospeso nel tempo è difficile. Nella notte risuonano lamenti soffocati, pianti nascosti, televisioni sempre accese. Fantasmi che si aggirano ancora, incapaci di lasciarsi alle spalle il passato.

Perché l’Hotel delle Speranze continua ad attrarre anime stanche e deluse dalla vita?

Forse perché dona l’illusione di poter rivestire un ruolo o tornare ad essere qualcuno. Di accendere o riaccendere per una notte nuove luci o faville spente da tempo.

Ma all’alba, quando i sogni svaniscono, rimane l’amara consapevolezza che tutto è effimero. Che siamo tutti nient’altro che vasi di cenere e urne d’argilla. E che nessuna vecchia o nuova maschera potrà colmare il vuoto dentro di noi.

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Autore Raffaele Mazzei

Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.