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I Borbone imprenditori: il Real Sito di San Leucio

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San Leucio


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San Leucio ha rappresentato una rivoluzionaria istituzione socio-economica, giungendo ad essere il primo esperimento di socialismo agrario

La scorsa settimana abbiamo parlato della Reggia di Carditello, trasformata dalla casa dei Borbone in una fiorente azienda agricola, oggi, a ribaltamento del concetto fondante della storiografia filo savoiarda secondo il quale i regnanti napoletano erano inetti, parleremo del Reale Sito di San Leucio, la cittadella industriale voluta da Ferdinando IV, che ha fornito di seta e di meraviglie tessili le corti di tutta Europa.
Con l’ultimazione della Reggia vanvitelliana e la conseguente invasione della ‘corte’ napoletana, il sovrano era alla costante ricerca di un luogo di solitudine per godere di due delle sue passioni, la caccia e le donne.

Nel 1773, scelse come rifugio la riserva di San Leucio, attualmente una frazione del comune di Caserta, e ordinò che vi fosse costruito un fabbricato destinato al riposo durante le battute di caccia, che fu chiamato la ‘Vaccheria’.

Cinque anni dopo, a seguito della morte dell’erede al trono, Carlo Tito, il monarca decise di non mettervi più piede, ma di trarre comunque profitto da quella tenuta.

Acquistò la confinante proprietà baronale degli Acquaviva e affidò ad un allievo del Vanvitelli, Francesco Collecini, la costruzione di un grande sito di filande tessili, una vera e propria cittadella industriale con opifici ed abitazione per gli operai, scuole per i figli e una chiesa per il ristoro dell’anima.

All’interno dell’edificio principale furono situati gli alloggi dell’amministratore dell’azienda e del parroco, la scuola, le officine per filare e torcere la seta, le camere per la tintoria, l’abitazione della maestra e del direttore delle macchine.

Al piano superiore si trovava l’abitazione reale. Non mancavano, ovviamente, le sale da ballo e la sala da pranzo; mentre il bagno della Regina fu ispirato alle terme romane, con una grande vasca di acqua calda, il ‘calidarium’, grazie ad una stufa situata al vano inferiore.

L’importanza storica di San Leucio, come già detto, si deve allo status che assunse questo borgo. Gli abitanti, nonostante fossero sudditi di un regno assolutista quale era quello Borbonico, godevano di diritti e privilegi sconosciuti e ignoti a quei tempi, basti pensare che le ore lavorative furono limitate a undici, mentre in Inghilterra gli operai non avevano garanzie e le giornate lavorative potevano arrivare fino a sedici ore, anche per i bambini.

Le regole comportamentali alle quali dovevano sottostare gli abitanti – lavoratori vennero promulgate dallo stesso Ferdinando, il quale fece in modo che il Real Sito di San Leucio fosse il primo tentativo di socialismo agrario di stampo illuminista.

Si fondavano, in particolare, su alcuni principi, che andremo a sintetizzare.

• Uguaglianza: «nessuno deve distinguersi dagli altri se non per esemplarità di costume ed eccellenza di mestiere»;

• Libertà di contrarre matrimonio: età non inferiore ai 20 anni per gli uomini e ai 16 per le donne, e, soprattutto, «nella scelta non si mischino punto i genitori ma sia libera dei giovani»;

• Abolizione della dote matrimoniale, alla quale provvedeva il sovrano stesso;

• Istruzione obbligatoria per tutti, «per diventar uomo dabbene e ottimo cittadino»;

• Retribuzione meritocratica e superiore alla media;

• Abolizione dei testamenti: la successione avveniva tra padre e figli in parti uguali e usufrutto alla vedova; in mancanza di eredi, i beni del defunto andavano al Monte degli Orfani;

• Governo: elezione democratica da parte dei capifamiglia di 5 individui scelti fra i più savi, giusti e prudenti;

• Stato sociale: casa degli infermi; cassa della carità sovvenzionata con una tassa sul reddito di ciascuno e da libere offerte, che provvedeva ai bisogni degli sventurati fino alle esequie funerarie e ai suffragi religiosi;

• Lotta all’evasione fiscale; gli evasori erano dapprima additati al pubblico disprezzo e, in caso di recidiva, venivano privati di ogni forma di assistenza;

• Giustizia: era gestita internamente alla ‘colonia’ e prevedeva, in caso di gravi reati, l’espulsione o, per casi dei reati penali comuni, la consegna alla giustizia del regno ;

• Lavoro: la giornata lavorativa, come detto, era fissata a 11 ore giornaliere;

• Parità salariale: uguaglianza assoluta di salario fra uomini e donne, che, oggi, è lontana dall’essere raggiunta.

Naturalmente, dopo il 1860, il sito fu abbandonato a se stesso e poi, come sempre, ne venne cancellata la memoria.

Nel 1997 l’UNESCO ha riconosciuto il complesso di San Leucio, insieme alla Reggia e all’Acquedotto Carolino, come Patrimonio dell’Umanità.

Due anni dopo, sono stati terminati i lunghi lavori di restauro, che hanno consentito l’apertura al pubblico dello storico setificio.

Da allora, ogni estate, il Leuciana Summer Festival anima le strade di San Leucio con l’esibizione di numerosi artisti internazionali. Si alternano visite guidate, mostre, concerti, esibizioni artistiche, proiezioni di film etnografici, spettacoli e rassegne. Immancabili le degustazioni di leccornie enogastronomiche del territorio.

Oggi il Complesso monumentale è visitabile tutti i giorni tranne il mercoledì con visite guidate, che permettono un viaggio nel tempo, alla scoperta di un percorso di archeologia industriale, in cui poter ammirare telai restaurati e funzionanti, strumenti per la lavorazione della seta ed oggetti vari.

Per informazioni su tariffe e orari di visita, consigliamo di far riferimento al sito Internet: https://www.sanleucio.it/sanleucio/.

Il Real Sito di San Leucio è, senza dubbio, una tappa obbligatoria per tutti i cultori della Bellezza!

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.