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Penso che un sogno così non ritorni mai più. Addio a Franco Migliacci

1969


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Franco Migliacci è stato uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, capace di scrivere testi indimenticabili che hanno segnato la storia della musica e della cultura del nostro Paese.

La sua scomparsa, avvenuta il 15 settembre 2023 a Roma, all’età di 92 anni, lascia un vuoto incolmabile e ci fa sentire orfani di un sogno, quello di un’Italia che nel dopoguerra si rialzava e si proiettava verso il futuro con speranza e fantasia.

Migliacci nasce a Mantova nel 1930, ma cresce a Firenze, dove studia e si appassiona all’arte in tutte le sue forme. Nel 1952 vince un concorso per giovani attori e si trasferisce a Roma, dove inizia la sua carriera nel cinema come comparsa, doppiatore e sceneggiatore.

Qui conosce Domenico Modugno, con il quale instaura una profonda amicizia e una fruttuosa collaborazione artistica. Insieme scrivono ‘Nel blu dipinto di blu’, la canzone che vince il Festival di Sanremo 1958 e che diventa un successo mondiale, conosciuta anche come Volare.

Il brano, ispirato da un quadro di Marc Chagall, ‘Le coq rouge’, oppure, a detta di altre fonti, da un incubo, esprime la voglia di libertà e di evasione da una realtà grigia e oppressiva.

Con le loro parole e musica, Migliacci e Modugno regalano al pubblico italiano e internazionale una visione poetica e surreale della vita, capace di sollevare gli animi e spingere a realizzare i sogni più straordinari.

Ma ‘Nel blu dipinto di blu’ è solo il primo dei tanti capolavori che Migliacci ci dona nel corso della sua lunga carriera. Lavora con molti altri cantanti famosi, come Mina, Milva, Fred Bongusto, Rita Pavone, Patty Pravo e Gianni Morandi, per il quale crea successi come ‘Andavo a cento all’ora’, ‘Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte’, ‘In ginocchio da te’ e ‘C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones’.

Quest’ultima canzone, scritta nel 1966, è una delle più significative del suo repertorio, perché racconta la storia di un giovane soldato americano morto in Vietnam per una guerra che non capisce e che non condivide. Con le sue parole semplici ma efficaci, Migliacci denuncia l’assurdità della violenza e della morte, contrapponendole alla gioia e alla bellezza della musica.

Negli anni 70 Migliacci continua a scrivere testi memorabili, come ‘Il cuore è uno zingaro’ per Nada e Nicola Di Bari, vincitrice del Festival di Sanremo 1971, ‘Che sarà’ per José Feliciano e i Ricchi e Poveri, seconda classificata al Festival di Sanremo 1971, e ‘Ma che freddo fa’ per Nada.

Queste canzoni sono l’espressione di un’Italia che cambia, che vive le trasformazioni sociali e culturali degli anni sessanta e settanta, che affronta le sfide del progresso, ma anche le difficoltà della crisi economica e politica. Migliacci sa cogliere lo spirito del tempo con sensibilità e intelligenza, senza mai perdere la sua vena creativa e originale.

Negli anni ottanta e novanta Migliacci si dedica anche ad altre attività, come la produzione discografica, l’editoria musicale e il talent scout. Resta indimenticabile la sua firma del brano ‘Ancora’, interpretato da Edoardo De Crescenzo. Un successo internazionale.

Franco Migliacci è stato un protagonista indiscusso della cultura italiana del Novecento, un artista poliedrico e geniale, un testimone e un interprete della nostra storia. Con le sue canzoni ha saputo raccontare le emozioni, le aspirazioni, le contraddizioni, le speranze e le delusioni di generazioni di italiani. Ha saputo farci volare nel blu dipinto di blu, ma anche indurci a riflettere sulla realtà che ci circonda.

Purtroppo, la realtà che ci circonda oggi non è quella che Migliacci e i suoi coetanei avevano sognato e costruito.

L’Italia è un Paese che ha vissuto momenti di grande splendore e di grande difficoltà nella sua storia. Dopo la seconda guerra mondiale, ha conosciuto un rapido sviluppo economico e sociale, grazie anche al contributo di artisti, intellettuali e scienziati che hanno arricchito la cultura nazionale e internazionale.

L’Italia ha saputo esprimere una creatività e una vitalità che le hanno permesso di affermarsi come una delle maggiori potenze mondiali.

Tuttavia, negli ultimi decenni, ha subito una serie di crisi che hanno minato le sue fondamenta e compromesso il suo futuro. Queste crisi sono state di natura economica, politica, istituzionale, sociale e culturale.

Vediamole brevemente.

La crisi economica: l’Italia ha sofferto gli effetti della globalizzazione, della concorrenza internazionale, della stagnazione della produttività, della deindustrializzazione, della corruzione, dell’evasione fiscale, del debito pubblico eccessivo, delle disuguaglianze territoriali e sociali. Questi fattori hanno determinato una perdita di competitività, una crescita anemica, una disoccupazione elevata, soprattutto tra i giovani, una povertà diffusa, una riduzione del welfare e dei servizi pubblici.

La crisi politica: l’Italia ha assistito a un progressivo deterioramento della qualità della sua classe politica, caratterizzata da una scarsa visione strategica, da una frammentazione partitica, da una frequente instabilità governativa, da uno scarso rinnovamento generazionale, da una diffusa sfiducia dei cittadini. Questi elementi hanno impedito la realizzazione di riforme strutturali necessarie per modernizzare il Paese e affrontare le sfide del presente e del futuro .

La crisi istituzionale: l’Italia ha mostrato i limiti del suo sistema istituzionale, basato su una forma di governo parlamentare con un bicameralismo perfetto e un sistema elettorale proporzionale. Questa configurazione ha favorito la frammentazione politica, la lentezza decisionale, il conflitto tra i poteri dello Stato, la mancanza di rappresentatività e responsabilità dei governanti. Inoltre, ha sofferto la mancanza di un’efficace riforma del suo assetto territoriale, che garantisse un equilibrio tra il livello centrale e quello periferico .

La crisi sociale: l’Italia ha subito le conseguenze della crisi economica e politica sul piano sociale, con un aumento delle disuguaglianze, dell’esclusione, della precarietà, della marginalità, della violenza. Ha visto crescere il fenomeno dell’emigrazione dei giovani qualificati verso Paesi più dinamici e attrattivi. Ha affrontato con difficoltà il tema dell’immigrazione e dell’integrazione delle persone provenienti da altre culture. Ha registrato un calo demografico preoccupante, dovuto al basso tasso di natalità e all’invecchiamento della popolazione.

La crisi culturale: l’Italia ha perso parte della sua identità culturale, del suo patrimonio storico – artistico, della sua capacità creativa e innovativa. L’Italia ha subito l’influenza negativa dei media, della pubblicità, del consumismo, dell’omologazione. Il nostro Paese ha trascurato la formazione e l’educazione delle nuove generazioni, la valorizzazione delle eccellenze e dei talenti, la promozione della ricerca scientifica e tecnologica.

Queste cinque crisi si sono intrecciate e alimentate a vicenda, creando una situazione di stallo e di regressione per il Paese. L’Italia ha perso la sua capacità di volare, di sognare, di progettare, di realizzare.

Ha bisogno di una svolta, di una rinascita, di una nuova visione. Ha bisogno di ritrovare la sua anima, la sua forza, la sua bellezza. Ha bisogno di tornare a volare nel blu dipinto di blu. Con la morte di Franco Migliacci si chiude un’epoca irripetibile, quella di un’Italia sana che sognava, voleva crescere e riusciva a volare.

Purtroppo, per parafrasare Gaber, nel Bel Paese ‘anche per oggi non si vola’ ma il suo ricordo e la sua arte restano vivi nei nostri cuori.
Grazie Franco Migliacci, per sempre.

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Autore Raffaele Mazzei

Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.