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Overshoot 2023: l’umanità in debito con il pianeta

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Dal 2 agosto 2023 le risorse rinnovabili del pianeta sono esaurite e l’umanità intera è in debito verso la Terra sino a fine anno

Secondo il Global Footprint Network, l’ente ufficiale a livello mondiale che calcola l’esaurimento delle risorse rinnovabili che il pianeta offre annualmente, il 2 agosto 2023 è il giorno che segna l’inizio del sovrasfruttamento della Terra: l’Earth Overshoot Day 2023, EOD.
Le risorse che la natura produce in un intero anno sono state consumate, bruciate, dilapidate dall’umanità in 7 mesi, che, dal 2 agosto scorso, ha iniziato ad attingere in debito dall’ecosistema.

L’EOD rileva l’impoverimento della Terra ad opera dei consumi e delle attività umane. In pratica, la totale offerta di risorse rinnovabili alimentari e naturali di un anno viene utilizzata in un periodo inferiore. Pertanto, dal giorno in cui terminano, usufruiamo di cibo e servizi che la natura non è in grado di generare.

Per la nostra esistenza sono necessarie risorse naturali, cioè un insieme di prodotti e servizi di vario genere: il terreno per costruire case e strade, allevare bestiame, coltivare vegetali alimentari e cotone per l’industria tessile; il mare per il pesce di cui nutrirsi; le foreste, che, con la fotosintesi clorofilliana, trasformano l’anidride carbonica in ossigeno.

Questi beni, però, non sono illimitati, poiché la natura può generarne un determinato quantitativo ogni anno. Cioè un numero massimo di quintali di frutta e verdura, carne, pesce, legna, cotone e così via. L’insieme di tali quantità, la biocapacità, da anni non è più in grado di soddisfare le esigenze umane, esaurendosi in meno di un anno.

Il debito ecologico si è incrementato nel corso del tempo, per effetto della crescita della popolazione mondiale, che, ad oggi, conta circa 8 miliardi di persone, e per l’innalzamento del tenore di vita dei Paesi più sviluppati, che implicano un maggiore fabbisogno di risorse alimentari, produzione di beni di consumo e, soprattutto, di energia per l’uso di strumenti elettronici, automobili, impianti di climatizzazione e riscaldamento.

L’energia, prevalentemente ottenuta bruciando combustibili fossili quali gas, petrolio e carbone, comporta l’immissione di grande quantità di anidride carbonica in atmosfera, che destabilizza l’ecosistema, e le foreste non sono più in grado di assorbirla sufficientemente, anche ad opera del forte disboscamento procurato dalle attività umane per la generazione di prodotti da legname.

Ma come è possibile vivere dal momento dell’esaurimento delle risorse?

Per spiegare tale opportunità è necessario introdurre i concetti di consumo di scorte e rimando al futuro.

I consumi dell’umanità attingono da risorse che si rinnovano. Ciò significa che la quantità dei beni che si riproducono deve coprire l’incremento del fabbisogno umano di un intero anno, che è in costante crescita.

Ad esempio, il pesce consumato è maggiore della quantità di pesce rigenerato ogni anno in mare. Quindi si attinge dalla scorta, cioè dal pesce ‘rigeneratore’, riducendone la quantità in misura progressiva di anno in anno, che, a sua volta, ridurrà la complessiva entità rigenerativa e rigenerata, mentre la popolazione mondiale continuerà ad aumentare.

Di conseguenza, l’accumulo di pesce creatosi nei secoli viene progressivamente eroso sino alla potenziale totale estinzione.

Per la produzione di energia, invece, si rimanda al futuro, poiché la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera per la sua produzione supera il limite di assorbimento dell’ecosistema, ma viene prodotta, in egual misura o superiore, confidando che, in futuro, siano attuati gli accorgimenti in grado di normalizzare lo stato di equilibrio della biosfera; in tal senso, si consumano gli auspicati benefici.

L’indice del fabbisogno mondiale misurato in pianeti è di 1,7. Cioè per vivere un anno l’umanità ha bisogno del prodotto rinnovabile complessivo di quasi 2 pianeti Terra.

L’Italia primeggia tra i Paesi in debito ecologico attestando l’Earth Overshoot Day al 15 maggio 2023; se tutta l’umanità vivesse come gli italiani l’indice salirebbe a 2,8 pianeti.

È innegabile l’alternanza di periodi glaciali e di riscaldamento con rilevanti oscillazioni delle temperature nelle varie ere geologiche. Tuttavia, il tempo impiegato dall’innalzamento delle temperature in passato non è paragonabile con la rapidità dell’incremento rilevato negli ultimi due decenni.

Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia negli ultimi 20 anni il pianeta si sta riscaldando significativamente e le proiezioni climatiche indicano che, alla fine di questo secolo, potrebbe riscaldarsi tra 1,6° e 4,3° centigradi, comportando un’amplificazione delle temperature nelle regioni artiche tra i 3° e 12°.

L’innalzamento del livello del mare, dovuto sia al riscaldamento degli oceani per l’espansione dell’acqua che alla fusione di parte delle calotte glaciali polari, avrebbe conseguenze di vasta portata per l’ecosistema, gli insediamenti urbani, le infrastrutture e per le società umane nel loro insieme.

Forse è buona cosa riflettere e prendere atto che vivere al di sopra delle proprie possibilità è insostenibile. L’eccessiva immissione di anidride carbonica intrappola il calore nell’atmosfera, generando l’effetto serra, causa del riscaldamento globale.

Mentre attingere continuamente alle risorse ambientali, superando le capacità riproduttive della natura, significa sfruttare il pianeta, poiché le risorse non sono infinite.

Gli effetti della nostra impronta ecologica sono numerosi: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, consumo di suolo, inquinamento, desertificazione.

Tralasciando il catastrofismo e il sensazionalismo mediatico, è obiettivamente ammissibile che, seppur sia in corso una nuova era di riscaldamento terrestre, non è il caso di accelerarla con le moderne attività umane, demandando alla natura il proprio decorso.

Madre Natura, infatti, saprà come ristabilire le condizioni di equilibrio nel giusto tempo, facendovi fronte, da parte nostra, con tutti gli strumenti scientifici, la conoscenza e l’esperienza.

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.