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Ministri senza titoli

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Monti prospettava timidamente l’eventualità che si abolisse il valore legale dei titoli e, se si cerca bene tra i programmi pentastellati, quest’idea si fa sempre più concreta.

In fondo cosa ci sarebbe di così stravagante in questa proposta? Non è normale che si posseggano le competenze a prescindere dai titoli? Per fare l’assessore all’urbanistica bisogna davvero essere ingegnere o architetto? Non è strettamente necessario, ma certamente non striderebbe con il ruolo che si ricopre. La cosa indispensabile sono le competenze per svolgere un determinato lavoro. Se poi si proviene dalla Bocconi, senza dubbio si è ancora più competenti per sedersi a Palazzo Chigi.

Il valore legale dei titoli potrebbe essere argomento di discussione per sognatori e idealisti, per i quali l’onestà delle persone e la loro competenza non devono essere riconosciute da inarrestabili rottamatori.

Nel nostro Parlamento, invece, dobbiamo accontentarci di senatori, da noi accuratamente scelti (per fortuna dal 4 dicembre continuiamo ancora ad eleggerli), che rottamano – o almeno ci provano – la storia, lanciando atti di sfida ad intellettuali del calibro del tanto citato Salvemini.

Ma allora davvero sorprende che l’attuale ministro dell’istruzione non sia andata all’università e, nonostante ciò, la guidi? E non dovremmo meravigliarci di molti altri ministri, non solo recenti?

Il discorso sulle capacità di governanti e legislatori potrebbe estendersi a macchia d’olio all’intera società, fino ad arrivare agli elettori, al rapporto tra competenze di cittadinanza e diritto al voto, ma ci fermiamo a queste considerazioni: potremmo inoltrarci in un campo in cui non siamo competenti.

Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.