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Coisp Napoli al Premio Bontà

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Giulio Catuogno


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Dichiarazione di Giulio Catuogno, Segretario generale Coisp Napoli

Riceviamo e pubblichiamo da Giulio Catuogno, Segretario generale COISP Napoli.

In un mondo sempre più veloce e disattendo il mese di dicembre è diventato un appuntamento annuale per porre l’attenzione su piccoli gesti che fanno la differenza.
Anche questo anno il Segretario generale del Coisp Napoli, Giulio Catuogno, parteciperà al Premio Internazionale per la Bontà ed agli eventi collaterali. Un premio importante pensato e studiato dal Comitato Internazionale della Croce di Cavarzere.
Un premio nato da diversi anni a Cavarzere, in Provincia di Venezia, grazie all’operosità di un gruppo di persone che fanno nel 1992 la loro prima uscita quando viene innalzata sul Monte Cogne, in Val di Cembra (TN), una grande Croce dedicata a Monsignor Giovanni Battista Piasentini, Vescovo della Diocesi di Chioggia negli anni ’50-’70.

Dichiara Giulio Catuogno Segretario generale Coisp Napoli:

Un momento di incontro importante, un evento a cui sono lieto partecipare.
Il Coisp Napoli condivide tutti i valori su cui si basa il riconoscimento Premio Bontà: questo anno il focus è sui migranti. Nulla di più attuale in un 2016 che ha visto l’Italia accogliere migliaia di persone in fuga da scenari di guerra o alla ricerca di un presente migliore.

L’Italia, frontiera d’Europa ogni anno ospita migliaia di migranti, nell’ultimo periodo sono poi cresciuti notevolmente coloro che cercano nelle nostre sponde rifugio e asilo. Il nostro Paese però non è pronto e mancano norme e leggi strutturali capaci di rendere chiare le politiche migratorie.

Se da un lato ci troviamo a dover accogliere migliaia di migranti dall’altro giovani italiani, oggi come ieri, partono in cerca di un futuro. Due migrazioni differenti: una necessaria e forzata, l’altra scelta e desiderata.
Nel nostro Paese mancano politiche immigratorie non emergenziali, manca personale in grado di interagire in modo costante e coerente con i nuovi cittadini.

La penisola italiana, avamposto d’Europa, vicino qualche ora di navigazione dall’Africa è chiamata costantemente al confronto con migranti e profughi figli di culture differenti.
Alla frontiera d’Europa chi lavora nella sicurezza e nell’accoglienza ha personale non formato. Carente e scarsa è la conoscenza della lingua araba o dei principali dialetti nord africani, quasi inesistente quella degli altri idiomi mediorientali e questo rende persino l’applicazione delle norme vigenti più complesso.

In Italia, però, non siamo nuovi a queste problematiche, a metà anni ’90 con la guerra balcanica, abbiamo affrontato un’altra ondata migratoria nella più totale incapacità di comunicare con il migrante. Le nostre leggi sull’immigrazione sono deboli, studiate esclusivamente per fronteggiare una emergenza e non per migliorare la vita dei cittadini siano essi nativi o migranti.
Eppure una Repubblica che vanta circa 4 milioni di connazionali sparsi nei 4 angoli del Pianeta dovrebbe avere una preparazione maggiore per affrontare la problematica.
Tanto è l’impegno dei cittadini che investono ore e giorni in operazioni di volontariato, ma non basta e sopratutto l’immigrazione è un fenomeno strutturale, politico, economico e sociale da affrontare con competenza.

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