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Un Canto di Natale – Processo al consumismo a Sala Assoli e al Sannazaro

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Un Canto di Natale - Processo al consumismo


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In scena dal 10 al 12 marzo a Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

I due centri di produzione campani Casa del Contemporaneo e Tradizione e Turismo sono coproduttori e protagonisti di un innovativo esperimento teatrale, che vedrà la luce contemporaneamente in Sala Assoli e al Teatro Sannazzaro di Napoli.
Dal 10 al 12 marzo – venerdì e sabato ore 20:30 e domenica ore 18:00 – sarà in scena ‘Un Canto di Natale – Processo al consumismo’ da Charles Dickens.

Un lavoro del collettivo artistico Progetto Nichel, con la regia di Pino Carbone che ha curato anche la riscrittura del testo con Anna Carla Broegg.

Un progetto composto da due spettacoli speculari, identici nella regia, nella drammaturgia, nell’estetica ma con due cast differenti, uno maschile e uno femminile, che si esibiscono alla stessa ora in due teatri differenti. Il cast maschile va in scena al Teatro Sannazaro, quello femminile alla Sala Assoli.

Il cast femminile, in scena alla Sala Assoli, è composto da Anna Carla Broegg, Francesca De Nicolais, Rita Russo. Il cast maschile, in scena al Teatro Sannazaro, è composto da Alfonso D’Auria, Riccardo Marotta, Fabio Rossi. Le musiche sono di Antonio Maiuri e la produzione musicale è a cura di Marco Messina. I costumi sono di Rita Russo.

L’operazione si ispira alla struttura di ‘Un Canto di Natale’, attraversa il Fantasma del tempo passato, il Fantasma del tempo presente e il Fantasma del tempo futuro, per porsi domande sulla questione ambientale, sul lavoro, sull’individuo.

‘Un Canto di Natale – Processo al consumismo’, non è un semplice spettacolo è un progetto più ampio che nasce da un percorso di ricerca, residenza e formazione sul consumismo.

È un’indagine sulla società contemporanea che ha attraversato i social, le scuole, gli spazi di aggregazione reali e virtuali ispirando i contenuti e la ricerca estetica, fino a trasformare i costumi in qualcosa di più vicino a un brand di abbigliamento.

È l’accusa ironica e spietata di una generazione che indaga il passato, per vivere il presente e immaginare il futuro.

In questa riscrittura firmata Broegg – Carbone, che ha il valore di processo, l’imputato ha un nome Ebenezer Scrooge e un cognome Consumismo.

Dice il regista Pino Carbone:

Dickens ha scelto il Natale per portare avanti un’indagine sulla società circostante, abbiamo provato a fare la stessa cosa. In scena le tre fasi di questo processo. I tre fantasmi.

Questo mi ha dato la possibilità registica di creare tre atmosfere completamente diverse, tre performance; mi sono divertito a giocare con più linguaggi, dalla denuncia frontale alla poesia, passando per l’ironia e il riso.

La sfida è stata affrontare tematiche urgenti e condivise senza mai dimenticare che è una notte di festa, che è Natale con le sue luci, i suoi regali, le pubblicità rassicuranti.

Lo spettatore dovrà aspettarsi l’apparizione di questi tre mondi, questi fantasmi nei quali riconoscersi, esattamente come Scrooge.

È un viaggio dove il paesaggio cambia, per porsi ogni volta una domanda nuova.

Spiega la co-autrice Anna Carla Broegg:

La scelta artistica di mettere in scena lo stesso spettacolo con due cast diversi, uno al femminile, l’altro al maschile, nasce dal fatto che il progetto è un’indagine sulla società contemporanea, strutturata di per sé sulla differenza di genere.

Allora abbiamo giocato a trovare le differenze, scoprendo come le stesse parole, gli stessi movimenti, le stesse situazioni mutino di atmosfera, di intensità, di carattere, di approccio interpretativo.

Questo esperimento rivendica e sottolinea, nelle peculiarità, la possibilità di essere ciò che si vuole, donne interpretano personaggi maschili, uomini personaggi femminili, e non è certo il genere binario a dare identità ai personaggi ma la loro funzione e il ruolo sociale e teatrale che ricoprono.

Dichiarano Igina Di Napoli, Direttore artistico di Casa del Contemporaneo, e Salvatore Vanorio, Amministratore Teatro Sannazaro:

‘Oltre il confine’? Una coproduzione che coinvolge due luoghi all’origine situati in zone contigue ma opposte per funzioni e composizione sociale: proposte e spritzerie low cost nei Quartieri Spagnoli e shopping elegante e costoso a Chiaia.

Due luoghi con importanti e inverse radici nonché storie teatrali alle spalle, due teatri uno con impianto tradizionale, l’altro con caratteristiche iper contemporanee, situati in quartieri a ogni modo confinanti.

Ed è proprio il concetto di confine che questa coproduzione vuole sfidare, ci affascina e fa battere il cuore affermare che il buon teatro non ha confini e si confronta e prova a mescolare proposte e pubblico.

Il lavoro di Progetto Nichel ci ha fortemente stimolato l’idea di unire sinergie organizzative economie e pubblico spingendoci a sperimentare la simultaneità.

È una proposta radicale in ogni suo aspetto, ed è ciò che ci piace e unisce.

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