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Siamo tutti in Attesa?

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Passando la Vita ad aspettare

Non è proprio come aspettare Godot di proverbiale memoria, è che qui siamo tutti in attesa con possibilità di infiniti futuri.

E non è nemmeno come Kafka, quando disse:

Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te.

Qui le attese sono tante, in molteplici forme per tutta la nostra esistenza.

È dalla nascita che aspettiamo la prima poppata, poi la seconda, poi tutta una serie di diverse “pietanze” dal sapore amaro o dolce che, pur cambiando di contenuto, rimangono sempre lì, a farsi aspettare.

Aspettiamo cose che arrivano in fretta e cose che arrivano tardi, ma anche cose che non arrivano mai, fino a quando sopraggiungerà la morte, anch’essa aspettata, o fintamente inaspettata, la quale metterà la parola fine a tutte le nostre attese.

A volte aspettiamo con l’animo inquieto, altre con allegria ed entusiasmo, trepidazione.

Aspettiamo eventi pensando che ci renderanno felici, ma sarà vero?

Ed altri che ci addoloreranno, e in questo caso è quasi sempre vero.

Aspettiamo pieni di speranza, oppure con la speranza appesa ad un filo.

Aspettiamo per noi, oppure rimaniamo in attesa che qualcosa accada agli altri, siano esse cattive o buone notizie.

Ogni giorno siamo in attesa di qualcosa da dire, da fare, da rimediare, fino a che la stanchezza ci coglie, per poi aspettare di dormire; e qualcuno aspetta fin troppo che sopraggiunga il sonno, così come altri attendono con fatica di riuscire a mettersi in piedi.

No caro Kafka, non abbiam proprio voglia di starcene fermi ad aspettare che il mondo ci venga incontro, perché aspettare è angosciante se non sai cosa ti aspetta.

Abbiamo atteso cose che parevano imminenti, vicine, ma che non sono mai arrivate e cose che, per illusione, non ci aspettavamo, inconsapevoli che invece dovremmo aspettarci di tutto, e che sono sopraggiunte con dolore.

Quando cammino incrocio sguardi, osservo gli occhi del mondo e so di per certo che nascondono aspettative segrete, attese di ogni tipo; una chiamata, un referto, un esito, un amore, un lavoro, un sorriso, una lacrima o più semplicemente un semaforo verde, un parcheggio, una pensione.

Mi domando se esista mai un momento in cui non attendiamo qualcosa.

Quel momento kafkiano che ci salverebbe dal peso di aspettare.

Ma forse, quella leggerezza, è solo un’utopia.

Che anche quando medito…

Mi aspetto di meditare.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.