Sull’isolamento causato dall’ozio
Non sono solo i giovani giapponesi cosiddetti Hikikomori a rinchiudersi in casa e ad isolarsi raggomitolati sui cellulari, cadendo in uno stato di prostrazione depressiva.
Capita sempre di più anche alle persone anziane le quali hanno imparato quel poco di tecnologia sufficiente a farli rimbambire sui social o con i giochini mediatici.
L’isolamento non ha mai prodotto nulla di buono, per il cervello, fin dai tempi più remoti.
Ho tratto, per l’occasione, un pensiero del filosofo francese Michel de Montaigne il quale, a tal proposito, così si espresse:
Recentemente, quando mi sono ritirato in casa mia, risoluto per quanto potessi a non occuparmi d’altro che di trascorrere in pace ed appartato quel po’ di vita che mi resta, mi sembrava di non poter fare al mio spirito favore più grande che lasciarlo, nell’ozio più completo, conversare con se stesso e fermarsi e riposarsi in se medesimo.
Cosa che speravo potessi ormai fare più facilmente, divenuto col tempo più posato e più maturo.
Mi trovo, l’ozio fa sempre vagare la mente, come un cavallo che rompe il freno, così mi procuro cento volte più preoccupazioni da solo di quante me ne facevo per gli altri; e genero tante chimere e mostri fantastici gli uni sugli altri, senz’ordine e senza motivo, che per contemplarli a mio agio ho cominciato a registrarli.
Sperando col tempo di farmi vergognare di me stesso.
La spinta per uscire dall’isolamento nasce dalla presa di coscienza di quanto sia distruttivo per se stessi incatenarsi senza nemmeno il bisogno di un secondino.
C’è chi, in carcere, anela come un uomo che stia per affogare, ad una liberatoria boccata di ossigeno e chi, invece, pur potendo respirare a pieni polmoni, preferisce affogarsi nella solitudine soffocando miserevolmente.
de Montaigne provò vergogna di se stesso e decise di uscire e tenersi occupato.
Forse solo perché non aveva l’ossimorico benedetto/maledetto smartphone tra le mani?
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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