Amnesty International e gli attivisti digitali contro censura e disinformazione
In molti paesi del mondo la censura e la disinformazione intralciano la ricerca della verità nei casi di violazione dei diritti umani.
Con il Citizen Evidence Lab, Amnesty International ha creato uno spazio online dove è possibile condividere le migliori pratiche, le tecniche emergenti e gli strumenti per condurre indagini, combattere la disinformazione e contribuire ad informare l’opinione pubblica in modo corretto e trasparente.
Questa preziosa risorsa è gestita dall’Evidence Lab del Crisis Response Programme di Amnesty International: si tratta, nella pratica, di uno spazio per ricercatori, investigatori, studenti e giornalisti in cui esplorare e condividere tecniche investigative all’avanguardia sui diritti umani.
Il Crisis Response Programme include guide su strumenti e tecniche per verificare le informazioni open source e trovare prove evidenti e documentate delle violazioni dei diritti umani in molti paesi del mondo. Contiene, inoltre, casi studio di Amnesty che mostrano come alcune metodologie – tra cui la verifica video e fotografica, l’analisi del telerilevamento e l’analisi delle armi – possano corroborare prove schiaccianti.
Il lavoro dell’Evidence Lab: il grande bacino di prove dei cittadini
All’interno dell’Evidence Lab, investigatori, ingegneri, sviluppatori sono in grado di impiegare le potenzialità di strumenti innovativi come l’intelligenza artificiale, il telerilevamento, l’identificazione delle armi e l’analisi dei big data. Tra i progetti più recenti, ce ne sono due particolarmente significativi ai fini della lotta alla censura e alla disinformazione: la rete di Amnesty Decoders e il Digital Verification Corps – DVC.
Nel primo caso si tratta di un network di cui fanno parte decine di migliaia di attivisti digitali in grado di elaborare grandi volumi di dati come immagini satellitari, documenti, messaggi sui social media che consentono di generare dati significativi per le indagini di Amnesty International.
Il Digital Verification Corps rappresenta, invece, una rete di studenti multidisciplinari di sei università partner che autenticano video e immagini trovati sui social media per combattere la disinformazione di molti governi nazionali.
In pratica, il Citizen Evidence Lab costituisce un enorme bacino di “prove dei cittadini” che permettono di documentare in forma indipendente le violazioni dei diritti umani, attraverso reti di social media come Twitter, Facebook e YouTube, denunciando con precisione crimini che altrimenti passerebbero inosservati.
L’Evidence Lab in Ucraina
L’Evidence Lab è particolarmente importante in situazioni in cui è pericoloso per i ricercatori essere sul campo, come nel caso di conflitti armati, dalle cui aree è fondamentale che le informazioni siano tempestive e precise per poter intervenire rapidamente.
Nel corso dell’aggressione russa in Ucraina, l’Evidence Lab lavora senza sosta per identificare e verificare i dettagli di possibili attacchi illegali che colpiscono i civili e distrutto o danneggiano infrastrutture civili.
Questa documentazione fornisce prove essenziali che possono essere successivamente utilizzate per denunciare gli autori di violazioni e crimini internazionali: immagini satellitari, riprese video e foto di attacchi aerei e delle conseguenze di questi attacchi, nonché immagini di resti di armi.
Ove possibile, le prove sono corroborate anche da interviste a testimoni oculari. Gli attacchi contro ospedali e scuole, così come gli attacchi indiscriminati che hanno ucciso o ferito civili e l’uso di munizioni a grappolo vietate, possono costituire crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale. Grazie al lavoro di ricerca e documentazione dell’Evidence Lab, gli autori di tali crimini potranno essere più chiaramente inchiodati alle loro responsabilità.
Autore Paco De Renzis
Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.