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Napoli, i numeri e la superstizione: un legame antico

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Anche se non lo ammettono tanti sono superstiziosi. Suggestioni, riti scaramantici e abitudini per propiziare la fortuna fanno parte del quotidiano di tante persone.

Una serie di tradizioni la cui origine tante volte vengono ricondotte alla città di Napoli attorno al XVIII secolo quando, in quel periodo, iniziarono a sbucare i primi oggetti legati ad un loro significato di amuleti come il ferro di cavallo, il corno, la corona d’aglio o il gobbetto, oggetti che ancora oggi sono presenti in tante delle nostre case.

E ogni giorno, in tante delle occasioni quotidiane, per favorire gli eventi molte persone svolgono tante azioni propiziatorie. Pensiamo, molto semplicemente, ai calciatori e agli sportivi in generale, i quali prima di entrare in campo fanno di tutto: saltellano tre volte sulla gamba sinistra, si toccano la testa e poi la spalla, alcuni tennisti fanno rimbalzare la pallina un certo numero di volte prima di servire.

Riti, scaramanzie e credenze che non mancano, inoltre, tra quanti utilizzano le varie tipologie di gioco digitale dal mondo dei giochi di carte, alle lotterie al bingo e alle slot machine presenti online. Le piattaforme web riproducono in formato digitale tutti i giochi tradizionali, le abitudini degli scaramantici restano immutate.

Tra gli oggetti di uso comune entrati nell’immaginario di tutti si può riconoscere il corno: laccato rosso, ricurvo, a punta che “funziona” solo se regalato e “attivato”, cioè donato passandolo con la mano sinistra pungendo il palmo di chi lo riceve.

O anche il ferro di cavallo, che si appende dietro la porta di ingresso, con le punte rivolte verso l’alto, perché sennò l’effetto protettivo è nullo. Una tradizione che deriva, probabilmente, dagli antichi eserciti dove solo gli ufficiali, nelle lunghe marce, potevano utilizzare il cavallo come mezzo di spostamento. Se durante la marcia un cavallo perdeva un ferro o si danneggiava, l’intero plotone era costretto ad una sosta per la riparazione. Una manna dal cielo per tutti coloro che andavano a piedi per riposare e ristorarsi. Insomma, una fortuna per tutti.

Inoltre, non si può non ricordare lo stretto legame che c’è tra la superstizione e i numeri. Quelli della Smorfia che risalgono, secondo tradizione, al XVI secolo ma sono legati e derivati dalla cabala della Cabala ebraica, secondo cui ogni frase o parola della Bibbia ha un suo significato intrinseco.

Nella metà del 1500, racconta la tradizione, al patrizio genovese Benedetto Gentile venne la singolare idea di associare un numero ai nomi dei candidati alla carica di Membri del serenissimo Collegio della Repubblica. Uno strumento che si protrasse per due secoli nei quali il sistema si sviluppò, diventando un gioco molto popolare. Tanto che alla metà del ‘700 il Re di Napoli Carlo III Borbone capì che poteva trarne un profitto e per questo ebbe un alterco con il frate domenicano Gregorio Maria Rocco.

Il Re voleva rendere legale questo gioco, mentre il frate diceva che liberalizzando questo gioco i fedeli si sarebbero allontanati dalla fede. Alla fine, ad avere la meglio fu Carlo III, accordandosi solo su una sospensione delle giocate nel periodo del Santo Natale.

Ancora oggi tanti accadimenti quotidiani vengono “tradotti” in numeri da giocare al Lotto o al Superenalotto, mentre per gli scaramantici alcuni numeri sono assolutamente ancora da evitare come il 17, peggio se capita di venerdì.

Insomma non c’è modernità e tecnologia che tenga. Le tradizioni, gli usi, le abitudini di tante persone restano legate al passato, che a volte si intreccia anche con scaramanzie per darsi un po’ di coraggio giorno per giorno e per chiamare a sé, perché no, un po’ di benedetta fortuna.