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Le parole di un anno

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Non sarebbe un anno nuovo se non avessi dei rimpianti.
William Thomas

Le parole di un anno sono un treno infinito di cui non si sa mai la provenienza né tantomeno dove andrà mai a finire la sua corsa. Quante per una filiera di giorni che sembrano tanti, spesso uguali uno all’altro, e che, poi, alla fine, sono coriandoli sparsi nel corso di una vita.

E quelle che ci ricorderemo, che ci porteremo dentro, quelle che ci hanno turbato, ci hanno acceso, ci hanno rapito e ci hanno allontanato.

Sono state il ponte con la fantasia, il muro con il prossimo, la ragione di ogni cosa, il vuoto e la solitudine, il senso perso e poi ritrovato dell’anima.

Cosa sono se non lo specchio di anni vissuti e costruiti, sedimentati e rafforzati: diventano furore e silenzio, ansia e gioia, pellegrinaggio verso alture sconosciute, finzioni che devono servire per aprire la verità celata. Le parole sono il nostro tutto e il nostro domani.

Quali ci ricorderemo di questo anno che ci ha dato speranza, dolore, sconforto e poi amore?

Cerco di recuperare dal bagaglio della mia memoria quelle che, a mio avviso, mi porterò dentro da questo anno che sta chiudendo il suo percorso.

Variante

Il Covid ci ha obbligato ad inserire nel nostro comune vocabolario ordinario e quotidiano un lessico che era stretto alla sola cerchia degli esperti. E noi che al massimo eravamo abituati a sfogliare non senza difficoltà il bugiardino dei medicinali da pronto uso, ci siamo immersi e ci siamo inventati infettivologi, virologi e biologici.

Quella chi mi porto di questa esperienza, non ancora finita, è la parola variante. Sta per “versione alternativa rispetto all’originale”. Una variazione rispetto allo standard è un distaccarsi dalla norma ma restando comunque se stessi. Che si chiami alfa od omicron non è che il virus Sars Cov-2. Semplicemente è la proteina spike a mutare.

A variante, quindi, va accostato anche il termine mutazione. Quello che accade al nostro organismo e che sta accadendo al nostro spirito che sta imparando a vivere un’esistenza che solo nei film apocalittici ci saremmo aspettati. Tale trasformazione si riflette nella nostra cultura popolare, evocando mostri ed orrori e questo lemma sta diventando sempre più negativo e soprattutto avvicina con il pensiero a qualcosa che non si può controllare.

Complotto

Ha sempre fatto parte della nostra storia. Dalle stragi di Stato in poi, questo termine ci ha accompagnati, ma con un leggero alone di menefreghismo. Qualche volta lo abbiamo collegato agli alieni, giusto perché il fascino dell’ignoto un poco ci prende e ci abbaglia, ma nulla più.

E, invece, con il dilagare della pandemia è entrato con veemenza nel nostro collettivo linguaggio: le teorie cospirative oggi sono sempre più diffuse, è il nostro mondo capovolto in cui niente è come sembra. Il velo di copertura al reale: la vittoria dell’irrazionalità o, forse, il cordone ombelicale ad un mondo arcaico, primitivamente legato alla paura e alle tradizioni, dove si fonda l’esoterismo blasfemo con la stregoneria informatica. È il profondo della società che risale, la fuga nel pensiero della magia, dell’occulto e dell’indecifrabile.

Alla fine, ci accorgiamo che è la morte della logica, dei sacrifici atto allo sviluppo dell’uomo. Sono soprattutto il rancore verso le istituzioni e, forse, uno dei più grandi strumenti del potere. Per arginare, confondere o unire.

Fascismo

Al di là delle forze e delle associazioni nostalgico – ideologiche che, talvolta, rasentano l’illecito e si muovono nella galassia della delinquenza e dell’economia nera, oggi, strutturalmente, è fascista chi si ritiene erede del movimento storico – politico, pensa e agisce secondo le sue idee e i suoi metodi, milita in organizzazioni che ad esso si richiamano ed aspirano a realizzare una concezione fascista della nazione e dello Stato.

Oggi il suo ritorno non è un rischio. Il vero pericolo è, per l’appunto, che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione da altre minacce, queste veramente reali, che incombono sulla democrazia e che nulla hanno a che fare con il fascismo, sotto qualsiasi veste lo si voglia immaginare. Il veleno è sottotraccia, velato alchemicamente e potrebbe d’improvviso essere letale.

Il collasso per le democrazie del nostro tempo è insito nella trasformazione del governo del popolo in una democrazia recitativa, dove il popolo sovrano è chiamato ciclicamente ad esercitare il diritto di voto, come una comparsa che entra in scena solo al momento delle elezioni.

Ambiente

I cambiamenti hanno costituito una peculiarità incontrastata del nostro pianeta, colpendo le terre emerse, gli oceani, l’atmosfera, il clima e la vita sulla terra. Gli attuali si distinguono da quelli passati per cause e fattori determinanti, nonché per ritmi e portata senza precedenti. Eventi estremi quali tempeste, ondate di calore, inondazioni e siccità, che si verificavano una volta ogni cento anni, sono divenuti la nostra nuova realtà. I titoli di stampa di tutto il mondo alludono ad una crisi climatica e ambientale tale da incidere sul futuro delle nostre specie.

E il bla bla bla accusatorio delle nuove generazioni è una spada di Damocle che pende sulla politica e sulla cultura di questo nuovo secolo. Abbiamo sentinelle ambientali senza armi, la cui sola possibilità di intervento e di rivoluzione sta nel gridare di fare tutto e subito. Non c’è tempo, la terra sta cadendo a pezzi come un vecchio presepe e noi oggi non vediamo la stella cometa che ci indica il Messia e la salvezza. Quello che manca è una strategia ad ampio raggio, anche perché buona parte del mondo produttivo sa che la situazione sta diventando irreversibile. Servirebbe tempestività perché l’anno zero sembra come il Covid di ieri: inimmaginabile, eppure…

Metaverso

La riporto perché sembra uscita fuori da una lezione di grammatica italiana, eppure è emersa quest’anno. Forse oggi non è proponibile ancora, ma lo diventerà in futuro. A questa parola va legata quello che verrà.

Il concetto è stato introdotto da Neal Stephenson, apprezzato autore di libri di fantascienza. Nel riferirsi al metaverso, di fatto un universo virtuale, lo scrittore intende un vero e proprio mondo di realtà virtuale, condivisa con gli altri utenti della rete. Non esiste fisicamente, ma non è corretto affermare che non abbia dimensioni.

È un universo nell’universo – l’etimologia del termine aiuta: “meta”, ovvero all’interno, e “verso”, abbreviazione di universo -, quindi un universo parallelo. Mark Zuckenberg lo ha capito e non certo si è fermato a cambiare il solo nome del suo social.

I metaversi ci permetteranno oggi di capire quale potrebbe essere il futuro della nostra epoca digitale. La vera sfida dei prossimi anni sarà soprattutto una: unire questi ambienti digitali in un unico immenso ecosistema virtuale, decentralizzato, come Internet, e all’interno del quale potremo passare senza soluzione di continuità da un ambiente all’altro, sfruttandone così al meglio le potenzialità.

Altre parole ci sono e, forse, anche più importanti e significative di queste. Alla fine, manca sempre la più importante, quella che è necessaria, quella che ci aiuta, quella che fa la differenza. Magari è quella che sale aggrappandosi fino alla gola e poi scivola di nuovo giù, nel pozzo della nostra anima. Quella che avremmo voluto dire e non lo abbiamo fatto per pudore, paura, orgoglio, presunzione e perché credevamo di avere tempo.

Ed è questa illusione a fregarci: il tempo non infinito soprattutto con le parole. Loro hanno le loro urgenze, i loro passaggi necessari, le loro vie di fuga. Per questo spero e mi auguro di dare alle mie il tempo di uscire e di affermare la loro verità anche a costo di fare male.

Buon 2022 a tutti.

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.