Home Rubriche Pensieri di un massone qualsiasi Massoneria: Buone Feste con un Islay e una Carola di Natale

Massoneria: Buone Feste con un Islay e una Carola di Natale

1998
Islay


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Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Franco Battiato

Avvicinatevi all’orlo, disse. Non possiamo, abbiamo paura, dissero. Avvicinatevi all’orlo, disse. Non possiamo, cadremo giù, risposero. Avvicinatevi all’orlo, disse. Si avvicinarono. Lui li spinse. E volarono.
Guillaume Apollinaire

Sono un Massone itinerante. La mia sedia è traballante. Un ebreo errante del Nulla che ormai non trova più pace in nessuna Gran Loggia. Ho superato ogni divisione, ogni metrica. Ogni ingiustizia. Semplicemente me ne fotto. Ma serenamente, con stile.

Alla contestualità preferisco la consustanzialità. Ho buttato a mare la chiave della stanza delle fotocopie. Ho bevuto l’acqua del fiume Lete ma su di me non ha fatto effetto e mi sono ricordato, in un barlume, del mio vero essere. Forse sarò dannato per l’eternità per la mia santità di fratello libero, ma l’amore verso una sorella o un fratello vale più di mille logge d’agata ed ebano.

Sono senza vincoli, senza appoggio, senza partito. Senza fazione, senza morale, ma non senza etica. Per scaldarmi ho bruciato in un falò, a un crocevia, tutti i miei brevetti e le mie tessere. Ma non profumavano d’incenso o di mirra. Non ho paura della teurgia, dell’evocazione, della psicomagia, della fides, della virtus.

La mia religione è l’universo. Il mio cuore si irradia come un canto oltre il tempo. Nessuno mi capisce. Tutti mi dicono che sono matto. È vero. Sono allo zero. Una “persona”, quindi una maschera, allo stremo. Sono un arcano vivente. Persino a me stesso.

Sono un ego morente. E un astro nascente. La società, il mio vecchio io, la mia famiglia, non mi capiscono più. M’implorano di ritornare me stesso. Di non impicciarmi. Di trovare pace. Di farmi gli affari miei. Ma io la pace la trovo non trovando pace.

Sono un bruco che si agita nello spasmo della metamorfosi. Voglio uscire dalla forma. Non mi basta diventare farfalla. Sono vicino all’orlo. Dio è morto. Hiram è morto ma non è vero che non ci siano più maestri. Il vero Maestro è solo uno che ti dà la spintarella giusta. Ma se cadi, come nel judo, è perché eri già sbilanciato.

La verità è che non si riesce più a vedere l’infinità dell’Essere. Abbiamo bisogno di testimonial, di certificati di garanzie, di Autority, di D.O.C.G. Ma è tutta una truffa. Una fantasia. I giovani vogliono autenticità, progetti, operatività, coerenza di comportamenti. Libera alleanza e creatività.

Sotto i colpi della consapevolezza si sbriciolano i triti minuetti settecenteschi. Non mi è mai piaciuto andare a messa, se non da solo o con pochi amici. Occhio al puparo che è dentro di noi.

La Massoneria della forma, della città, è solo un gioco di figurine. Un delizioso carillon dove danza una ballerina meccanica. Una palla di vetro che nevica ad ogni scossa. Ma il vero terremoto è costante. Vibrante. Come un piacevole massaggio. Non so se è scala Mercalli, scala Richter o che altro. L’importante è che sia una scala per il Cielo. Per fare ritorno a Casa.

E dopo la scala, ma solo la propria e non l’altrui, si può anche fare a pezzi e bruciarla allegramente nel caminetto, magari bevendo un Talisker 10 anni mentre si ascolta una dolce Carola di Natale.

 

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.