Sulla psicologia tibetana
Così ebbe a dire Milarepa:
Terrorizzato dalla morte sono fuggito in una grotta, dove la mia mente primordiale ha compreso la vacuità di tutti fenomeni ed ora, la morte, non mi fa più paura!
Argomento toccante per noi occidentali tanto che, diversamente dai Paesi orientali tendiamo a nasconderla ai bambini:
Il nonno? È partito per un lungo viaggio
per il timore che vengano traumatizzati solo che, non familiarizzando, fin da piccoli, con la morte, ne verranno ben più traumatizzati in futuro, rifiutandosi di accettarla, non riconoscendola come una legge di natura bensì come un’orribile ingiustizia.
Nelle tradizioni orientali, invece, pure i bambini meditano sulla natura delle cose, morte compresa, come del resto avveniva anche grazie al cristianesimo.
Ricordo quando da giovane facevo ogni tanto un ritiro presso i frati cappuccini di un convento in collina. Prima di andare a dormire, un anziano monaco ci portava nei meandri sotterranei del monastero, dove erano custoditi teschi e scheletri di alcuni antenati.
Diceva:
Questo giretto ci serve per ricordare che polvere siamo e polvere ritorneremo. Sapete? È molto utile per non attaccarsi eccessivamente alle cose vane.
La prima notte non dormii affatto bene ma poi ci feci l’abitudine.
In uno dei miei tanti viaggi in Asia un Monaco Tibetano mi disse:
Voi occidentali avente molti pregi, ma anche un difetto dovuto al vostro sistema capitalistico. Vi avvicinate alla ricerca spirituale come ci si avvicina ad un nuovo modello di cellulare.
Cercate insegnamenti che eccitino la vostra mente e, dopo un po’, ne volete altri, diversi, nuovi, ancora più eccitanti, proprio come quando vi stancate del vecchio smartphone ormai sorpassato.
La chiamò ricerca spirituale da pelle d’oca, quella cosa che ti viene per un attimo e che in un attimo svanisce.
Meditare sul senso della Vita, sull’esistenza, sull’eternità presente in ogni creatura richiede tempo, eppure diciamo:
Questo argomento l’ho già ascoltato. Questa cosa già la conosco, voglio qualcosa di nuovo, di diverso
e cambiamo percorsi con la stessa frenesia con cui si cambiano gli oggetti ormai obsoleti, poiché sempre alla ricerca di qualcosa di più eccitante.
È noto agli specialisti della mente il fatto che la più grossa angoscia dell’essere umano, soprattutto di questi tempi, sia quella di non riuscire più a dare un senso alla propria vita, alla propria esistenza.
Cercarlo con un metodo da pelle d’oca significa fuggire solo per breve tempo dall’ansia che ci pervade. Abbiamo la necessità di fermarci, di allontanare la frenesia che ci travolge per poterci guardare dentro e affrontare con serenità i nostri silenzi interiori.
Serve davvero a ben poco trattare la nostra mente come si tratta un cellulare poiché, quest’ultimo, lo puoi cambiare con un colpo di carta di credito, mentre le paure e le ansietà della mente non le puoi modificare, risolvere o attenuare senza la necessaria lentezza e, soprattutto, l’indispensabile costanza.
Tratto dal Corso: PNF Diventa Consulente Filosofico
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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