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Rosso… ma non è solo un tramonto

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Rosso... ma non è solo un tramonto di Vincenzo Cacace


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Olio su tela, cm.70×50

In principio, nella visione della mia immaginazione, era già un “tramonto”… la descrizione “elegiaca” della trascendentale atmosfera che “intenerisce il cuore” o nel senso del Vate… il “core”… l’ora, sì… proprio quella che volge al “disio”… e nella quale il giorno cede il passo alla sera, la fugace annunciatrice della notte…
Appunto! In principio pensavo proprio di imprimere sulla mia tela con fusioni di toni “infuocati” di giallo e violetto su di una predominanza di rossi ciò che, liberato dalla banalità degli stereotipi, era invece penetrato, radicandosi accanto ad altri Archetipi nella mia mente, in una di quelle innumerevoli sere in cui, scrutando i “moti” del cielo, mi ero abbandonato al poetico “dolce navigare”, guardando l’orizzonte dove il sole ogni notte “beve” il mare, non dalla tolda di una nave, rigorosamente a vela e… neanche passando col pensiero “alato” da un poeta all’altro come “appigli” per l’Anima, dall’alto di un “ermo colle” leopardiano… bensì, in maniera più dimessa, dalla finestra del mio studio di pittore… diventato, d’improvviso, uno schermo “aperto” non più sul mondo reale, ma su di un altro “parallelo” contesto estrapolato… “mediato” da mie trasmutazioni intellettive e quindi per me più consono a comprendere e “dialogare” con gli evanescenti “fantasmi” che sempre volevano e… oggi ancora vogliono emergere dai “sargassi” di un memoriale mare interno… quindi planare sulle varianti più diversificate e complesse, rinchiuse nel mio animo da… visionario… dote che ha “fertilizzato” la mia esperienza di vita e d’artista!

Già… mentali visioni costruite in quella dimensione “sotto traccia”… una sorta di mondo “atlantideo”, che riemerge per fare “verso” a seriose mutazioni antropomorfe… a quelle umane forme prestate al simbolismo dei sensi… ma lo sono… sensi o… “ancoraggi” della Memoria?

Ed ogni umano riferimento è roccia, scoglio, dirupo scosceso sul mare, casa, paese, torre d’avvistamento, fortezza della solitudine, isola… nel suo assoluto “emergere”…

Isole, infatti… dove ognuno regge la propria responsabilità dell’esistenza e… guarda fissando un orizzonte che vorrebbe raggiungere se solo riuscisse a staccarsi da quei fondali di roccia…

Non sono navigli, destinati all’avventura esplorativa!

Sono ognuna nel proprio “assoluto”… isole del Desiderio e certo… non amano attendere anche il semplice avvistamento di una meta… di una nuova terra emersa oltre la linea che si perde nell’oltre… ciò che le fa soffrire di più è la lentezza del millimetro che avanza… della “deriva” dei continenti, dei quali, pur emergendo dall’acqua, nella loro solitudine… fanno parte… di quella Visione… che è simbolo della Condizione Umana…

Essa è come l’impronta di un dito che crede d’esser sola, mai uguale ad un’altra… ed invece è parte integrata… organica… di una mano… di un arto… di un corpo… di una Umanità… di un Mondo…

Pensosa è dunque la Figlia d’Atlante… nell’ennesimo rosso tramonto… causato dall’interminabile e ricorrente moto planetario… perché anch’essa è un isola… ed in quanto tale è… sola… ed io la vedo disegnarsi nella nuvolaglia rosseggiante dalla mia “finestra”, perso nei miei pensieri, forse credo di vederla… quasi implorante, chiedermi di fissare la sua immagine in un dipinto… mi chiede di offrirle, attraversando quel “varco”, una salvezza che la trasporti nel mondo reale… nel mio mondo, dove tutto si muove però, freneticamente… dove ognuno, anche qui è come un’isola… ma, ancora più solo, ostile verso gli altri, isola assolutistica e ancor di più, incomunicante… dove scogli della delusione lasciano rottami, relitti di naufragi ed umani dirupi affiorano taglienti… costellando l’arcipelago delle angosce e delle quotidiane presunzioni…

La dipingo e… nella silenziosa lingua della Pittura le parlo… informandola che questo è ciò che qui le viene “offerto” e… io non dispongo, purtroppo, di un mondo di riserva… che in queste “lande”.

Tutto sembra essere improntato allo stesso sistema… forse le chiederei anch’io di fuggire con me se, conoscendo una rotta anche perigliosa, vi fosse da qualche parte dell’Universo non ancora reso impuro da malvagie azioni, un mondo… un pianetino… un piccolo asteroide per vivere isolati da tutto…

Aaah… un momento… ma allora ci risiamo!

Qui ci portiamo appresso la memoria della specie…

Pigmalione e Galatea meglio lasciarli ad abitare il Mito di un’Arte che vive, respira e si fa carne!

Forse è meglio che tu rimanga così come sei nel dipinto ed io fatto di umane imperfezioni… rassegnato spettatore alla finestra…

Ma… tra i colori, sulla mia tavolozza qualcosa intanto sembra muoversi… animarsi in maniera autonoma… un piccolo “batuffolo” staccatosi da una di quelle nuvole vespertine, si posa leggero… portando con sé, un lieve sospiro, che sembra essere stato emesso in un luogo lontano, sperdutosi, oramai, nell’incerta “geografia” di quel mio quotidiano tramonto, nel quale, ogni volta, lascio volare libero… il mio Sogno… ma… mai prima che abbia posato per me… regalandomi la sua immagine.

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.