Una simbologia antica per un eterno presente
Il 19 settembre per i napoletani è una data molto particolare. Si tratta, infatti, del giorno di San Gennaro, una delle tre occasioni in cui, salvo rare eccezioni, avviene il miracolo della liquefazione del sangue.
Sebbene si tratti di una celebrazione che si inserisce in un chiaro contesto religioso, ci sono tanti altri risvolti che dalla religione partono o arrivano.
Esoterismo, tradizione, superstizione.
A Napoli nulla è semplice e tutto lo è estremamente.
Napoli è essa stessa ossimoro.
E come ebbi a scrivere qualche anno fa, in questa città unica per tanti versi si concretizza l’infinita metafisica corrispondenza degli opposti.
Lo stesso nome del santo ha un’origine che affonda le sue radici nella cultura pagana, pre-cristiana.
Gennaro deriva dal nome latino Ianuarius, che significa nato a gennaio, ma anche, e soprattutto, dedicato a Ianus, al quale era consacrato lo stesso mese.
Il culto di questa divinità, non essendo possibile rinvenirne delle tracce nella cultura ellenica, risale al periodo romano, durante il quale rivestiva il ruolo di pater divorum, l’inizio di tutte le cose, di creatore presente nel momento in cui i quattro elementi si separarono per dare forma al mondo.
Ma ci sono altre caratteristiche di Giano che lo rendono estremamente interessante.
La prima è il suo essere ermafrodito.
Secondo la mitologia greca Ermafrodito, appunto, era un dio generato da Hermes e da Afrodite.
Hermes, Ermete Trismegisto, Mercurio, cui vengono fatti risalire tanti testi Gnostici, tra i quali la stessa Tavola Smeraldina, molto presente in diverse scuole iniziatiche, Massoneria compresa.
Questo ci riporta alla credenza secondo la quale originariamente il maschile e il femminile, l’uomo e la donna, fossero congiunti in un unico essere.
E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una,
Così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.
Ermete Trismegisto – Tavola smeraldina
Ciò presuppone, dunque, una primitiva Unità, dalla cui apparente rottura è generato il manifesto.
Da qui anche il doppio culto, Ianus – Iana, Giano e Diana, il sole e la Luna.
Altra particolarità è quella di essere bicefalo, da cui deriva la definizione di Giano bifronte.
Con due volti, uno che guarda al passato l’altro al futuro. Uno rivolto al solstizio d’estate, l’altro a quello di inverno.
Divinità, dunque, legata ai festeggiamenti solstiziali, riti molto radicati nelle popolazioni, rurali soprattutto, che la chiesa cattolica non è riuscita a soppiantare.
Anche in questo caso si è operata una separazione, con i due San Giovanni ad essere custodi del passaggio delle stagioni.
Il Battista, il 24 giugno. L’acqua come fonte di redenzione. La porta degli uomini, negativa, perché la notte comincia a rubare tempo al giorno, ed è quella attraverso la quale passano le anime che non sono riuscite a rompere il ciclo delle incarnazioni.
L’Evangelista, il 27 dicembre. Il trionfo della luce sulle tenebre. La porta degli dèi, quella dell’elevazione.
Su questa seconda figura si fonda anche la teoria delle due chiese, una essoterica, quella di Pietro, l’altra di natura esoterica fondata da San Giovanni, che avrebbe ricevuto una serie di insegnamenti dallo stesso Cristo; non a caso, uno dei testi più carichi di simbologia è L’Apocalisse.
Singolare che anche le Logge Massoniche in cui sono praticati i tre gradi azzurri, ovvero Apprendista, Compagno d’Arte e Maestro, sono dette anche Logge di San Giovanni e che il libro sacro sia aperto proprio sulla prima pagina del suo vangelo.
In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
Vangelo secondo Giovanni – 1,1-3
Molto ci sarebbe anche da dire sulla traduzione di Logos in Verbo. Ma non è questa la sede adatta. Magari sarà argomento di un altro nostro scritto.
Tornando a Giano, mentre l’aspetto dei due volti è palese, quello che, invece, molti ignorano è che esiste un terzo volto, invisibile, quello che si svela solo all’iniziato e che guarda al presente.
Momento effimero, sfuggente, quasi come nella descrizione di Luciano De Crescenzo in 32 dicembre.
Ma è quello dell’iniziato, in grado di vivere l’attimo, e di farlo in modo autentico.
Uomo e donna, Luce e oscurità, sole e luna, estate ed inverno, uomini e dèi.
Zolfo e Mercurio, che si separano nella Nigredo, si sublimano attraverso gli archetipi nell’Albedo, si riuniscono nelle nozze chimiche della Rubedo.
E torniamo a San Gennaro. Al 19 settembre.
Data alle porte dell’equinozio di autunno, quello calante, quello oltre il quale, superato l’equilibrio, la notte comincia ad essere più lunga del giorno.
Tempo di ultimi raccolti e vendemmie, durante il quale ci si prepara all’inverno, durante il quale il seme marcirà nella terra nella sua putrefactio, e sarà sepolto dalla neve e dal gelo, per rinascere in tempo di Pasqua e dare i suoi frutti raggiungendo l’archetipo del Sé, celebrando le Nozze Mistiche degli opposti.
Ma anche se la nuova stagione è alle porte, le celebrazioni di San Gennaro cadono ancora d’estate, il cui colore alchemico è il rosso. Quello dello Zolfo.
Quello del sangue. Che nel miracolo della vita e della rinascita passa dallo stato solido a quello liquido, Solve, per tornare a quello solido, et Coagula, solo dopo la manifestazione dello Spirito e in una perenne ciclicità di un eterno ritorno per il quale ad ogni compimento si assiste all’elevazione, con i punti di partenza – arrivo posti sempre più in alto.
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.