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La vita di un Massone, la vita di tutti: un’immensa pellicola

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Massone


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Un vecchio errore
pagato caro
un gesto avaro
avevo il cuore duro
allora
ero più amaro ero più giovane
niente di niente
spiega alla gente
cosa vuol dire
cosa vuol dire amare l’amore
senza mai fare neanche un errore
Paolo Conte – Un vecchio errore

Abele e Caino s’incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano ambedue molto alti. I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome. Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto.

Abele rispose: “Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima”.
“Ora so che mi hai perdonato davvero” disse Caino “perché dimenticare è perdonare. Anch’io cercherò di scordare”.
Abele disse lentamente: “È così. Finché dura il rimorso dura la colpa”.
Jorge Luis Borges

La vita è un’immensa pellicola, un’interminabile sequenza di scene che ci accompagnano sin dalla nostra venuta al mondo e, probabilmente, anche da uno spazio – tempo precedente alla nostra discesa nello stato umano, fino al nostro ultimo respiro.

Nessuno si dovrebbe permettere di spezzettare questa karmica e misteriosa linea di continuità, di discendenza e di intricate relazioni di cause ed effetti. Invece  a volte accade che “gli altri”, arbitrariamente, isolino, stacchino e montino con la moviola del “giudizio” solo alcuni frammenti, alcune scene del nostro intero percorso, cristallizzandolo in gabbie e definizioni che ci appartengono solo parzialmente, fuori dal contesto degli umani sbagli e delle concause che hanno generato ogni singola “istantanea”.

Certi errori, certi momenti di odio, di smarrimento, di rabbia o di contraddizione, presi di per sé, sono atti che non fanno certo onore a chi li ha commessi. Ma enucleati completamente dalla catena del prima e del dopo, dal flusso evolutivo dell’esistenza in perpetuo divenire, non “illustrano” e non rendono giustizia a tutta la parabola di un’intera vita, breve o lunga che sia.

Nessuno si azzardi a montare e “vendere” il suo film con le nostre immagini. Il copyright della nostra vita, della nostra intimità, dei nostri atti privati, a meno che non si configurino come reati dannosi per la comunità, è solo ed esclusivamente nostro.

Nella Cineteca della vita c’è un immenso “nastro” di gioie e di dolori, di scoperte, di sbagli, di cadute, di disperazioni, di gioie, di errori, di virtù e di vizi, di cadute e di risalite. Ma ribadisco: nessuno ha il diritto di impadronirsi di questo materiale per montare un “corto” che non illustri completamente ciò che siamo.

E quando dico “nessuno” mi riferisco, esotericamente, soprattutto a noi stessi. Perché anche e soprattutto noi stessi, in un gioco perverso di dissociazione, di cedimento alle nostre componenti “infere”, possiamo diventare “altri”, stranieri.

E comportarci nei confronti di noi stessi alla stessa stregua di certi pseudo-giornalisti del mainstream televisivo che non vanno alla ricerca della “verità” ma montano le risposte degli intervistati a loro piacimento per dimostrare una tesi ideologicamente preconfezionata.

Nella vita ognuno ha sempre diritto a una seconda occasione di redenzione perché anche il male commesso, se oggettivato, “ascoltato”, compreso ed elaborato nell’infaticabile opera del “nosce te ipsum”, può, deve, trasformarsi da disfatta, o da marchio infamante, in un’occasione evolutiva necessaria per correggere, per migliorare noi stessi e trasformare alchemicamente il vizio in virtù.

Nessuno è fatto di male o di bene assoluto. Abele e Caino sono due forze principiali, archetipiche, da sempre presenti in noi. Nessuno tocchi Caino.
Il perdono – di noi stessi – è grazia, giustizia e soprattutto oblio.

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Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.