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Etica o pulsioni?

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Etica


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Un esperimento psicologico passato alla storia

Sono più forti le tue pulsioni o vince la tua etica?

Soprattutto in tempi di crisi, i politici hanno più possibilità di accalappiare elettori se colpiscono la pancia del popolo anziché l’intelletto.

La filosofia nasce perdente nelle condizioni di stress o di eccitazione mentale.

Uno degli esperimenti più disarmanti in tal senso venne fatto nel 1970 al Princeton Theological Seminary su un gruppo di studenti che si stavano preparando a diventare ministri della chiesa presbiteriana.

Tutti gli studenti vennero invitati a raggiungere nel più breve tempo possibile l’aula magna, all’interno della quale avrebbero dovuto commentare la parabola del buon samaritano, la quale racconta di un ebreo che venne picchiato e derubato da alcuni manigoldi che poi lo lasciarono morire sul bordo della strada.

Gli passarono accanto un prete e un levita ma rimasero indifferenti e proseguirono per la loro strada. Un samaritano, invece, membro di una setta disprezzata dagli ebrei, ebbe pietà dell’uomo, gli si avvicinò, lo curò e gli salvò la vita.

La morale è chiara, poiché il tutto sta a significare che il comportamento dell’essere umano dovrebbe essere valutato in base alle azioni e non all’affiliazione di una religione piuttosto che un’altra.

I seminaristi perciò avrebbero dovuto tenere una lezione ricordando quanto abbiano più valore i fatti rispetto alle etichette.

Gli sperimentatori tesero però loro una trappola.

Posero sul tragitto di ognuno di essi un vecchio vestito di stracci, accasciato in terra e in preda a dolore e penosi lamenti.

La maggior parte di essi era così presa dal dovere arrivare per tempo che non si degnò nemmeno di fermarsi per chiedere al vecchietto se avesse bisogno di aiuto. La preoccupazione di dover esporre con successo la propria lezione aveva fatto loro dimenticare ogni obbligo morale.

Da ciò si dedusse, una volta di più, come l’essere umano, preso dalle proprie faccende, dallo stress e dall’ansia, possa sovvertire l’ordine dei propri valori, mettendo al primo posto se stesso.

Famoso è l’aforisma di R. W. Emerson:

Quello che sei urla così forte nelle mie orecchie, che non riesco a sentire quello che dici!

Possiamo predicare e raccontare tutte le parabole che vogliamo, ma quali sono le nostre reazioni di fronte alle situazioni che ci mettono in difficoltà?

Le reazioni di pancia accecano così tanto che il suddetto aforisma viene perfino citato allo scopo di accusare gli altri, anziché prendere coscienza del fatto che ognuno dovrebbe studiarlo per rivolgerlo a se stesso, con l’intenzione di autoanalizzarsi, e non certo per essere manipolato in senso predicatorio contro chicchessia.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.