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Yemen: sciopero della fame dei prigionieri degli Houthi

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Le organizzazioni in difesa dei diritti umani denunciano i maltrattamenti e le continue violazioni subite dai detenuti a Sana’a

L’Associazione delle madri dei rapiti yemeniti e l’Organizzazione SAM per i diritti e le libertà, in una dichiarazione congiunta, hanno espresso la loro grave preoccupazione per l’escalation delle violazioni commesse dai membri della milizia Houthi nei confronti dei detenuti nelle carceri di Sana’a.

Hanno lanciato un appello urgente per salvare le vite dei detenuti all’interno della prigione militare sotto il controllo del gruppo Houthi.

La nota riporta informazioni esclusive in base alle quali un certo numero di prigionieri ha protestato a causa di maltrattamenti e ritardi nelle procedure legali. In particolare, cinque reclusi nella carcere militare hanno iniziato uno sciopero della fame a causa del ritardo e della procrastinazione nelle procedure legali, oltre alle pratiche illegali e agli abusi dei membri del gruppo Houthi all’interno della prigione.

Il gruppo filo iraniano ha trasferito chi ha aderito alla protesta in una destinazione sconosciuta. Si tratta dei detenuti: Maher Al-Nahari, Amjad Mashhour, Mulham Al-Maqbouli, Saeed Khoudary e Ibrahim Adini. Sono tutti in carcere dal 2015. Le due organizzazioni hanno affermato che le continue violazioni dei diritti dei detenuti da parte del gruppo Houthi costituiscono una vera minaccia per le loro vite.

Le due organizzazioni hanno denunciato che ci sono centinaia di detenuti all’interno della prigione militare, che è una delle sezioni di quello che è noto come Ghamdan Palace, compresi bambini e anziani, distribuiti in cinque reparti, ciascuno dei quali è diviso in diversi padiglioni.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.