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Là… dove muore il Vento…

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Vincenzo Cacace, Là... dove muore il Vento...


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Olio su tela, cm.100×70

L’ultima Erma… quella non resa “acefala” dal cieco integralismo o dalla “brutezza” materialistica ed iconoclasta, oppure… immagine non ancora rimossa da “inurbani” e incompetenti arredatori… resisteva nel tempo… forse in attesa d’essere sostituita da un improbabile “altro” nella funzione pubblica di egemonico orpello… ma, seppur lasciata lì… dimenticata dall’incivile incuria… essa sembrava continuare a contrassegnare quel luogo come una “centralità”… un “Axis Mundi”… definito sin dalla sua originaria collocazione, eternata nel bronzo… con la sua patina… “epidermide” atarassica ed al contempo enigmatica… presenza animica dei luoghi… rimasta lì, come un’obsoleta indicazione topografica che, oramai, solo pochi amatoriali cultori di passate ed “arcane” sapienze, ancora riconoscevano… come “paradigmatico” strumento… come testimone e segnale… ma, anche per tutti gli altri, pur immemori e inconsapevoli del suo memoriale valore era nei tempi divenuto… punto d’incontro, facilmente riconoscibile, in quella rada, dove non era più possibile accostarsi alla riva con l’abbrivio conferito dal vento nelle vele spiegate…

L’ultimo “alito”… in quella conchiusa parte di mondo moriva, ancora prima di arrivare, dentro l’abbraccio segnato dai rocciosi promontori… e… dove, anche i pescatori, gli umili lavoratori del mare, finita la quotidiana tribolazione e… ritirate le reti, da quelle acque sempre meno pescose… tornavano alle proprie dimore… riguadagnando la riva, faticosamente… a forza di remi…

Eppur si vedevano… mollati gli ancoraggi… solo alcuni vascelli partire alla “ventura”… con coraggiosi “capitani” indirizzati, però, ognuno in una personale rotta… verso un punto qualsiasi dell’orizzonte, scelto con gli occhi chiusi su carte nautiche o “portolani” imbrattati da confusi segni… e loro… loro soltanto, avevano rigonfie da zefiri, libecci… maestrali, le loro vele… perché questo era un “Dono” numinoso… l’ultimo… forse un “onirico” privilegio… conferito da un “Eolo” dismesso e capriccioso, in ricordo dei “tempi mitici” in cui gli eroi raminghi a lui si affidavano per poter veleggiare sicuri, per il rientro in patria o per tornare a veleggiare… incontro all’avventura!

Solo questa fra tutte le ragioni, era quella che ancor meno poteva ritenersi “probabile” da un punto di vista realistico… ma lo diventava ugualmente… essendo una manifestazione energetica nella più “immaginifica” delle Visioni… cioè, in quella parallela dimensione che nella mente umana, sempre si “specchia” e… nella quale tutti si scoprono geni visionari o pittori magistrali e… infatti, inventano… e… dipingono, ieri, ancor oggi e forse domani… le “ispirazioni”… e intessono “trame” irreali… su quelle stesse “tele”… o “vele”, che proprio gonfiandosi al vento portano lontano… dando le “ali” al Pensiero ed ai Sogni…

Tele, impresse da quei desideri “votivi”, dunque… schiodate dai loro telai, poi… rimontate e ammainate sui pennoni… o su robusti alberi maestri… ma alimentate da una “diversa” forma di Energia… da quel soffio vitale e inestinguibile dell’Anima… da quella spinta propulsiva che rinvigorisce la volontà della realizzazione esistenziale… sempre pronta… disponibile ad accettare, di buon grado, anche tra le sfide più perigliose e con animo audace… il “viaggio allucinante”… l’esplorazione dell’Ignoto…

Scendere quegli scalini… custoditi da quell’Erma Silenziosa, permetteva, ed ancora permette, l’incontro… l’appuntamento con il mio “speculare Io”… immagine riflessa per un “interiore” confronto o indicatore inviato dalla Coscienza per il procedere di un viaggio esplorativo nel Profondo… guidato dalla mia “Essenza”… cioè affiancato da una presenza che di me conosce i sogni, le aspirazioni… i limiti ed anche il desiderio di superamento… un processo introspettivo che, nonostante tutte le difficoltà incontrate negli anni, mai ho dimenticato di coltivare… nel dare una vera consistenza animica a ciò io che vivo e… dipingo.

Scendere quegli scalini, ancora oggi… è per me come entrare in una sorta di “Nexus”… uno spazio della Memoria senza Tempo, dentro una improbabile, geografica Utopia… ed ogni mio passo attraversa un’imprevedibile lunghezza della temporalità… e… così, all’improvviso, come ora… mi ritrovo a vivere di nuovo nello Ieri e nell’Oggi… una sorta di Visione mista… ed anche benevolmente “mistificante”… misterica, mistica… ed anche poeticamente misteriosa, nella “Dimensione” derivante dalla mia stessa “immedesimazione” nel Mystes, l’antico “officiante” del principio iniziatico… trasmissivo della strumentale “chiave” dei mistagoghi… e anche fonema… “radice” di ogni parola d’ordine per l’entrata nella porta “ermetica”… chiusa su ogni personale tentativo di “Immiazione”… un archetipo “sonoro” che diviene…”mantra” ripetitivo… quindi parte di quel rito “misteriosofico” capace di amalgamare nell’Intima Realtà ed anche in senso letterario e letterale… un passato “ieri” con un futuro “prossimo”.

Ecco perché… è proprio qui… nel punto centrale che il tempo… inteso come verbo, movimento progressivo della stessa mia narrazione… ritorna a manifestarsi nel Presente… coinvolgendo, nella mia visione, anche chi mi legge… ora…

… mi rivedo come “Erma”… affacciato su quella rada… custodita da un “assiso” e pensoso guardiano di pietra, emergente dai placidi flutti… un “avvistatore” attento della presenza d’improvvise microscopiche “cose”, che potrebbero apparire all’Orizzonte.

Vedo… tutto questo… mentre, insieme al mio figurale “doppio”, si cerca di ripartire… ma l’assenza della “eolica” spinta non lo permette… nonostante cerchi di innestare anch’io un senso di marcia, attraverso uno schema “dipingibile” sul “quadro di comando” del nostro riconvertito veicolo… servirebbe appunto quell’alternativa e creativa “risoluzione”… da me spesso immaginata come “Energo – Pittura”… una “sublimazione” che ha mosso già nel Tempo remoto e… ora ancora muove quei velieri dell’avventura verso le “Terre” dello Spirito… come è testimoniato dalle opere custodite nei grandi “Reliquari” della creatività umana…
eredità e ricchezza di ogni Civiltà… un godimento, oggi negato ai propri figli… per “preservarli” da ogni possibile contagio… purtroppo anche della Cultura e dei Valori della Propria Storia… o, a seconda d’altre interpretazioni, di una “coltura… di quei “bacilli” del Libero Pensiero… un “virus” pericolosissimo e incontrollabile!

Sempre presente è infatti quella Libertà del Concepire… in segreti segni… anche sotto traccia… e in quelle opere imposte da tutte le “tirannidi” con la presunzione di ordinare a sé quel disordine… che loro stessi, per primi, hanno “cavalcato”.

Le vedo e le sento… quelle ciurme chiassose, che riempiono di clamori, passi e movimenti concitati, le assi lignee delle tolde… ognuno per affermare… urlando, un proprio indirizzo di percorso, tanto che… alcuni, scoraggiati… abbandonano quei “navigli” saltando giù in acqua per tornare a riva… lasciandosi alle spalle come “filamenti” penzolanti, quelle sartie… “canapi” e scale di corda, sulle quali appena un attimo prima… atleticamente si dondolavano.

Profili… sembianze antropomorfe, sono il disegno di quelle prore che, fendono sicure e volitive l’acqua marina… caravelle pronte a doppiare il promontorio di una terra senza vento… dove il desiderio di Progresso è… oppure… sarà costretto, prima o poi, a chiedere di nuovo l’aiuto di sempre al Sogno… al “dioscuro” fratello della Realtà… pronto a dismettere il suo ruolo di Animico Testimone della Consolazione per rifarsi Progetto ed anche ultima e… più pulita forza elementale…

Penso a noi…

Un fremito, però, mi arriva… come un improvviso “timor panico” nel legittimo dubbio che mi sovviene nel verificare la probabile consistenza della Visione… temo ci sia la pericolosa eventualità che quella “estraniante” realtà, prospettata come scenario futuribile… mentre lasciavo riposare il mio “abito” carnale per essere una disponibile presenza “eterea” al fianco del mio “Io” secreto… abbia realizzato pienamente se stessa “nottetempo”… e possa ritrovarla purtroppo da vivere… subendola nel mio “risveglio” all’apparire della prossima luce del giorno!

Vivere è… rendersi conto dei “fenomeni”… sopravvivere è… subirli con passiva resilienza… sopportando tutti i colpi inferti dalle nostre Antitesi, rimanendo poi in uno “status quo” senza evoluzione…

“Esistere” è… insito, invece, nel “Resistere” e… come i precedenti può essere sì capovolto nei termini senza alterarne il senso… ma Resistere… Esistere… ed insistere nel voler affermare Libertà, Sogno, Pensiero operativo è, invece, il vero concepimento di un Tempo e di un Tempio ideale col tetto spalancato sulla Visione dell’Universo e dei suoi Misteri… tutti svelabili e… quindi, da svelare in ogni possibile momento e luogo!

E… allora… in cosa credo?

Nell’Avvenire dell’Umanità… infine… io comunque confido… ritenendo con salda convinzione che… per venir fuori dalla “bonaccia”, cioè dall’assenza di vento o… da quella calma piatta che regna potente e sovrana dopo un’ineluttabile “tempesta perfetta” che tutto sommerge… sia necessario riprendere subito dopo… a navigare… ed anche ripercorrere, riesaminare forniti di “occhi nuovi”, rovine, vestigia… e le interne strade… o la “costa” che gli elementi divide… riscoprendo direzioni, “affacciarsi”… tra i promontori frastagliati e le insenature delle problematiche umane e offrire non vaghe ed inattuabili promesse ma… soluzioni…

Dovremo tutti… esseri umani “geniali” ed “idioti”… riuscire davvero ad “Essere umani” e… a saper ricostruire in noi, insieme ai nostri sensi primordiali perduti, anche la capacità di “imbrigliare” o trasmutare ogni “sintomo” di creativa energia, consolidando il pensiero Ideale nell’opera Reale e… inventare un Nuovo e più efficace Motore del Mondo.

Anche se non sarà possibile completamente… vorrei uscire… dalla “Visione”… nella quale si intravede, ormai, una presa d’atto e il desiderio di risoluzione… mentre si affaccia, proponendosi al contempo, quel tentativo pavido di… fuggir via dall’Incubo… ma, poi… mi guardo indietro e dico:

“Forse, soltanto… un Sogno tu sei… Visione o… Scenario fatto di pigmenti… chimiche molecole “rinchiuse” in un dipinto… ma… sempre un Severo Monito rimani, per chi… come me… la sua Esistenza spende a veder “Entro” ed “Oltre”… mentre il Divenire per l’umana incuria si perde… “disseminato” in desolate lande… ed io… 
proprio non voglio, rinchiuder l’Ideale…
là… dove muore il Vento!”

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.