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Hollywood Studio Club: notizie dal 1954

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Se sei un’aspirante attrice, se vuoi fare carriera…

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Se sei un’aspirante attrice, se vuoi fare carriera mantenendo integra la tua reputazione, devi soggiornare allo Studio-Club. Queste le considerazioni che nel 1954 dalle pagine del settimanale italiano EPOCA un ignoto giornalista faceva a proposito della vita “smodata” di Hollywood. L’articolo corredato da immagini che lasciano pochi dubbi sull’avvenenza delle pensionanti, è introdotto dal titolone a tutta pagina “La pensione delle stelline nata dalla gelosia delle mogli.
pensione-stellineSi trattava di una vera e propria “pensione” dove attrici, od aspiranti tali, potevano per pochi dollari godere di vitto e alloggio. La costruzione di quest’edificio che aveva il compito, appunto, di accogliere le probabili prede della concupiscenza hollywoodiana e dar loro un approdo ed un rifugio sicuro era nato dopo i fatti del 1921.

Virginia Rappe, un’avvenente stellina in cerca di fortuna, aveva partecipato ad un party organizzato da Roscoe Arbuckle, detto Fatty (il grasso), un notissimo attore comico che divideva con Chaplin il successo delle torte in faccia. Al party organizzato da Fatty non mancava proprio nulla per divertirsi. La Rappe, probabilmente, era considerata tra le possibili fonti di divertimento. Sta di fatto che la donna, provata da alcool e droga e, a sentire le cronache dell’epoca, da un’attenzione eccesiva da parte di Fatty/Roscoe sarebbe morta tra atroci dolori all’addome con un’agonia durata quattro giorni. Lo stesso Fatty fu accusato della sua morte che, come si apprese dopo l’autopsia sarebbe stata una peritonite, probabilmente causata dalla mole dell’attore che ne avrebbe rotto la vescica sotto il suo peso considerevole.

pensione-stellineLo scandalo fu di proporzioni incredibili, cavalcato tanto da giornali serissimi quanto da giornaletti scandalistici che, laddove non ne trovavano, condivano con elementi inventati le storie di dissoluta perdizione che toccavano in sorte a quelle ragazze. Si trattava perlopiù di giovanette sprovvedute che partivano da Province americane, affascinate dal mondo del cinema, per approdare a quello della prostituzione.

È cosa nota anche in Italia che la famiglia non fosse mai contenta quando una figlia decideva di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo, questo senz’altro almeno fino agli anni ’70. Oggi, sembrerebbe invece, come dimostrano tanto le immagini dei social network quanto programmi del genere de “Il Boss dei prediciottesimi” (terribile già nel titolo), siamo al paradosso: molti genitori incoraggiano, piuttosto che scoraggiare un futuro da prima pagina. Poco importa cosa ci sia scritto sotto la foto del faccino di turno, l’importante è campeggiare in avvenenza e presenza mediatica, non in buon gusto.

pensione-stellineRitorniamo agli anni ’20. Tra il 1923 e il ’25, le dame di carità americane decisero di voler salvare dalla perdizione tutte le possibili future Virginia Rappe, venute con una valigetta piena di sogni, e divenute ostaggio del malaffare hollywoodiano e di avviare, a tale scopo, la costruzione di un ostello delle fanciulle. Furono coinvolte nella raccolta dei fondi le più grosse case cinematografiche: la Metro Goldwyn e Carl Laemmle, Famous Players-Lasky, Warner Bros, Christie Commedie e persino una star del calibro di Andree Peyre contribuì alla causa esibendosi con il suo aereo acrobatico per raccogliere fondi utili alla causa. Per finire con la carrellata di nomi celebri impegnati nella causa citiamo pure la famosissima Norma Talmadge che contribuisce con una donazione di 5,000 $ a porre la prima pietra della costruzione.

Nel maggio del 1926 si inaugurò così l’ “Hollywood Studio Club”, alla base un progetto architettonico firmato da Julia Morgan. All’inaugurazione furono presenti star del cinema muto e dell’industria cinematografica del calibro di Mary Pickford e molte delle camere dell’edificio portarono i nomi di coloro che avevano partecipato economicamente alla costruzione con assegni che superavano i 1000 $, alcuni nomi: Gloria Swanson, Jackie Coogan, Harold Lloyd, Douglas Fairbanks, Howard Hughes.

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A completare il piano delle dame di carità d’oltreoceano interveniva pure una rigida regolamentazione che prevedeva tra l’altro che le signorine ospiti dovessero rincasare ad orari ben precisi e che non potessero dormire fuori, oltre che fornire la possibilità di studi musicali e di recitazione.

Un film del 2014, “The Studio Club”, scritto da RJ Adams e diretto da Brian Krause, ambientato nel 1959, dunque cinque anni dopo che il settimanale EPOCA si occupa della morigeratezza dell’istituzione, racconta invece di come il Club che “di giorno” mantiene una facciata di rispettabilità e promuova la famigerata “sorority”, in nome della quale la struttura era stata creata, si trasformi ogni sera in un luogo esposto alle frequentazioni di gangster e aspiranti “protettori”.

pensione-stellineLa lista di nomi illustri che hanno soggiornato nel corso della loro carriera per periodi più o meno lunghi allo Studio è notevole: una storiella divertente vorrebbe che la stessa Marilyn Monroe proprio per pagare l’affitto della sua stanza abbia posato nuda per delle foto, contravvenendo in tal modo ai principi stessi sui quali lo Studio era stato fondato.

Nel 1975, comunque, l’ostello hollywoodiano per aspiranti attrici ha chiuso definitivamente, lasciando alla sola sensatezza di chi si appresta ad una carriera nel mondo dello spettacolo l’arduo compito di distinguere tra il bene e il male.

Chi lo desideri può, comunque, visitare ancor oggi la struttura ritenuta luogo di interesse culturale.

Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.