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UIL Frosinone: quasi 200 casi di infortunio da Covid-19 in provincia

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Anita Tarquini


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Dichiarazione del Segretario generale Tarquini

Riceviamo e pubblichiamo.

In dieci mesi le denunce di infortunio sul lavoro da Covid nel nostro territorio hanno raggiunto le 185 unità.

Rispetto alla nostra precedente elaborazione registriamo un ulteriore incremento di 75 persone che hanno contratto il pericolosissimo virus.
Il tetto dei duecento casi è ormai dietro l’angolo ed è facile prevedere che potrebbe essere superato entro la fine dell’anno.

Lo dice Anita Tarquini, Segretario generale della UIL di Frosinone, presentando il report che il sindacato ha elaborato su questa specifica tipologia di incidenti sui luoghi di lavoro.

Spiega Tarquini:

Dall’elaborazione dei dati INAIL relativi ai primi dieci mesi dell’anno constatiamo che dopo Roma con 2367 casi di infezioni contratte sul lavoro, il territorio ciociaro è quello che più sta pagando la seconda ondata della pandemia: rispetto allo scorso mese si registrano altre 50 nuove denunce tra le lavoratrici e 25 tra i lavoratori, che portano il totale da inizio anno a 185 infezioni contratte sul lavoro, cifra che pone la nostra provincia al secondo posto di questa triste classifica, prima di Rieti, 134, Latina, 126, e Viterbo, 122.

Il nostro territorio è al secondo posto anche leggendo i numeri in termini di differenza di genere: in dieci mesi infatti sono state 114 le donne che si sono ammalate di Covid sul lavoro, sono state 102 a Rieti, 74 a Viterbo e 67 a Latina.

A Roma, invece, le denunce al femminile hanno raggiunto le 1420 unità.

In termini percentuali i nostri numeri incidono per il 6,3 per cento sul totale regionale. Al 31 ottobre sono infatti quasi tremila le denunce pervenute all’INAIL da tutto il Lazio, a fine settembre erano state 1733.

Quelle mortali salgono a 17: una rintracciabile nel nostro territorio, due in quello pontino, 14 a Roma e nel suo hinterland. Da gennaio a ottobre nel Paese ci sono stati 66781 contagi professionali, 332 le morti.

Infermieri, medici, operatori sanitari e socio assistenziali i più colpiti.

La pandemia ha acuito difficoltà, ha fatto crescere le disparità tra le donne e gli uomini, ha inserito nella già precaria cornice della sicurezza sul lavoro un altro elemento di notevole rischio come il contagio.

Il quadro è sempre più allarmante. Ed è chiaro che non si può indugiare oltre: bisogna intervenire con decisione per dare il via a una nuova e moderna cultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.