I nostri vizi si travestono con i nomi più disparati e quasi sempre terminano con il suffisso “ismo”: scientismo, laicismo, storicismo, scetticismo, misticismo, psicologismo.
La ricerca della verità ogni volta ci chiama a lottare contro i fantasmi dei nostri pregiudizi e dei mille condizionamenti familiari, sociali e culturali.
È a partire da qui che forse si può intravedere al proprio interno, il proprio frammento di verità relativa, cosa che non significa a livello di valori e principi, sposare il concetto di “relativismo”, ma che è da intendersi pragmaticamente che ogni piccola e grande verità, ogni piccolo o grande avanzamento nel cammino della Luce, può avvenire “tecnicamente” soltanto nell’ambito del proprio relativo, cioè all’interno del proprio sentire, nel profondo della propria coscienza personale.
Altri approcci, è bene dirlo, preludono con statistica certezza alle più disparate e rovinose cadute in un mondo di suadenti ed ingannevoli proiezioni.
Ho una certa avversione ad un approccio sistematico. In parte connaturata alla mia cifra personale, in parte frutto della mia formazione. Tutto ciò che può essere descritto e comunicato attraverso parole è un’operazione ambigua per definizione, in quanto le parole trasmesse sono composte da significanti e significati. L’accezione di questi ultimi fatalmente viene filtrata dalla soggettività del ricevente. È l’eterno tema dell’arduo rapporto tra unità e molteplicità.
Lo spiega magistralmente un frammento del grande Sufi Al-Maghribi Mathnawi:
… Purifica il tuo sguardo se vuoi veder la purezza,
va via dalla buccia se vuoi vedere il nòcciolo:
se non distogli lo sguardo dagli aspetti esteriori
come potrai diventare un conoscitore di misteri?
Poiché ciascuna di queste parole ha un’anima
e sotto ognuna di esse v’è un mondo…
Tu cerca l’anima loro e passa via dal corpo,
lascia perdere il nome e ricerca il nominato:
non tralasciare alcun dettaglio,
finché diverrai Compagno a Verità.
Il mio suggerimento, quindi, è quello di ascoltare e pensare principalmente con il cuore. La cosa da fare, l’unica, è andare oltre lo specchio di Maya, oltre l’apparenza, per tuffarsi, forti del metodo iniziatico delle corrispondenze analogiche, al di là della lettera che ha il compito di ri-velare. Cioè velare ancora una volta la realtà per svelarla.
Non a caso il cartello che ad Occidente nel grado di Compagno richiama la conoscenza dei sensi umani, vista, udito, tatto, odorato, gusto, allude, in una dimensione traslata, ai sensi interni dell’adepto. Alla necessità di spostare i propri cinque sensi – 5 è il numero guida del grado – dall’esterno all’interno.
Per vedere dentro di sé. Ascoltare le proprie sensazioni sottili. Toccare il senso dei propri limiti e delle proprie capacità. “Annusare”, intuire, il profumo della verità, e assaporare la beatitudine di un’interiorità che scaturisce dal ritmo sacro di una coscienza conformata all’armonia del Rito.
Autore Hermes
Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.