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I fanatici del Pensiero Positivo

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I fanatici del Pensiero Positivo


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L’oscillazione naturale degli stati d’animo

Ho cercato frequentemente di coordinare in me stesso una conversazione con l’immagine della forza e con quella della fragilità, ondeggiando in modo altalenante tra la ribellione e il cedere le armi.
Trovo che sia naturale in tutti l’oscillazione degli stati d’animo e credo che sia proprio per questo motivo che sopporto ben poco quelli del “sempre positivi ad ogni costo”.

L’ondata patologica americana, priva di filosofia e molto incentrata sull’esaltazione, ha dapprima creato gli yes-men, per poi passare agli smile-men e concludere, almeno per il momento, con i leader-ridens.

Dal “yes si può tutto” si è arrivati al “ridete sempre e comunque” a forza di pacche sulle spalle e di un ottimismo che è diventato una specie di moda; e guai se non la segui, non saresti “in” quanto piuttosto “out” e anche di molto, quasi emarginato.

Ridere e sorridere, per alcuni fanatici dell’ottimismo obbligato, non sono gesti spontanei, bensì condizioni da costruire, come indossare un abito anche quando non è, in particolari situazioni, della misura giusta.
Ti sta stretto? Indossalo lo stesso che ti fa bene!

Che dire poi del leader-ridens? Lui deve mostrare tutta la sua sicurezza, la sua centratura in ogni occasione, e fingere che non esistano ombre, che non esista il buio, che non sia giusto lasciarsi trasportare dalla propria sensibilità e dai propri naturali sentimenti.

Cosa penso di tutto questo?
Capisco e comprendo un genitore che, trovandosi in difficoltà, per non creare paure e ansietà nei figli, finge che tutto vada bene; si tratta davvero di un gesto amorevole.

Non lo trovo producente in quelle figure che, in realtà nevrotiche interiormente, vogliono dare un aspetto di sé sempre sopra le righe, come se nulla le tocchi.

Se ciò fosse vero avremmo a che fare con individui privi di anima, incapaci di soffrire per le pene altrui e quindi inaffidabili maestri di vita.

Il mio invito se può farvi piacere?

Mai negare la tristezza, poiché ha una propria profondità. Meglio utilizzarla per crescere interiormente, piuttosto che fingere che non esista, poiché mentendo a noi stessi potremmo, un giorno, pentirci amaramente nell’accorgerci che, invisibilmente ai nostri occhi, è cresciuta così tanto da non saperla più affrontare con successo.

Tratto dal Corso Naturopatia dell’Anima – Counseling Filosofico

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.