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Marta cucina per il Massone incappucciato

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Massone


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Lei si chiama Marta, una donna piena di cuore per la famiglia e di talento per l’arte culinaria. Quella delle sue radici. Imparata da nonna Maria. Lui, Pietro, un uomo analitico e riflessivo, appassionato di scherma e sempre pronto a dar man forte alla moglie. Sono la mamma e il papà del giovane Fr. M..

La prima volta che li ho incrociati, indaffarati ai fornelli nella grande cucina della nostra Casa Massonica, non ho colto il vincolo di parentela che li lega a M.. Lui mi era sembrato un fratello “qualsiasi”. Simpatico, gioviale. E lei, figura accogliente e rassicurante, una “di casa”, incaricata da qualcuno dei nostri di occuparsi della cucina. E invece no.

Ed è proprio qui tutto l’intrigante della storia. Una bella storia di cucina, di dialogo e di Massoneria. Una congiunzione planetaria meravigliosa ha legato al nostro eggregore a quello altrettanto potente di una famiglia “normalissima”, lontana anni luce dal nostro mondo. Due genitori di sicuro attraversati da qualche pregiudizio sull’Istituzione e un po’ preoccupati per la scelta del figlio di farsi Massone.

Ma tutto si è risolto all’insegna di serietà, senno, benefizio e giubilo. Tantissimo, giubilo. Insomma, mentre M. è concentrato come tutti noi, sulle nostre “inconfessabili” pratiche: quadri di loggia, segni, ordine, batterie, tavole (architettoniche), mamma Marta e papà Pietro rimestano, “sminestrano”, assaggiano, aggiustano di sale in cucina.

Qualche voto lo devo dare. Superbo il pollo con i peperoni. Da leccarsi le dita i rigatoni pomodorini, rucola e guanciale. Dolcissime e asciutte le patate al forno. Proustiana la crostata classica e golosi i pan di Spagna al mascarpone cioccolato e caffè.

Che dire? Quella tra la Massoneria e i genitori di M. è una convivenza “commovente”, quasi come la bontà del cibo. I due, dopo l’incarico ricevuto hanno conosciuto la Massoneria direttamente nel suo ventre. Hanno ri-conosciuto i fratelli come persone, hanno incrociato e scambiato con loro sorrisi, commenti.

Forse hanno capito che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge. Anzi, si sono resi conto che quel diavolo, nell’immaginario sempre incappucciato, non è neppure un diavolo. Ma è uno come loro: con due occhi, un naso, una bocca.

E con una voce amica che, dopo un pranzo coi fiocchi, sa dire a Marta:

Signora, bravissima! Ha preparato un pranzo davvero giusto e perfetto.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.