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Il Salmo 133 e il suo significato spirituale

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Salmo 133


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Un’orazione cara a Templari e Massoni

Una manifestazione di religiosità comune a numerosi “credo” è nota come salmo.

Il termine deriva dal latino tardo psalmus, e questo dal greco ψαλμός che a sua volta traduce l’ebraico mizmōr ‘canto con accompagnamento’ con il salterio, uno strumento musicale di forma trapezoidale con tredici archi introdotto in Europa dopo le Crociate.

Il libro dei Salmi, Salterio ed in ebraico ‘Tehillim’, è una raccolta di 150 composizioni poetiche, inni e lodi, costituente l’espressione dell’anima ebraica nelle preghiere. Attribuiti a David, Asaf, Salomone, Mosè ed altri, sarebbero stati composti dal X secolo a.C. in poi ed esprimono sentimenti e circostanze diversi ma con profonda gentilezza.

Il canto delle salite di Davide o salmo 133 in alcuni rituali Massonici è utilizzato in camera di Apprendista, a sottolineare l’inizio del percorso di ascensione nel sentiero spirituale, nelle operazioni di catena, e per ricordare i Maestri Passati

Canto delle salite di Davide.
1 Oh com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
2 È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
3 È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.

È uno degli ultimi salmi delle ascensioni, le preghiere che scandivano il pellegrinaggio delle dodici tribù di Israele a Gerusalemme. È indicato, perciò, come “canto dei pellegrinaggi”, che ci riporta a quei periodi dell’anno in cui le famiglie da ogni parte di Israele si mettevano in cammino per recarsi nella grande città, Gerusalemme, in occasione delle feste principali prescritte dalla legge, Azzimi / Pasqua, Pentecoste e Festa delle capanne.

Durante l’anno, ognuno svolgeva la propria vita, nella propria città, pensando ai propri affari, ma in quelle occasioni ogni attività lavorativa cessava per il tempo prescritto e tutti erano concentrati sulla lode, l’adorazione e la comunione fraterna. Esso esprime bene la gioia di ritrovarsi insieme, nel Tempio, davanti al Volto di Dio.

L’interiezione ‘Oh’ sottolinea ammirazione e sorpresa per segnalare l’eccellenza dell’Amore Fraterno. Per gli ebrei di un tempo, la parola ‘fratello’ aveva un significato molto profondo poiché essi riconoscevano la loro comune fraternità ‘vissuta in unione’ nei giorni di viaggio. Allo stesso modo la Massoneria insegna l’esperienza di vivere e procedere insieme come un’unica famiglia verso il Tempio Spirituale.

Storicamente il Salmo 133 è il preferito dall’Ordine del Tempio. Noto anche come il Salmo della Vita Fraterna, aveva uno spazio assolutamente preminente per il Cavaliere Templare nei numerosi momenti di preghiera che, secondo la Regola scritta da San Bernardo di Chiaravalle, scandivano i ritmi della giornata, ma era declamato anche prima della battaglia.

Breve ed intenso, recita:

Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!

Il primo verso esprime, sul piano materiale, la gioia della vita fraterna di un ordine monastico militare, nel quale erano comuni il piatto dove si mangia, il mantello o la corazza. Ricordiamo, infatti, che il Cavaliere non era proprietario di nulla, nemmeno delle sue vesti e quindi non crescevano sentimenti di divisione, di invidia o di ricerca di privilegi, in quanto accettare la Regola significava annullare ogni proprietà materiale, a vantaggio della vita comune. Esprime sul piano psichico, dell’anima, la condivisione di valori di amore fraterno oltre i confini della cristianità.

La casa è il mondo ed i Fratelli sono tutti coloro che pregano un Dio dell’Amore per la visione di una Fratellanza Universale aperta al dialogo interreligioso con l’Islam; visione di cui l’Ordine del Tempio aveva via via acquisito sempre maggiore consapevolezza.

Si affianca al tradizionale voto monastico tripartito di obbedienza, castità e carità, il voto dello ‘stare in armi’, ben simboleggiato dal Sigillum consuetum dell’Ordine, che raffigura un cavallo sormontato da due Cavalieri. Ma è in genere la Tradizione Monastica, che nelle varie Regole cita esplicitamente questo Salmo.

A chi obietta che monaco vuol dire solitario, perciò avulso dalla comunità, il Vescovo d’Ippona risponde:

Cosa significa la parola monaco? Mònes: solo. Monaci sono coloro che vivono insieme in modo da formare un cuore e un’anima sola.

Essere fratelli, vivere insieme: in un’epoca segnata più che mai dall’individualismo, diventa difficile apprezzare la bellezza di parole così semplici e, allo stesso tempo, così profonde, pregne di valori che ormai, quasi, non ci appartengono più.

Cita il secondo verso:

È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste.

L’olio profumato è un olio speciale, usato al momento della consacrazione di Aronne come sommo sacerdote, Le 8:12, quando versato sul suo capo, scese su barba e vestiti. Aaron era membro della tribù di Levi, il fratello maggiore di Mosè e il suo collaboratore principale che ha il suo peso nella tradizione biblica per il carattere di patriarca e fondatore della classe sacerdotale degli ebrei.

Il riferimento ad Aaron è corretto, dal momento che fu unto come Sommo Sacerdote da Mosè davanti al popolo eletto nel tragitto dall’Egitto verso la terra promessa.

L’olio utilizzato per la santa unzione era molto speciale, una fragranza rara sulla base di mirra e di oliva, usato per ungere re e sacerdoti e neofiti o coloro che aspiravano a qualche iniziazione. L’olio ha un valore straordinario sotto tutti gli aspetti. La comunione è come quell’olio: profumato, fragrante, sigillo di un momento solenne. Come quell’olio servì a consacrare Aronne, così la comunione dei fratelli, l’armonia, l’amore tra di loro è il sigillo della loro consacrazione a Dio. È il simbolo di unità e di amore tra i fratelli.

Se qualcuno è stato il benvenuto, l’olio è stato versato in abbondanza e liberamente fatto scorrere dalla testa ai piedi, attraverso la barba, al collo e sulle vesti. L’olio di profumo ha dato all’ambiente un odore rinfrescante.

La barba e i capelli lunghi erano tratti distintivi tra gli ebrei. La barba era un segno di venerazione e di virilità, simbolo di austerità morale.
Gli Israeliti hanno sempre mostrato particolare apprezzamento per l’ornamento del mento, eliminarlo era segnale di dolore profondo.

L’ultima immagine è quella della rugiada copiosa che caratterizzava il monte Hermon lontano da Gerusalemme ma rilevante per l’esistenza di Israele, fonte di fertilità e vita, in contrasto con l’arido monte Sion. Il suo nome significa ‘che può essere visto da lontano’; durante la calura estiva, quando il resto della regione è in fiamme, la neve che copre la montagna è visibile da molti chilometri di distanza

La neve è la ‘rugiada di Hermon’, e alimenta il fiume Giordano. È da lì, in quei momenti di comunione solenni e gioiosi, che il Signore benedice il popolo di Israele di generazione in generazione. Il monte Sion, chiamato anche il monte di Dio, fu scelto dal Signore per essere la sua casa per tutti. La ‘rugiada Hermon’ è esteriore e visibile mentre l’acqua del Monte Sion scaturisce da fonti sotto terra offrendo un’immagine di suggestivo simbolismo.

La benedizione rappresenta tutto ciò che è buono e viene donato.
In ebraico si indica con la parola ‘berakak’ che deriva da ‘Berek’, che, a sua volta, significa ginocchio. La benedizione e l’invocazione della grazia di Dio sulla persona che lo riceve, devono essere chieste con umiltà, Dio è venerato in ginocchio.

Per i semiti, la benedizione ha la sua forza ed è in grado di produrre salute perché risveglia il potenziale energetico attraverso la parola circondata da vibrazioni, di energia dinamica e magia, come si legge nella Genesi 49:25:

l’Onnipotente vi benedica con la benedizione del cielo, con la benedizione del profondo che si trova sotto, con la benedizione di seni e ventre della madre.

In sintesi è

… Là il Signore ha comandato la benedizione e la vita per sempre…

La benedizione che tutti noi dovremmo cercare è il frutto di unione fraterna, è il dono spirituale, è la vita eterna.

Il Salmo 133 contiene il simbolo dell’amore fraterno ed è stato scelto per rappresentare l’unione universale della Massoneria.

Autore Alfonso Oriente

Alfonso Oriente, nato a Napoli il 13/06/1965, è Professore di Reumatologia e Riabilitazione Reumatologica presso l'Università Federico II di Napoli. Ha compiuto ricerche in campo immunologico per diversi anni presso la Johns Hopkins University negli Stati Uniti. Appassionato di esoterismo, letteratura, musica rock e jazz, considera il suo vero hobby riuscire a scrivere di queste cose insieme.