Come vendere un milione e mezzo di dischi e contemporaneamente darsi la zappa sui piedi
Le misure restrittive per il Covid-19 impongono quest’oggi, per la mia rubrica Alta Fedeltà, di tenere un profilo basso, sotto le righe. Questa è una storia triste, anche se fa ridere.
Dunque. Penso che già dal titolo abbiate intuito il protagonista, ma facciamo finta che non l’avete capito, così ve lo introduco per bene.
Si tratta di un artista che voi oggi lo vedete così, e oggettivamente la sua storia fa un po’ ridere (l’avevo già detto?), eppure a metà degli anni ’60 era sulla cresta dell’onda e aveva un grandissimo seguito di fan, che ammiravano l’artista, e soprattutto di donne, che sbavavano per quel bel gallese in grado di allietare la vita mondana della capitale. La cosiddetta dolce vita. Sì, perché Paul Bradley Couling è il primo caso di artista anglosassone che deve il suo successo prevalentemente all’Italia.
Ma andiamo con ordine. Anzitutto, il suo nome di battesimo non vi dice niente, e avete ragione. E se vi dicessi che è diventato famoso nello Stivale con il nome d’arte Mal?
Smettetela di nitrire! Non è ancora il momento di parlare della sua rovina. Prima, lasciate che vi parli dei successi di Mal dei Primitives, perché credetemi: ne ha avuti.
Non è chiaro quando inizi la carriera di Mal, che all’epoca, come detto, si chiamava semplicemente Paul. Pare che un giorno, al matrimonio di sua sorella, abbia preso il microfono – probabilmente sbronzo come solo un gallese sa essere – e si sia messo a cantare, allietando i presenti – probabilmente sbronzi anche loro. Da lì l’ideona: mo’ mi metto a fare il cantante.
Solo che insomma, lui viveva nel Regno Unito nel pieno dei favolosi Anni Sessanta. C’erano i Beatles, e migliaia di band e cantanti che imitavano i Beatles, così per il povero Paul riuscire a emergere era come vincere un terno al lotto.
Pertanto arriva la grande decisione: prima di tutto, Paul cambia nome e si fa chiamare Mal Ryder. Secondariamente, visto che andavano tanto di moda le band, ne fonda una alla quale dà come nome The Spirits. Infine, la decisione più ardita: andare a cercare fortuna in Germania, proprio come i Beatles prima di diventare famosi. Mal Ryder & The Spirits avranno un discreto successo fra i teteski di Cermania e si esibirà anche allo Star Club, che alcuni anni prima aveva ospitato le performance dei Beatles prima di diventare i Beatles.
Ma al ritorno in Inghilterra, la band si scioglie perché il chitarrista ha deciso di sposarsi e di ritirarsi a vita privata. Mal, che è capa tosta, non demorde e viene a sapere che a Londra c’è una band, chiamata The Primitives, che ha seri problemi di organico: il poco successo ha convinto parecchi dei suoi membri che la carriera musicale non era arte loro. Ed ecco il colpo di genio: Mal si propone di rifondare i Primitives, recupera i membri superstiti degli Spirits e si erge a leader della rinnovata band.
Dopo una breve tournée in Norvegia, la svolta. I Primitives si stanno esibendo a Soho, in uno dei tanti club, durante una delle tante serate londinesi. Ma quella non sarà una delle tante serate per Mal, perché gli svolterà la vita.
Quella sera in quel locale sono presenti due italiani: Gianni Boncompagni, e Alberigo Crocetta – il cui nome non vi dirà niente, ma era il proprietario del Piper, il più famoso club di Roma e forse d’Italia.
I Primitives verranno scritturati per una serie di spettacoli al club di Crocetta, e poco dopo con l’etichetta Piper, distribuzione ARC, che era una casa discografica satellite della RCA, pubblicheranno un album.
A quel punto però, la casa discografica decide di puntare su Mal a causa del suo grande successo fra il pubblico femminile. I Primitives diventano quindi la banda a supporto della nuova stella del firmamento romano, Mal dei Primitives.
Il successo è immediato, e grande. Le prime hit sono ‘Bambolina’, 1967, e ‘Tu sei bella come sei’ del 1969, con la quale Mal partecipa al Festival di Sanremo. Ma è del 1970 la canzone forse più rappresentativa di Mal – prima di quella che poi sarà La Canzone di Mal – e cioè ‘Pensiero d’amore’, che in verità è la cover di ‘I’ve Gotta Get a Message to You’ dei Bee Gees. Comunque sia, Mal si piazza al primo posto in classifica, ci resta per un mese e grazie a questo brano diventa perfino il protagonista di un film omonimo della canzone, un musicarello, come si usava a quei tempi, per la regia di Mario Amendola.
È il climax della carriera di Mal, che a quel punto ha tutto: successo, fama, donne.
Gli anni ’70 confermano il grande momento del cantante gallese, che continua ad alternare con maestria nuovi dischi e partecipazioni a film musicali, oltre che collaborazioni con i più importanti artisti del tempo: Patty Pravo, Mogol, Paolo Conte, i Nomadi.
Nel 1975 ritorna in cima alle hit parade con la versione in chiave moderna di ‘Parlami d’amore Mariù’ di Vittorio De Sica. Ma quando tutto lascia presagire che la carriera di Mal continuerà fra orge di soldi e riconoscimenti, arriviamo all’anno del non ritorno.
Modestamente è l’anno in cui sono nato io: il 1977.
A Mal viene proposto di cantare la sigla di un telefilm che ha per protagonista un cavallo. ‘Furia’ sarà il titolo sia del telefilm che della canzone, e a dirla tutta sarà un successo enorme, ancora più grande di quello avuto fino a quel momento: grazie al cavallo del West, infatti, Mal venderà 1.600.000 dischi in pochissime settimane.
A quel punto, la sliding door.
Sempre nel 1977 a Mal sta per accettare di tornare a Sanremo con un nuovo brano, ‘Bella da morire’. Solo che i suoi discografici – vatti a fidare degli altri! – gli suggeriscono di lasciar perdere, perché la canzone vale poco e, soprattutto, il filone delle sigle per programmi per ragazzi è ancora inesplorato, ma molto redditizio. Vedi Nico Fidenco.
Quando si dice la scarsa lungimiranza: ‘Bella da morire’ sarà interpretata dagli Homo Sapiens, che vinceranno quell’edizione del Festival!
Furia mi ha rovinato la vita!
avrà da lamentarsi Mal, qualche anno più tardi.
Da Furia in poi, inizia la fase discendente della parabola. Mal sforna altri album (non per ragazzi) ma ormai è bruciato, nessuno lo prende più in considerazione. Prova a tornare a Sanremo, ma niente; pubblica dischi con il suo vero nome, per non essere associato a quel cavallo della malora, ma niente. Mal è, e sarà sempre, quello di Furia il cavallo del West.
Nel nuovo millennio tuttavia Mal verrà riesumato da Claudio Baglioni per la trasmissione ‘L’ultimo valzer,’ dove impersona il computer MAL 9000 (parodia di HAL 9000 di ‘2001: Odissea nello spazio’). Sfruttando la rinnovata notorietà, Mal parteciperà ad alcuni reality, La fattoria, o programmi televisivi, Premiata Teleditta.
Torneranno anche le soddisfazioni musicali, come il Premio Italia alla Carriera ritirato nel 2014 e un album di discreto successo, nel 2017, dal titolo ‘La donna che c’è in te’. E, quasi lo dimenticavo, sempre nel 2017 un nuovo singolo. Volete sapere il titolo? ‘Benjamin (il nipote di Furia)’.
E adesso potete nitrire!
Autore William Silvestri
Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.
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