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Garante vittime reato Lombardia su rivolte e disordini nelle carceri

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Elisabetta Aldrovandi


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Aldrovandi: ‘Il sovraffollamento carcerario si risolve in un solo modo: sfruttando le carceri costruite e mai utilizzate’

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.

In merito alle rivolte dei detenuti organizzate in varie carceri italiane, tra cui anche quello di San Vittore a Milano, e riguardo all’impegno del Presidente del tribunale di sorveglianza meneghino di scrivere coi detenuti una lettera al Ministro della Giustizia per sollecitare modifiche normative utili a contenere il problema del sovraffollamento carcerario, interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, garante per la tutela delle vittime di reato per la Regione Lombardia e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime:

Non vorrei che l’intervento normativo auspicato dal Presidente del tribunale di sorveglianza si traducesse in misure che estinguano in tutto o in parte la pena residua dei condannati, poiché non è con provvedimenti come indulti o amnistie che si risolve un problema sistematico nelle nostre carceri, che è quello del sovraffollamento.

I detenuti hanno diritto alla dignità e alla tutela della loro salute, e certamente godere di spazi inferiori a quelli dovuti non aiuta la riabilitazione né la rieducazione.

Ma neppure ipotizzare di ricorrere a liberazioni anticipate perché non c’è spazio negli istituti di pena è la soluzione. Una soluzione spesso adottata in passato e che ha consentito di liberare anzitempo pericolosi delinquenti, come assassini e stupratori, senza un adeguato controllo circa l’effettiva riabilitazione.

L’unico modo per contenere il sovraffollamento carcerario è mettere a regime alcune delle 38 carceri costruite sul territorio nazionale, da nord a sud, e mai utilizzate. Questo è un problema che si risolve soltanto investendo risorse adeguate immediate, per le strutture e il personale.

Il tutto, nel pieno rispetto del diritto costituzionale del condannato a una pena giusta e rieducativa, e nel rispetto del diritto delle vittime a evitare, anche per chi commette gravi reati, liberazioni anticipate indipendenti da un effettivo merito.

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