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Salvatore Monaco: una promessa intellettuale tutta partenopea

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Salvatore Monaco


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Intervista all’autore del libro ‘Sociologia del turismo accessibile’

Ci eravamo lasciati con il Dr. Monaco, lo scorso 22 gennaio 2020, presso la Libreria Ubik in via Benedetto Croce, n. 28, a Napoli, per la brillante presentazione del testo scientifico ‘Sociologia del turismo accessibile’, PM Edizioni.

Ad un mese dal suo esordio letterario, in qualità di unico autore del precitato testo, lo ritroviamo oggi ai nostri microfoni davanti ad una tazza fumante di caffè e un latte macchiato, in un bar del centro storico di Napoli.

Monaco è attualmente cultore della materia in Sociologia del Turismo presso i Dipartimenti di Scienze Sociali e Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché collaboratore scientifico di OUT – Osservatorio Universitario sul Turismo e dell’Osservatorio LGBT.

Dr. Monaco ci può spiegare il concetto di turismo dal suo angolo prospettico, accademico e non solo?

Il turismo deve essere inteso come un diritto, un diritto di cittadinanza; nella società contemporanea esso non è più soltanto una forma di evasione dalla routine quotidiana, ma è anche e soprattutto un momento fondativo dell’identità dell’individuo, perché entra in contatto con altre realtà, accrescendo quindi il proprio capitale sociale e identitario.

Fatta questa doverosa premessa, va da sé che chi rimane escluso dalla possibilità di far turismo, in qualche modo vive una forma di inaccessibilità e, quindi, la sua partecipazione alla vita sociale è limitata.

La mia idea per il testo che ho presentato lo scorso mese è stata proprio quella di passare in rassegna i diversi ostacoli al turismo, cercare di capire quali sono le strategie adottate nel tempo, per poterli superare e, dunque, combattere o almeno arginare, con una buona prassi.

Quali sono gli ostacoli o le barriere che impediscono il fluido accesso al turismo?

In primis le barriere tangibili, i cosiddetti ostacoli architettonici, e poi quelle culturali e sociali come l’inaccessibilità turistica di determinate categorie identitarie.
Mi spiego.

Le persone con disabilità, ad esempio, specificando come questa tipologia di soggetti non sia interessata solo da disabilità motoria, ma anche di quella che definisco “disabilità invisibile”: la sordità, la cecità, la disabilità cognitiva.

Poi esistono altre disabilità legate al contesto sociale e culturale, come quelle afferenti all’identità di genere, il genere e all’orientamento sessuale.

Il messaggio che lei vuole lasciar veicolare attraverso il suo testo?

È un messaggio che riguarda la mancanza, almeno nel nostro Paese, di una cultura dell’accessibilità turistica, in quanto vi è un’assenza di concertazione scaturente dall’inesistenza di linee guida a livello nazionale e, purtroppo, anche la geografia dell’accessibilità è abbastanza frammentata: ecco perché ci sono città che spiccano sotto determinati profili e poi sono manchevoli sotto altri.

Bisognerebbe immaginare degli interventi programmatici; pensi che a volte gli stessi operatori turistici non sono preparati e non sanno come comportarsi in determinate situazioni.

Attualmente a cosa sta lavorando?

Sono assegnista di ricerca presso l’Università di Bolzano e sto collaborando ad un progetto che riguarda la genitorialità in condizioni di incertezza cui partecipano quattro università: quella della Calabria, migrazione forzata, di Trento, alta conflittualità, di Trieste, povertà, e di Bolzano, appunto, dove io mi occupo di famiglie LGBT in collaborazione con il mio tutor, il Prof. Urban Nothdurfter, docente di Servizio Sociale, insieme al quale abbiamo deciso di studiare e approfondire tutto l’acronimo LGBT.

Qual è, secondo lei, la lettera più complessa dell’acronimo LGBT?

In realtà sono tutte molto complesse, ma quella peculiare è la lettera “B”, e cioè quella afferente alle persone bisessuali. Non ci sono molti studi in merito e mi piacerebbe approfondire questa tematica sia nell’ambito della genitorialità, ma anche e soprattutto come categoria identitaria, perché credo che ci sia una minoranza all’interno di una minoranza!

Non c’è una letteratura sul tema, molto probabilmente per una questione di invisibilità statistica, in quanto risulta difficile trovare individui che si raccontino genuinamente su questa tipologia di orientamento sessuale e poi, anche politicamente, non c’è molta visibilità che inevitabilmente si riverbera anche nell’ambito della ricerca scientifica.

Purtroppo, la bisessualità è vista spesso come una forma di trasgressione e, quindi, non è ritenuta meritevole di attenzione scientifica, anche da chi è addetto ai lavori; atteggiamento che certamente non condivido. Infatti, è proprio la mia curiosità che mi porta a ricercare e approfondire ruoli e ambiti non molto diffusi ma che sono maggiormente di nicchia.

Al di là dei suoi meriti professionali nell’ambito accademico, come si racconterebbe alle persone interessate alla sua figura, non solamente intellettuale?

Come dicevo, sono in realtà una persona molto curiosa e che soprattutto ama la città in cui vive; sono napoletano e ho un fratello che vive a Barcellona, il quale mi ha più volte invitato a trasferirmi da lui in Spagna. Ma la mia idea è che bisogna provare a fare qualcosa nel posto in cui si è nati, nel proprio Paese; provarci almeno e stare a vedere cosa succede!

Bisogna arginare questa fuga di cervelli dall’Italia, perché le cose si possono concretizzare anche qui, nel nostro contesto sociale e culturale. Per il resto, sono molto riservato, ma  ho sempre un occhio sul mondo e su ciò che mi vive intorno; la mia natura resta ed è quella di un ricercatore.

E così, dopo un caffè e un latte macchiato, ci salutiamo nell’attesa di un prossimo lavoro che certamente accrediterà il nostro autore come una promessa intellettuale tutta partenopea!

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".