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Bimbi e Smartphone?

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Bimbi e Smartphone?


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Viaggio in un rischio troppo trascurato!

Erano seduti in metropolitana come se si fossero sistemati in ordine di altezza; padre, madre e figlioletta, tutti con uno smartphone e la testa rivolta sullo schermo, a sentenziare l’assenza di ogni altra presenza.
Non si può apprendere la partecipazione emotiva senza il dialogo reciproco in carne ed ossa.

Per i bambini piccoli non c’è nulla di più interessante delle persone, se non li si condiziona con la tecnologia.

Perfino l’infante, in grembo materno, è risaputo scientificamente, sposta la testa seguendo lo stimolo visivo, proiettato verso la parete addominale, quando tale stimolo ha le sembianze di un viso.

Prima ancora della nascita i bambini imparano i suoni della propria lingua madre.
Se i genitori iniziano da subito a parlare con i neonati, tanto più saranno in grado di sviluppare la capacità comunicativa alla tenera età di soli diciotto mesi. Nel primo anno il piccolo osserva la bocca dei genitori, quando parlano tenendoli in braccio, per comprenderne meglio i suoni. Smettono di osservare le labbra di mamma e papà solo dopo otto mesi, a meno che non siano bilingue. In tal caso prolungano l’osservazione fino a circa un anno.

Comunicare in abbondanza con le chat riduce enormemente la capacità di dialogare a viso aperto. Io stesso mi rendo conto di quanto sia diminuita la propensione al dialogo rispetto a quando insegnavo venti anni fa.

Ricordo che dicevo: “Ci sono domande?” e nei gruppi di ascolto si sollevavano molte mani, desiderose di intervenire. Oggi, sempre più spesso, vedo alzarsi a fatica una sola mano, a volte due o poco più. Sono aumentati a dismisura l’ascolto passivo e la paura di esporsi, di parlare in pubblico.

Perciò prendiamo nota:

La partecipazione emotiva, il dialogo, la comunicazione, si sviluppano con l’addestramento. E se oggi, un adulto, ha avuto la “fortuna – sfortuna” di non poter usufruire in passato degli smartphone, non è così per chi è giovane e nemmeno per i più piccoli.

Un bambino che viene lasciato solo con il televisore, o con un tablet, non crescerà con uno spirito di osservazione su larga scala, bensì a campo molto ristretto.

Non si abituerà a parlare con le persone, bensì con gli schermi.
Sarà bravissimo a livello tecnologico, ma perderà la sua capacità di emozionarsi e di apprendere una quantità elevata di parole.

La tecnologia si frappone fra il Bambino e il Mondo. I media sono un mezzo, un tramite.
I media non sono l’IM-MEDIATO, sono esattamente il contrario.

Si possono conoscere tutti, ma senza l’immediatezza, pur avendoli vicini, rimarranno emotivamente distanti e lontani dai nostri reali sentimenti.

Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.