Tra internet e la noia
Come al solito al mattino presto, in auto, ascolto una particolare emittente radiofonica, la quale propone quotidianamente sondaggi. Quello di questa mattina riguardava il mondo dei social.
Positivo? Negativo? Fa bene? Fa male?
Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti.
Arriva un messaggio vocale che recita più o meno così:
Cerco una fidanzata No-Social! Non se ne può più! Sono tutte lì con sto coso in mano (non ha specificato il coso ma credo che non si possano fare errori in questo caso) in tutte le occasioni, e che stiamo insieme a fare allora!?
Ora, vorrei evitare le tipiche battute su ciò che preferirebbe tenesse in mano la sua fidanzata e, piuttosto, chiedere anche a voi che cosa ne pensiate.
Voglio dire, è pur vero che internet è diventato per molti un vizio, ma quanto dovrebbe essere bravo un partner, da non dover rendere così noiosa l’atmosfera per poi far sì che la fidanzata/o non si rivolga allo smartphone per avere un po’ di compagnia?
Oppure, diversamente, non c’è entusiasmo che tenga, poiché la noia è dovuta proprio al fatto che, con quel coso in mano, si diventa sempre più spenti e privi di emozioni, tanto che il mondo circostante non ha più valore, dal momento che è preferibile osservare i piccoli mondi ridotti al minimo, contenuti nello schermo?
Il problema non è di poco conto, e se ne parla sempre più spesso.
Esco perciò dal sondaggio radiofonico aggrappandomi a quell’unico commento che mi ha dato da pensare.
La noia!
Se mi emoziono solo con quel “coso” in mano, ci sarà qualcosa che non va in me?
Di quale altro “coso” mi dovrei occupare?
Possono bastare i divieti di un partner, di un genitore o di un amico, ad impedire il dilagante utilizzo di internet, o devo cambiare me stesso imparando ad usarlo solo quando è davvero utile?
Come nel film ‘Perfetti Sconosciuti’ non sarà che abbiamo ormai tutti una “scatola nera” dove contenere le faccende più segrete e più intime, cioè quelle emozioni che non riusciamo più a trovare nel mondo reale?
Che poi, per dirla tutta, ma è proprio vero che mondo reale e mondo virtuale siano sempre così diversi e così distanti tra loro?
O piuttosto il mondo della rete, più semplicemente, amplifica e dilata quel che io sono in realtà?
E se fosse invece un vizio come un altro? C’è chi non può fare a meno delle sigarette, del gioco d’azzardo, dell’alcol, della droga e, ora, si aggiunge la sudditanza della social-vita?
Qualunque sia la motivazione il problema c’è, ed è evidente.
Ma il problema più grosso ancora è che la maggior parte dei “sudditi” non se ne rende conto.
Avete mai sentito raccontare, per esempio, da un vostro amico:
Sono andato dallo psicologo perché ho sviluppato una patologia da smartphone!?
No vero?
Bisognerà che qualcuno si prodighi per stimolare la coscienza, la consapevolezza che non stiamo solo usando uno strumento elettronico, bensì che ne siamo anche schiavi e, in più, annoiati senza saperlo.
Non credo di sbagliarmi dicendo che occorra una nuova specializzazione in campo terapeutico.
Sui bigliettini da visita dovremmo presto poter leggere:
Dott. Rossi Giovanni, psicanalista, specializzato in ansia, depressione, stress e dipendenza da social.
Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
- Web |
- More Posts(307)