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Per gioco, per il teatro e ‘Per amor di Isabella’

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'Per amor di Isabella'


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Ennesimo incanto al Nouveau Théâtre de Poche, dove gli allievi del primo anno dell’E-Laboratorio si cimentano nella commedia dell’arte

Ieri, 19 luglio, ore 21:00, presso il Nouveau Théâtre de Poche, via Salvatore Tommasi, 15, Napoli con lo spettacolo ‘Per amor di Isabella – Studio sulla Commedia dell’Arte, con gli allievi dell’E-Laboratorio del Théâtre de Poche’, abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione tangibile di come il gioco sia una componente essenziale di ogni pièce di successo.

Sì, perché questa piccola ma suggestiva grotta a pochi passi dal MANN, in cui si è immersi in un’atmosfera da sogno, è forse uno dei pochissimi palcoscenici napoletani in cui il tempo si ferma davvero e ci si ricarica di energie positive mentre si assiste al rinnovarsi della magia del teatro.

Come ci aveva sottolineato qualche anno fa in un’intervista Peppe Miale, direttore artistico insieme a Sergio Di Paola e Massimo De Matteo di questa incantevole sala al cui successo contribuiscono altri ottimi attori, tra cui Leda Conti e Lorena Leone, quella che era, un tempo, la bottega di un fabbro, è rimasta, nella sua essenza, l’officina in cui imparare un mestiere, scolpire la personalità, forgiare il carattere, levigare la sensibilità, indirizzando il talento verso il proprio sbocco naturale di artigiano dell’Arte. Insegnamenti, a ben vedere, che sono poi quelli dell’immenso Lucio Allocca, cui il de Poche deve molto in termini professionali oltre che umani.

La filosofia del de Poche, come abbiamo più volte rimarcato, è riassumibile, nella splendida frase del genio austriaco naturalizzato statunitense Max Reinhardt:

Il teatro è il rifugio per tutti quelli che hanno nascosto in qualche ‘tasca’ la loro infanzia, per poter continuare a giocare, di quando in quando, fino alla fine della vita.

E, appunto, quella di ieri sera è stata la riconferma di come passione, impegno, estro, spirito di sacrificio debbano fondersi nel gioco e nel divertimento per riuscire ad emozionare, far riflettere, coinvolgere il pubblico, che, per tutto il tempo della rappresentazione, ha riso sonoramente, interrotto di continuo la recita con applausi scroscianti, incitato i giovani allievi del primo anno del corso dell’E-laboratorio.

E se solo qualcuno di loro appare ancora acerbo e a tratti tentenni, dà comunque prova di aver colto il significato dell’improvvisazione teatrale, riprendendo subito il polso della situazione, cosa per niente affatto scontata, a maggior ragione considerando che si tratta di un percorso triennale, in cui ciascuno avrà modo di crescere e migliorarsi ulteriormente.

Ognuno segue a dovere le impeccabili indicazioni di regia del geniale Sergio Di Paola.

Non ce ne vogliano gli altri giovanissimi attori, ma una menzione a parte la merita Nadia Bashir, ottima e credibilissima Corallina, che, quanto a movenze, recitazione e presenza scenica, si impone sul resto del cast.

Le bellissime coreografie, altro valore aggiunto, sono merito di Laura Zaccaria, che si occupa anche dell’aiuto regia oltre che essere docente di mimo, mentre gli affascinanti costumi, assolutamente in linea con l’essenza dello spettacolo, sono di Federica Calabrese.

Ma torniamo ai nostri giovani protagonisti Danilo Blaquier, Nadia Bashir, Anna Bihas, Christian D’Agostino, Salvatore Del Prete, Lino Florio, Daniele Illiano, Roberto Marigliano, Mario Russo, Chiara Zona, Fiorenza Zurolo. Nella recitazione danno prova di aver colto gli insegnamenti di Sergio Di Paola, loro docente di Commedia dell’arte che, nel secondo anno passerà ad una nuova materia, Clownerie.

L’invisibile filo conduttore tra Commedia dell’arte e Clownerie è prepotentemente presente in scena. Assistiamo, infatti ad un’incessante sovrapposizione di intrighi, raggiri, lazzi, imbrogli da cui scaturiscono esilaranti gag che vedono come assoluto protagonista Pulcinella, emblema di questo genere teatrale, che parla non per sé, ma per bocca di altri, espressione dell’ultraterreno:

Questo binomio maschera-soprannaturale trova il suo clou nella città di Napoli dove il culto dei morti è così venerato che il mondo dell’aldilà sembra che di là non sia mai andato e la maschera, in questo capovolgimento celeste, è quanto di più confusionario possa sembrare.

Parlo di Pulcinella.
Giuseppe Strino

Pulcinella, come da copione, si esprime in modo aspro, schiamazzante, prolisso, a volte indecifrabile e ricco di doppi sensi. La sua postura imperfetta viene resa eccessiva intenzionalmente ed autoironicamente, pur conservando, in alcuni momenti, come all’inizio e alla fine della rappresentazione, elementi di autentica grazia al limite della commozione, che evidenziano un sapiente uso di arte mimica.

Da sottolineare, inoltre, l’elegante riferimento aulico al mago Virgilio, che, nell’uovo che si schiude per dar vita alla maschera simbolo di Napoli, ha dato origine ad una delle leggende partenopee più affascinanti secondo cui la salvezza della città è racchiusa tutta nell’integrità della cellula primigenia nascosta nelle viscere di Castel dell’Ovo.

Ci vediamo anche un riferimento alchemico; Pulcinella nasce dopo un sabba di streghe, durante il quale le luci assumono come colore dominante il rosso, quello della Rubedo, appunto, l’ultima fase dell’Opera, che secondo alcuni potrebbe portare alla scoperta della Pietra Filosofale, quell’uovo da cui nasce la maschera.

Nel pieno rispetto della Commedia dell’Arte tutti i personaggi sono volutamente esasperati, caricaturati, parodiati, espressione polivalente dei differenti aspetti socio – antropologici riassumibili in quell’arcobaleno iridato che da sempre attraversa il cielo del capoluogo campano.

La Clownerie, invece, è evidente nell’ottimo utilizzo di tecniche di pantomima, improvvisazione, accenni di magia e giocoleria, ma, soprattutto nella capacità di sapersi mettere in mostra “scardinando” se stessi e i propri limiti.

Notevoli gli omaggi alla stregoneria, alle janare, al sacro, al profano che accompagnano dalla notte dei tempi le storie della città partenopea, in cui si è sempre di proposito giocato sulla coincidenza degli opposti.

Immancabile la tematica amorosa, elemento, fortunatamente onnipresente nell’esistenza stessa del Teatro. Amore idealizzato per l’oggetto dei propri pensieri o amore più concreto poco importa: purché ci sia. Ed ecco spiegata la presenza degli Zanni, di Colombina, dei Capitani e degli Innamorati, di Servi e di Padroni, che si scambiano anche i costumi, incarnando più personaggi.

Se si è partiti, insomma, da una “semplice” improvvisazione e, si badi bene, sempre rispettando le regole stesse che il gioco impone, sulla base dei canovacci originali di Andrea Perrucci tratti da ‘Dell’Arte Rappresentativa, Premeditata e all’Improvviso’, si arriva ad uno spettacolo completo, che vive di vita propria.

Al termine della rappresentazione ci congratuliamo con Sergio Di Paola per lo splendido risultato ottenuto e ci sentiamo di consigliare ai nostri lettori che hanno voglia di “giocare” con il teatro di iscriversi ai corsi dell’E-laboratorio del Nouveau Théâtre de Poche che saranno attivi dal prossimo autunno.

Nel frattempo, ricordiamo che i nuovi appuntamenti con ‘Per amor di Isabella – Studio sulla Commedia dell’Arte con gli allievi dell’E-Laboratorio del Théâtre de Poche’ sono per stasera 20 luglio, ore 21:00, e domani 21 luglio, ore 18:00, sempre nella sede del de Poche in via Salvatore Tommasi, 15, Napoli.

'Per amor di Isabella'

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.