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Rohani in Europa per ‘offrire’ il suo Paese

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La visita del Presidente dell’Iran

La visita del Presidente iraniano Hasan Rohani, che lunedì scorso è arrivato a Roma, ha suscitato scalpore nell’opinione pubblica perché in occasione del colloquio con il Premier Renzi molti dei nudi contenuti nei Musei Capitolini sono stati coperti per non urtare la sensibilità del presidente iraniano.

Mentre è stata aperta anche un’inchiesta interna per capire di chi sia la responsabilità del gesto che ha fatto indignare molti, non solo in Italia, nessuno ha parlato del reale motivo di questa storica visita. Questo è il primo viaggio che il presidente Hasan Rohami fa in Europa dopo quasi un decennio ed è la prima da quando Theran ha firmato l’accordo con sei potenze mondiali e l’Unione Europea per risolvere la controversia sul programma nucleare. Teheran ha ottenuto la revoca delle sanzioni internazionali, l’unica vera ragione per cui gli emissari del regime iraniano hanno deciso di sedersi al tavolo del negoziato, in cambio di significative riduzioni alla portata del suo programma nucleare, che verrà sottoposto a ispezioni per accertare il rispetto degli impegni da parte della Repubblica Islamica. L’Iran oggi rappresenta un paese tornato sulla scena internazionale, economica e politica.

In Italia  il presidente dell’Iran ha ricevuto un’accoglienza sontuosa: oltre al saluto del Presidente Mattarella, ha incontrato Reni che ha elogiato il paese del presidente Rohani e si è detto orgoglioso del legame che leimagesga i due stati. In seguito, si è tenuta la cena con i dirigenti della grande industria italiana fino all’incontro con Papa Francesco, nel quale è stato ripreso il tema della tolleranza e del dialogo tra le civiltà. Il Vaticano ha fatto sapere, tramite un comunicato stampa, che riconosce nell’Iran un interlocutore per promuovere soluzioni politiche alla crisi che colpisce il Medio Oriente. Visione appoggiata anche da Matteo Renzi che ha dichiarato: “con l’Iran al tavolo internazionale sarà più facile vincere la sfida contro lo Stato islamico”. Durante questi giorni sono stati più volte ricordati gli antichi rapporti tra Italia ed Iran, la figura di Enrico Mattei e dell’Eni, presente  sul territorio dal 1957 ed infine le piccole imprese italiane  che non hanno mai smesso di lavorare in territorio iraniano. Insomma, l’Iran è “tornato in pista” e questa visita europea del presidente Hasan Rohani ha molto le sembianze di un tour promozionale, per rimettere sul mercato il suo Paese. E la delegazione che segue il presidente ne è la dimostrazione: il ministro del petrolio più un centinaio tra imprenditori e alti funzionari di banca. L’Iran è in cerca di investimenti e rappresenta una miniera d’oro per aziende italiane e non solo. Tanto che anche  Monti ha sottolineato come “bisogna correre, in Iran c’è la fila per investire”.

images (1)Tra i momenti salienti della visita c’è stata la firma di accordi per investimenti pari a 17 milardi di euro. Le imprese che beneficeranno di tutto ciò sono italiane e sono rispettivamente la Saipem (gasdotto), Danieli (siderurgia), Finmeccanica (aerei) e il gruppo Gavio (strade e ferrovie). È ovvio quindi che l’interesse ci sia da entrambe le parti: l’Iran è un paese giovane, i due terzi della popolazione hanno meno di 35 anni, sono istruiti, hanno una buona base industriale e sono produttori di petrolio e gas naturali. Anche se rispetto ad altri paesi del Golfo l’Iran ha un’economia meno dipendente dagli idrocarburi (nella finanziaria del 2016 dolo il 20% del bilancio è rappresentato dal petrolio).

Per il Presidente Hsan Rohani non è importante solo attrarre investimenti, ma anche dimostrare all’Iran che l’aver firmato l’accordo nucleare ed essere arrivati alla fine delle sanzioni internazionali avrà degli effetti positivi, visto che il Paese esce da una profonda recessione. Nonostante l’inflazione durante i suoi due anni di governo si sia fermata al 12%, la disoccupazione giovanile rimane alta e questo è un dato che i dirigenti iraniani hanno ben presente. La fine delle sanzioni è, senza dubbio, una svolta. Tra i benefici, il più immediato sarà sbloccare circa 30 miliardi di dollari di fondi iraniani congelati in banche estere: il governo di Teheran conta di spenderne parte per investire in ferrovie, porti e aeroporti, e nuovi aerei.

Nel lungo termine però l’Iran spera di attrarre nuovi investimenti e poiché gli Stati Uniti mantengono molte sanzioni bilaterali, a concorrere per il nuovo mercato sono gli europei o meglio l’Europa e la Cina. Quest’ultima negli anni ha riempito molti degli spazi lasciati vuoti proprio dalle imprese occidentali. Rohani ha ricevuto il presidente cinese Xi Jinping che ha preso impegni per circa 600 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi dieci anni. La parte più conservatrice dell’Iran però non vuole cedere il suo potere. Proprio mentre Rohani sbarcava in Europa, il consiglio dei guardiani ha confermato che Ahmad Khomeini, nipote del primo carismatico leader della repubblica islamica iraniana, non potrà candidarsi alle elezioni del 26 febbraio. Il braccio di ferro sulle candidature è una costante nella politica iraniana: il giovane Khomeini è un esponente della corrente riformista ed è solo uno di migliaia di nomi respinti dall’organismo di controllo; molti hanno fatto ricorso, la partita è aperta. Ma squalificare un religioso dalle solide referenze che per di più si chiama Khomeini, dice quanto sia duro lo scontro. Tra meno di un mese, infatti, gli iraniani voteranno per il parlamento nazionale e il consiglio degli esperti, l’organismo di giuristi islamici che ha il fondamentale compito di eleggere il leader supremo, prima carica dello stato. Sarà un voto importante per ridefinire gli equilibri di potere nel paese.

La visdownloadita in Europa del presidente Rohani non è ancora finita. Lasciata l’Italia si è diretto in Francia dove è stato accolto dalla dura e provocante protesta delle Femen che nel complesso napoleonico nel cuore di Parigi, poco distante dalla Tour Eiffel, le attiviste simulavano un’impiccagione con tanto di bandiera iraniana. Obiettivo? “Farlo sentire a casa”. Un modo di protestare contro le condanne a morte e le violazioni dei diritti umani in Iran.

Autore Monica De Lucia

Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.