Indebitarsi con il denaro per il denaro
Attualmente l’obiettivo di qualunque membro della società occidentale è quello di riuscire a guadagnare e spendere denaro.
È difficile districarsi tra le varie motivazioni, processi socioeconomici e politici che hanno determinato questa condizione culturale, ciò che risulta abbastanza certo è che, nel lungo tempo, sostenere questo modello esistenziale, fatto di continuo uso e consumo di beni e servizi in cui si tramuta tutto il nostro denaro, implica una crescita economica decisamente senza sosta.
Dovremmo cominciare a chiederci come sia possibile una crescita inarrestabile e perché questo modello economico continui ad essere perseguito nonostante sia di recentissima adozione rispetto all’intera storia dell’uomo. Sappiamo bene che gli Stati – Nazione sono strumentali al buon funzionamento dell’economia, che giocano un ruolo importante sostenendola, incidendo allo stesso tempo, in maniera molto forte, nella vita delle persone.
Oggi il denaro definisce rapporti e relazioni non solo tra acquirenti e venditori, datori di lavoro e dipendenti, politici ed elettori, ma anche tra amici, tra genitori e figli, tra amanti, divenendo una forza motivazionale per lo sviluppo individuale di prim’ordine. I soldi ci consentono di ottenere ciò che quotidianamente ci serve, ciò che desideriamo, ma spesso anche ciò che possiamo definire superfluo facendo continuamente riferimento al mercato, ormai incaricato di soddisfare tutti i nostri bisogni.
Siamo immersi in un’economia di mercato che porta con sé una storia antichissima. Cinquemila anni fa, l’area del mercato era uno spazio fisico all’interno del quale si potevano vendere, comprare e scambiare merci. Oggi il mercato è globale, è la rete apparentemente invisibile di scambio all’interno della quale sono coinvolti i Paesi di ogni continente, tanto accessibile e a portata di mano da poterne usufruire, in qualsiasi momento, dai nostri smartphone, tablet o pc.
Dato che attualmente sempre meno persone autoproducono beni di ogni tipo, anche di prima necessità, il bisogno indotto o meno dal mercato è sempre più forte, per cui la disponibilità di denaro è divenuta necessaria per la sopravvivenza.
Durante l’antichità, venivano usati come beni di scambio e valuta i metalli preziosi; l’uso della moneta fu introdotto soltanto nel VII secolo a.C. e il valore era intrinsecamente determinato dalla quantità e dalla qualità del metallo che la caratterizzavano.
La carta moneta, ovvero la lettera di scambio o di credito come siamo abituati a pensarla oggi, venne introdotta per la prima volta dalla Cina del XII secolo, per poi diffondersi in Europa a macchia d’olio nei trecento anni successivi. Grazie alla moneta cartacea si poté produrre una grande quantità di denaro, usarla per le transazioni a lunga distanza, ma poteva essere accettata solo se esisteva una quantità equivalente di metallo prezioso in deposito da poter richiedere.
La quantità di metallo disponibile nelle banche ha costituito sempre un forte limite per queste, per i loro servizi di credito e prestito perché i contribuenti, in qualsiasi momento, avrebbero potuto chiedere la conversione di denaro in oro o argento. Per queste ragioni il governo Stati Uniti emanò due decreti: il primo nel 1931, attraverso il quale si annunciava ai cittadini che non sarebbe stato più possibile per loro convertire il denaro in oro, il secondo nel 1971 con cui si introdusse la Moneta credito, una banconota usata come testimonianza di un valore economico, ma che la legge rendeva non più redimibile.
La banconota non poteva più essere scambiata con metallo prezioso, in questo modo le banche poterono prestare moneta velocemente e in grande quantità. Ecco che ebbe inizio l’era del debito e cioè l’era dell’erogazione di moneta che doveva essere ancora guadagnata, ma soprattutto che doveva essere restituita con gli interessi.
Quando pensiamo al denaro, ci vengono immediatamente alla mente le banconote e le monete, ma queste non sono ormai che una piccolissima parte dell’intero mercato finanziario fatto di documenti cartacei, fogli elettronici emessi dalle banche o dai molteplici istituti finanziari.
La moneta, oggi, viene creata come debito prima di essere mero mezzo di scambio e, in quanto tale, deve essere restituita con gli interessi. Ogni banconota generata attraverso il prestito, deve comprendere il valore di se stessa più l’interesse aggiunto nel momento della contrazione del debito. Per questo motivo, se le banche guadagnano denaro vendendolo con gli interessi è ovvio che la loro offerta di moneta deve incessantemente crescere. E perennemente in crescita deve essere anche l’economia generale.
In un sistema economico di codeste fattezze, quanto dovremmo ancora consumare, ma soprattutto quante fette di mercato dovremmo aprire? Quanto dovremmo ulteriormente indebitarci? Quanti beni e servizi dovremmo produrre ancora per tenere in piedi un sistema vorace come quello economico occidentale? Soprattutto a spese di cosa e di chi?
I poveri del mondo continuano a divenire l’unica classe in espansione rispetto a un’altra unica classe di super possidenti sempre più ristretta. A farne le spese saranno le generazioni future e un ambiente allo stremo delle forze.
Siamo ancora in tempo per riprendere lucidità?
Autore Marilena Scuotto
Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.