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‘Scannafunera’ all’Annunziata Maggiore

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Roberto Azzurro


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In scena il 25 maggio a Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Da due anni in scena, dopo aver debuttato all’Anfiteatro Pusilypon e al Teatro Elicantropo di Napoli, al Positano Teatro Festival, alla Sala Molière di Pozzuoli (NA) e in giro per la Campania, prima di approdare quest’estate a Capri (NA) per l’estate caprese, torna per il ‘Maggio dei Monumenti’ a Napoli il 25 maggio, ore 20:00, presso il Succorpo Vanvitelliano della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore ‘Scarrafunera’ di Cristian Izzo, con cui Roberto Azzurro comincia la sua collaborazione con il giovane autore e attore di Castellammare (NA) che si sta facendo largo in tutta Europa.

In merito a ‘Scarrafunera’ Roberto Azzurro dichiara:

Siamo tutti ancora un po’ animali.
Siamo tutti un po’ esseri umani.
Da questa riflessione parto, dopo aver interpretato alcuni esseri umani che sembrano stare al di sopra di altri esseri umani, alcuni esseri umani speciali insomma speciali, Pier Paolo Pasolini, Oscar Wilde, Boni de Castellane, e dunque stavolta divento lo ‘scarrafone’.

E, finalmente, senza ricorrere al favoloso Gregor Samsa di Kafka, eccone un altro, senza nome, ma fatto di versi.

E, nell’intento di diventare altro sulla scena, un ‘altro’ apparentemente così lontano da noi, quando ho ‘incontrato’  ‘Scarrafunera’ di Cristian Izzo, mi sono reso conto che poi così tanto lontano non ero.

Infatti, lui stesso dice:
“Una ‘Scarrafunera’ è un nido di scarafaggi. Ed è qui che rifletto su una somiglianza naturale tra l’uomo e lo ‘scarrafone’, che non ha nulla a che vedere con i ben noti cliché riguardanti lo schifo, il ribrezzo provocati da questo antipatico essere vivente e più vicina a quanto detto da Joyce in ‘Dubliners’, o da Dickens in ‘Hard Times’.

L’essere umano, come lo ‘scarrafone’, non si percepisce come componente di una collettività, ma si concepisce come principio e fine di un Universo a sé stante, ed in questo continuo affermarsi e prevaricarsi di ‘ego’ ipertrofici crea un movimento spastico, violento, convulso e continuo, pur restando sempre immobile, nello stesso punto.

Una pesante immobilità, una irrisolutezza nevrotica, che sembra entrata nella quotidianità, di chi s’illude di conquistare il Mondo, rubando la mela del vicino, mentre lui non è in casa, perché occupato a rubare un’altra mela, ad un altro vicino: magari, proprio a lui”.