Un viaggio tra ragione ed emozioni
La verità potrebbe essere solo una questione di immaginazione?
Certamente sì, poiché tutto è possibile, ma fino a che punto accantonare la ragione come se fosse colpevole di assenza mistica e romantica?
Una delle bufale più grosse del settore olistico e delle pratiche derivanti dalle filosofie orientali, è quella di credere che intelletto, o mente, e intuito siano qualcosa di separato, che siano due entità diverse che non si possono incontrare e che viaggino su strade parallele.
Si sentono spesso affermazioni del genere:
Certe cose si possono comprendere solo con l’intuito, non con la mente!
Che sarebbe come dire che l’intuito si trova, magari, in un pollice o in un alluce e non nello stesso cervello dove avvengono i fattori intellettuali e raziocinanti.
Ragionare con il cuore è solo un modo di dire, o c’è forse ancora qualcuno che crede che le funzioni cardiache siano davvero quelle che suscitano sentimenti ed emozioni?
Si usa il termine “cuore” perché la mente, il cervello, lo fa battere in certe situazioni sentimentali e non certo perché agisca da solo, distaccato da ogni altro sistema cerebrale.
A voler ben guardare potrei rivoltare la questione dicendo che abbiamo fatto quasi tutti un’infinità di stupidaggini guidati dai sentimenti, mentre molto più raramente siamo stati “illuminati” da ondate improvvise e inaspettate di intelligenza.
Non è forse vero che passiamo gran parte del nostro tempo a sopprimere gli istinti animaleschi, che ci renderebbero la vita sociale impossibile, facendo funzionare per benino la ragione? Perché dunque screditarla come se fosse il demonio in persona?
Chi continua a demonizzare la mente si comporta come quei casti religiosi che si ostinano a demonizzare le femmine e il sesso. Siccome per loro, sessualità e donne, rappresentano un problema, deve essere così per tutti.
Chi ha un cattivo rapporto con la razionalità la mette al rogo e la sottopone a “santa” inquisizione.
Qualcuno dice:
Dovremmo tornare a vivere come le antiche sagge tribù!
Io rispondo:
Fatevi un giro con Erodoto e con qualche antropologo e poi vediamo insieme se erano solo sagge o anche, in parecchi casi, terribilmente crudeli!
Il fatto che ci sollecitiamo “mossi dalla ragione, dalla mente” a danzare, saltare, urlare, per sfogare le repressioni che ci stressano quotidianamente non significa che ritorniamo ad essere animali con l’esclusione dei circuiti raziocinanti e mentali. Misuriamo, piuttosto, con la nostra mente, con il nostro intelletto, la gradualità della nostra libera espressione. Si tratta di percorsi scelti per mezzo della mente, della ragione, della riflessione.
L’intuito appartiene al cuore e ai sentimenti? Come mai le più grandi intuizioni, allora, sono arrivate, tanto per citare solo alcuni esempi, da menti eccelse come lo sono state quelle di Leonardo da Vinci, Einstein, Montalcini o Dulbecco? Forse che avessero demonizzato l’intelletto?
Quel gran genio di Feynman dice, nel documentario ‘Il piacere di scoprire’, 1981:
Io apprezzo la bellezza di un fiore come l’artista, ma ci vedo molto di più di lui. Non c’è solo la bellezza macroscopica, c’è anche quella microscopica delle strutture e dei processi. La scienza aggiunge molto al mistero e alla meraviglia del fiore, ma non sottrae nulla.
Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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