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Intervista in esclusiva ad Edoardo Siravo

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Il debutto di ‘Nina’ al Teatro San Babila di Milano

Dopo l’ottimo debutto al Teatro Delle Palme di Napoli, dal 19 al 22 novembre, la commedia Nina esordisce oggi 27 novembre, alle ore 20:30, al Teatro San Babila di Milano dove sarà rappresentata fino al 6 dicembre, per poi spostarsi all’Auditorium Comunale di Rho (MI) l’8 dicembre e concludersi al Teatro Civico di Tortona (AL) il 9 dicembre.

NinaProtagonisti Edoardo Siravo, Vanessa Gravina e Riccardo Polizzy Carbonelli affiancati da Carlo di Maio e Fabio Vasco, per la regia di Pino Strabioli e Patrick Rossi Gastaldi, scene di Bruno Garofalo, costumi di Silvia Polidori.

In attesa delle repliche di Milano, chiediamo allo squisito Edoardo Siravo di raccontarci qualche impressione sulla prima napoletana, cui abbiamo assistito con immenso piacere, e una previsione su quella milanese.

 

Le aspettative relativamente al debutto partenopeo sono state rispettate in pieno. Il risultato di Napoli è sembrato eccellente non solo a me, ma anche allo stesso direttore del Teatro Delle Palme. Sappiamo benissimo come sia temibile il pubblico napoletano, molto difficile al coinvolgimento e alla risata e particolarmente esigente perché ‘ben abituato’. Aver avuto un risultato così pieno è stata una grande soddisfazione per tutti noi. Ogni volta che vengo a Napoli, poi, mi trovo sempre benissimo, è un’atmosfera incredibile. L’esito confortante ci dà fiducia per le tappe successive.

Milano sarà un altro banco di prova per noi; se avremo successo anche lì potremo pensare in maniera concreta alla tournée dell’anno prossimo. Napoli e Milano sono due piazze diverse, ma egualmente importanti; la prima è un po’ più ‘sofisticata’ rispetto alla seconda. La platea milanese è, invece, un po’ più naïf, un po’ più disponibile al sorriso e, se vogliamo, anche un po’ più europea, ma probabilmente dipende anche dalla posizione geografica. Purtroppo al momento lì c’è una forte crisi del teatro dovuta ad alcune rappresentazioni di bassa qualità che hanno disamorato al palcoscenico parte degli spettatori. È un pubblico più ‘facile’ di quello napoletano, ma forse anche perché non ha alle spalle una tradizione teatrale e radicata così come quella partenopea.

Entriamo, quindi, nel dettaglio dell’intreccio e domandiamo a Siravo di svelarci le sue opinioni in merito a questa particolare triade dell’amore e alla psicologia del suo personaggio, Adolfo, “le mari cocu”.

La trama di ‘Nina’ si sviluppa ed ambienta in una garconnière in cui Adolfo irrompe, con pessime intenzioni, pensando di sorprendere la moglie in compagnia dell’amante, da cui, alla fine, prenderà lezioni di seduzione. Si tratta di una commedia divertentissima ed acuta in cui si ride in maniera intelligente, sottolinea Siravo. E, difatti, la versione messa in scena da Pino Strabioli e Patrik Rossi Gastaldi, nonostante l’argomento delicato del tradimento, non scade mai nel volgare rimanendo fedele alla raffinatezza e all’eleganza dell’opera originaria di Roussin.

Adolfo, succube di ogni decisione della moglie Nina, è quello che tra i tre protagonisti attira immediatamente le simpatie del pubblico; in che modo si è preparato, da quali grandi artisti ha tratto spunto per interpretarlo, chiediamo a Siravo.

Mi sono ispirato a quel genere di attori classici che una volta andavano di moda nel cinema italiano a cominciare da Alberto Lionello e Paolo Stoppa, con i quali ho lavorato, Mario Carotenuto, Alberto Sordi, quegli attori, cioè, che erano a metà tra il brillante e il comico del varietà italiano, a quella che era la nostra risposta alla commedia boulevard francese. I francesi erano più meccanici nella comicità, noi italiani, invece, abbiamo sempre fatto più ricorso all’improvvisazione. In questa pièce, in particolare, facciamo appunto una sorta di miscellanea tra il boulevard francese e il genere italiano.

Ovviamente in ‘Nina’ ogni ruolo è esasperato al massimo proprio per sprigionare il comico. Mi diverte moltissimo interpretare un personaggio così pieno di manie come Adolfo e credo che in ognuno di noi ci sia un po’ della sua ‘follia’.

I tre interpreti principali, rimarca Edoardo, hanno una psicologia ‘strana’, inusuale, decisamente caratteristica da cui dirompe la grande comicità della pièce.

L’esperienza dell’amore è vissuta da ognuno di loro in maniera alquanto personale. Ma, in generale, a spiccare è la disperazione dell’amore che rimane sempre impossibile da capire fino in fondo proprio perché irrazionale e non conducibile ad uno schema unitario.

‘Nina’ è la storia di tre fallimenti d’amore. Il marito, cosciente da sempre del tradimento della moglie, si reca dall’amante semplicemente perché come imperativo morale ‘deve’ mettere le cose a posto, non certo per gelosia. Scatta invece una solidarietà inaspettata tra lui e l’altro che, seppur per motivi diversi, si rendono conto di essere profondamente insoddisfatti; il divertimento nasce proprio da questa situazione inimmaginabile.

“Roussin ha una grande stima ed ammirazione delle donne in generale, ma credo che non la avesse nei confronti dell’amore in particolare”, continua l’artista.

Nella pièce, precisa, ancora una volta viene elogiata la donna che aspira a realizzare in pieno questo sentimento, cosa che in realtà non riuscirà a fare totalmente, dato che ha sempre e comunque a che fare con gli uomini che pensano anche ad altro.

Nella commedia i personaggi, inizialmente, sembrano fissi nei loro ruoli, poi, man mano, con i loro atteggiamenti, li sovvertiranno, catturando totalmente l’interesse del pubblico.

Si tratta di tre grandi insoddisfazioni che però non si riescono a collimare, tre fissazioni irrealizzabili, sottolinea Edoardo.

L’amore è una questione di incastri sempre più difficili che in ‘Nina’, però, non si concretizzano. In una società complicata come la nostra, gli incastri d’amore sono veramente molto difficili. Ovviamente non bisogna certo annullare tutte le nostre conquiste e tornare al tempo in cui una donna veniva sposata per interesse e calcolo in base alla volontà della famiglia, ma stranamente, se riflettiamo, funzionavano più quei rapporti non scelti e subiti che quelli di oggi, o forse, semplicemente, le donne tolleravano e basta. Ammiro molto le coppie che riescono a resistere nel tempo.

In ‘Nina’ ognuno dei tre protagonisti ha la sua fissazione e vorrebbe portarla a compimento; il mio personaggio, ad esempio, è ossessionato dall’idea di voler ammazzare prima tutti e poi se stesso ma non ci riuscirà. Si pone l’accento sulla ricerca di un qualcosa che poi nella vita non sarà mai attuato.
Lei vuole assolutamente sposare il suo amante e non sarà capace di farlo; l’altro vuole avere tutte le donne del mondo, ma capisce che anche quello è inutile.

A questo punto chiediamo in cosa risieda, secondo Siravo, la modernità dello spettacolo. 

La straordinaria attualità di questa commedia, ambientata negli anni ’50, consiste nel fatto che sviscera i mali di oggi, le insoddisfazioni e le frustrazioni, elementi dominanti della nostra società.

In ‘Nina’ si comincia già ad intravedere la crisi della famiglia e dei valori che non solo ha ripercussioni dal punto di vista etico e morale, ma anche solidale. Ad esempio, quest’opera, in un certo senso, parla di ‘malati di mente’ che sono lasciati a se stessi, che vagano senza meta e senza possibilità di essere curati amorevolmente, dato che la famiglia è fallita e i manicomi sono stati chiusi.

Si parte da una situazione apparentemente dolorosa, come il tradimento, ma in realtà a ferire è la consapevolezza che non si potrà mai avere la vita dell’altro, a sua volta insoddisfatto. La comicità sta tutta qui.

L’ombra dell’assassinio che aleggia durante tutta la pièce non fa altro che riportare alla mente il delitto d’onore in nome del quale si sono consumati tanti omicidi. Il concetto e il senso dell’onore, della reputazione, della virtù anche se distorti in maniera comicissima, in ‘Nina’ sono onnipresenti.

La difficoltà di mettere in scena un’opera come questa sta nel cercare il giusto equilibrio per far emergere tragico e comico in modo omogeneo e non prevaricatore, così che l’effetto brillante si realizzi in pieno. Ultimamente questo tipo di commedie viene erroneamente rappresentata dai comici; dovrebbe invece essere portata in scena da ‘attori veri’ che, in Italia, sono ormai in declino.

I colleghi che mi accompagnano in quest’avventura di ‘Nina’, Vanessa Gravina e Riccardo Polizzy Carbonelli, sono eccezionali, umanamente e professionalmente, così come i due registi, Patrick Rossi Gastaldi e Pino Strabioli, bravissimi a lavorare con un materiale tanto difficile come la commedia di Roussin.

L’interazione e l’intesa con gli altri personaggi, poi, è perfetta. L’unica attualizzazione del testo che abbiamo operato è stata relativa a dei tagli necessari perché il pubblico di oggi, a differenza di quello degli anni ’50, non è abituato ad una rappresentazione che supera le due ore.

Negli spettacoli con le scuole ho sempre modo di osservare che i ragazzi sono piuttosto recettivi nei confronti del teatro e ritengo che i giovani, oggi, siano decisamente un pubblico migliore di quello degli adulti. Gli anziani, invece, restano straordinari perché appartengono alla vecchia generazione che ha il culto del palcoscenico.

Si può ancora recuperare con la cultura, sono fiducioso. Il teatro non morirà mai. Non è morto in tutti gli altri Paesi europei e, nonostante in Italia abbiamo cercato di distruggerlo, abbiamo sempre una tradizione troppo forte e radicata.

Ringraziamo il gentilissimo Edoardo Siravo per tutte le delucidazioni che ci ha dato sulla commedia e lo lasciamo tornare alle prove imminenti.

Ricordiamo quindi gli appuntamenti di ‘Nina’ al Teatro San Babila di Milano dal 27 novembre al 6 dicembre secondo il seguente calendario:

  • Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30
  • Mercoledì – Domenica ore 15.30.

Foto di copertina di Sabrina Ciferri.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.