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Toscana, progetto V-START: accogliere e sostenere vittime crimini odio

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Progetto V-START


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Progetto europeoincentrato sulla protezione delle vittime dei crimini razzisti e omofobici

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Una ricerca sull’accoglienza per le vittime dei crimini d’odio, un manuale per operatori/operatrici, una guida per le vittime.

Fanno parte del progetto ‘V-START – Sensibilizzazione e lavoro di rete per le vittime dei crimini d’odio’, finanziato dal Programma Justice dell’Unione Europea, 2014 – 2020, e realizzato in Italia da COSPE, Cooperazione per lo sviluppo dei Paesi emergenti, con il co-finanziamento della Regione Toscana, 13.200 euro.

Il progetto è stato presentato stamani, 25 febbraio, dall’Assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi, assieme a Udo Enwereuzor, COSPE onlus, Ornella Galeotti, sostituto procuratore del Tribunale di Firenze, e Vittoria Doretti, responsabile regionale Codice Rosa.

Il progetto V-START, acronimo di Victim Support Through Awareness Raising and Networking, oltre all’Italia coinvolge altri tre Paesi europei, Croazia, Austria, Germania, e altrettanti partner europei ed è incentrato sulla protezione delle vittime dei crimini razzisti e omofobici: Human Rights House Zagreb, Croazia, Zara – Civil Courage and Anti – Racism Work, Austria, Efms – European Forum for Migration Studies, Germania.

Mira a creare una rete di organizzazioni e servizi di assistenza alle vittime, che rafforzi l’attuale capacità dei servizi pubblici e delle organizzazioni della società civile che lavorano contro le discriminazioni, di sostenere le vittime, di incoraggiare a segnalare i crimini d’odio e rendere le persone consapevoli dei loro diritti e delle opportunità offerte dai servizi di supporto specifici, assistenza legale, psicologica…

Ha detto Stefania Saccardi:

Quello delle vittime dei crimini d’odio è purtroppo un tema sempre più attuale. E certo il clima in cui viviamo non aiuta. Per questo deve essere ancora più forte l’impegno di enti e istituzioni che la pensano diversamente.

Le istituzioni non devono cavalcare la rabbia, la paura, l’odio, è necessario un patto sociale perché tutte le differenze siano rispettate. Il video che fa parte di questo progetto vogliamo diffonderlo in scuole e ospedali, per rendere tutti edotti su come comportarsi in caso di crimini d’odio.

Spiega Udo Enwereuzor:

Questo progetto è maturato tre anni fa, sulla base di un lavoro fatto nel 2013. Ci siamo chiesti quanto fossero conosciute le strutture che si occupano delle vittime di reato, e abbiamo deciso di fare una ricognizione, una mappatura. E abbiamo visto che sul territorio nazionale e regionale ci sono soggetti che si occupano di questo, ma sono poco conosciuti.

È utile diffonderne la conoscenza e sollecitare le persone ad andarci. Al di là della solidarietà dei singoli, che è comunque importante, lì le vittime possono trovare personale qualificato, che può dare loro aiuto concreto. È prevista anche una formazione per operatori, avvocati, e anche per la società civile.

Ha dichiarato Ornella Galeotti:

Il progetto V-START è un altro faro di speranza che si accende nel nostro Paese, perché si riesca a mettere in atto quelle pratiche che in tanti Paesi sono già in atto da tempo. Le vittime dei crimini d’odio, e i loro familiari, sono lasciati spesso da soli.

Tutti noi siamo responsabili per la loro accoglienza e la battaglia per il rispetto e il sostegno delle vittime e dei loro familiari.

La rete è l’unica risposta possibile, seria, reale. Le vittime devono essere aiutate a superare il loro momento traumatico, non solo perché ne hanno diritto, ma anche perché questo aiuta a bonificare il clima di odio. Dobbiamo dare gambe a questi progetti innovativi, vogliamo che oggi si alzi forte la voce della vittima.

Commenta Vittoria Doretti, riallacciandosi all’intervento precedente:

Per fortuna è sempre più forte l’aspetto di empowerment. Non c’è solo la cura, ma anche il prendersi cura, l’accoglienza, nel rispetto di chi si ha davanti. Quest’anno a settembre sarà il decennale del Codice Rosa, nato due anni prima della direttiva europea.

Nel nostro lavoro abbiamo potuto verificare che la più grande alleata della violenza è la solitudine: della donna, ma anche dell’anziano/a, del disabile. E la solitudine non è solo delle vittime, ma anche degli operatori: anche loro non si devono sentire soli, per questo fare rete è importante.

Il progetto, che è stato presentato a pochi giorni di distanza dalla Giornata europea delle vittime di reato, 22 febbraio, colloca la protezione delle vittime dei crimini d’odio razzista e omofobico all’interno del più ampio quadro di protezione delle vittime contenuto nella legislazione comunitaria e nazionale.

Basandosi sulle numerose ricerche svolte sul tema, che indicano, tra l’altro, che molte vittime non denunciano né raccontano le loro esperienze di vittimizzazione, il progetto ha cercato di colmare il divario nella conoscenza delle misure esistenti che le vittime possono utilizzare per tutelare i loro diritti.

In particolare, gli obiettivi principali del progetto sono: rafforzare la consapevolezza delle vittime dei crimini d’odio sull’esistenza e il ruolo dei servizi di supporto e rendere più facile l’accesso ai rimedi legali esistenti.

Nell’ambito del progetto V-START sono stati prodotti:
– La ricerca: ‘Il sistema di accoglienza per le vittime dei crimini d’odio in Italia’. La ricerca mappa 38 strutture in tutta Italia, mette in luce le debolezze e le buone pratiche del sistema italiano per il sostegno alle vittime di un reato sempre più diffuso e ancora poco riconosciuto: l’hate crime.

– Un manuale per operatori e operatrici ‘Come assistere le vittime di crimini d’odio’.
Il manuale si rivolge a operatori pubblici e del privato sociale che nel loro lavoro quotidiano vengono in contatto e si relazionano con persone che sono state vittime di crimini d’odio o hanno assistito a reati d’odio nei confronti di altre persone. L’obiettivo è quello di fornire loro gli strumenti e le conoscenze di base per riconoscere il problema, rispondere alle esigenze primarie delle vittime e orientarle rispetto alle possibili risposte e ai centri di supporto esistenti.

– Una guida per le vittime: ‘Reagire all’odio si può – Piccola guida per chi ha subito o è stato testimone di un’aggressione razzista, omofoba o contro la disabilità’. Tradotta in inglese, francese e arabo. L’obiettivo della guida è quello di aiutare coloro che subiscono aggressioni od offese di tipo razzista, omofobico o a causa della propria disabilità ad acquisire consapevolezza in merito a quanto successo, suggerendo possibili soluzioni.

La guida, infatti, si rivolge direttamente alle vittime, reali o potenziali, e per questo motivo verrà tradotta anche nelle lingue maggiormente parlate dai cittadini di origine straniera. Se si è vittima di una aggressione fisica o verbale o se si è stati testimoni di un episodio del genere, la guida “Reagire all’odio si può” può offrire aiuto o assistenza, grazie a informazioni sui propri diritti, su quali sono i pa ssi da fare e i servizi più utili a cui rivolgersi per avere assistenza.
– Un video animato. Lo puoi trovare in fondo al comunicato sul sito di Toscana Notizie: http://webrt.it/7kh6

Cos’è il COSPE
COSPE nasce nel 1983 ed è un’associazione privata, laica e senza scopo di lucro. Opera in 25 Paesi del mondo, con circa 70 progetti a fianco di migliaia di donne e di uomini per un cambiamento che assicuri lo sviluppo equo e sostenibile, il rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli. Da sempre lavoriamo anche in Italia nell’ambito dell’interculturalità e dell’antirazzismo.