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L’attacco di panico

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'L'urlo' di Edvard Munch


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L’angoscia che scaturisce dalla vitalità del corpo

Un uomo che teme di soffrire soffre già di quello che teme.
Michael de Montagne

Non è che ho paura di morire, solo che non voglio esserci quando accadrà.
Woody Allen

Il termine “panico” deriva dal Dio greco Pan, il quale viveva nei selvaggi boschi dell’Arcadia e usava spaventare i viandanti che per caso attraversavano quei luoghi con urla talmente terrificanti che, a volte, si spaventava egli stesso e scappava via.

L’attacco di panico è proprio questo: un’angoscia che scaturisce dall’individuo stesso.
Quando accade il paziente si sente improvvisamente travolto da uno stato di terrore accompagnato da un’attivazione neurovegetativa, palpitazioni, sudorazione, fame d’aria, e prova l’urgenza di scappare di fronte a eventi ritenuti catastrofici e incombenti.

All’attacco di panico spesso si associa l’agorafobia, la sensazione di essere intrappolati in un luogo dal quale la fuga è imbarazzante o impossibile. Siccome gli attacchi di panico sono ricorrenti, alcuni pazienti sviluppano una forma secondaria di ansia anticipatoria ossia una “paura della paura”. Essi vivono il terrore che il panico possa ripresentarsi e mettono in atto strategie di evitamento che, nel tempo, diventano così pervasive da indurli ad evitare ogni novità, ogni imprevisto, ogni occasione di vita con un grave disagio e impoverimento della vita relazionale e sociale.

L’attacco di panico ha un’origine psichica e scatena una forte reazione neurobiologica.
In una prima fase l’ansia viene sperimentata a livello psichico, in una seconda c’è una forte attivazione del corpo e la paura iniziale si trasforma in ansia somatica incontrollata. Dopo la prima esperienza, l’attacco di panico tende a riproporsi, quindi, ogni segnale ansiogeno tenderà a scatenare nuovi attacchi che, progressivamente, aumenteranno di intensità.

Proprio perché il disturbo tende a peggiorare nel tempo per una buona riuscita del trattamento è necessario intervenire tempestivamente.

Nella storia di pazienti con questo disturbo, spesso, sono presenti eventi stressanti come la scomparsa di persone significative, la perdita del lavoro o cambiamenti importanti come il matrimonio o la nascita di un figlio.

Indagando la loro storia familiare frequentemente si scopre che tanti di questi eventi di perdita sono associati ad esperienze infantili nelle quali è stato minacciato l’attaccamento ad un genitore o a una persona importante. Un altro dato comune in tali pazienti è che i genitori molte volte spesso erano ipercritici, minacciosi, controllanti o esigenti.

Il trattamento elettivo si basa sull’uso integrato della Psicoterapia e della farmacoterapia – ansiolitici e antidepressivi.

Gli studi sull’efficacia del trattamento hanno evidenziato che la Psicoterapia, rispetto alla Farmacoterapia, produce un miglioramento che tende a mantenersi nel tempo, mentre il medicinale, se usato da solo, comporta un beneficio che diminuisce rapidamente dopo la sua sospensione e provoca facilmente ricadute.

La Psicoterapia, in una fase iniziale, ha la funzione di aiutare il paziente ad adottare quei comportamenti e pensieri utili a fronteggiare l’attacco di panico e, successivamente, si passerà a migliorare le difese dell’Io.

Autore Dominga Verrone

La dottoressa Dominga Verrone è laureata in Psicologia clinica e di comunità e specializzata in Psicoterapia. Si occupa di ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disturbi di personalità, disturbi del comportamento alimentare, disfunzioni sessuali, problemi relazionali, mediazione familiare, dipendenza affettiva, disturbi specifici dell’apprendimento, valutazione psicodiagnostica delle demenze, consulenze tecniche di parte nelle cause civili e penali. Riceve dal lunedì al sabato negli studi di Napoli in via Belvedere e di Sant’Antimo (NA) in via Saragat. https://www.facebook.com/Dominga-Verrone-Psicologa-Psicoterapeuta-2006202949647763/