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Toscana, Bugli: ‘Innovazione deve diventare ossessione agenda politica’

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Vittorio Bugli


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L’intervento dell’Assessore al convegno a Carrara su ‘smart city’

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Uno dei più grossi problemi che ha l’innovazione è che non è mai diventato un tema politico, nonostante lo sia molto più di altri.

L’innovazione influisce infatti sulle vite dei cittadini, basti pensare alla banda larga per navigare su internet oppure alle ‘smart city’. Eppure, non c’è mai stato un Ministro all’innovazione.

L’Assessore alla Presidenza della Toscana, Vittorio Bugli, lo sottolinea intervenendo stamani, 1° febbraio, ad un convegno a Carrara dove di ‘smart city’ appunto si è parlato: ovvero di città intelligenti dove sensori, tecnologie digitali, la mole di dati che così viene raccolta e la rete sono utilizzate per facilitare la vita di chi vive, vi lavora o vi si reca per turismo o studio, per prestazioni sanitarie o shopping, ma anche per abbassare i consumi energetici.

Spiega Bugli:

Oggi il futuro delle città si basa su questi temi e ci va costruito un pensiero. Questo deve diventare per noi un’ossessione di confronto.
La Toscana non figura tra le prime regioni per ‘smart city’, ma ha buone pratiche da diffondere. E la Regione ci sta investendo.

Abbiamo iniziato dalle infrastrutture, portando la banda ultra larga, con risorse regionali, anche nelle aree più marginali e periferiche dove con le sole logiche di mercato non sarebbe mai arrivata, garantendo anche lì connessioni veloci.
Senza la fibra non ci possono infatti essere ‘smart city’

La Regione ha messo a disposizione il suo portale, open.toscana, per ospitare servizi digitali e open data. Si sta attrezzando, assieme alle università, anche per la cybersecurity.

Il prossimo passo riguarda il Tix, il cloud regionale.

Spiega Bugli:

Potremmo utilizzarlo per ospitare la ‘control room’ per la gestione di tutte le ‘smart city’ toscane. Una control room ‘di tutti, tale da rispondere alle esigenze di ogni livello, dove possano confluire i dati di più fonti, del comune e delle aziende pubbliche ad esempio, per veicolare poi verso i cittadini informazioni per facilitarne gli spostamenti o i parcheggi, per trovare un ufficio pubblico, per dare informazioni sui musei o sugli eventi, sui servizi sanitari od anche per gestire situazioni di emergenza. I cittadini, in un simile scenario, sarebbero i fruitori ma anche, grazie ai loro smartphone, fonte di dati.