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365 giorni al 2025

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Il nuovo anno è atteso come tempo oggettivo e indipendente dalla nostra volontà: è quel futuro in cui, come per fatalità, si realizzeranno sogni, desideri, progetti.

L’arrivo dell’anno nuovo, a dispetto dell’oggettiva concretezza, è accompagnato da ottimismo e speranza: permette di illuderci che, volendo, si possa mettere un punto fermo sul passato per andare a capo e ricominciare.

È una buona occasione per fare alcune riflessioni su noi stessi e sul modo in cui ci rapportiamo con la realtà. Il periodo delle feste vede avvicinare sempre più il Capodanno. Il tempo che precede il solstizio d’inverno e le feste ad esso collegate, dal Natale al Capodanno, è un periodo di passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, tra il sole che sta morendo e il nuovo che deve “risorgere”.

Il dodicesimo mese dell’anno, in cui si situa il periodo presolstiziale, si chiama dicembre, dal latino december, che deriva a sua volta da decem, dieci. Questa contraddizione si spiega ricostruendo la storia del calendario romano, che, prima della riforma di Numa Pompilio, secondo la narrazione tradizionale, constava di dieci mesi.

L’anno cominciava a marzo e terminava a dicembre, oggi ancora, settembre, ottobre e novembre ricordano l’antico calendario. Poi, c’è gennaio l’inizio del nuovo anno legato alla figura di Giano. Costui, inoltre, costituisce l’apertura e la chiusura di ogni ciclo annuale. Ha assunto l’eternità poiché, secondo la leggenda, seppe governare, assieme a Saturno, il suo regno con assoluta virtù.

Grazie a Saturno, Giano ha acquisito la semi-divinità. La figura, infatti, si interpone, in misura trascendente, tra passato e futuro, avanti e indietro, conciliando sempre gli opposti. Giano segnava pure il passaggio verso la luce o le tenebre dopo i due solstizi. Poi fu cristianizzato con i nomi dei due santi Giovanni, Battista ed Evangelista.

Secondo le credenze pagane, Giano è il dio degli inizi. Quando incominciava un nuovo mese, ciclo stagionale, ma anche attività, lo si invocava. Ed è per questo che il capodanno, proprio in quanto nuovo inizio a livello socioculturale ed astronomico, moto di rivoluzione, è associato a questa divinità.

Nei tempi dell’antica Roma, le feste natalizie erano nella Roma imperiale feste del solstizio, del nuovo sole che rinasceva dopo la morte simbolica, risalendo verso il nord dopo aver toccato il punto più basso con l’entrata nella costellazione del Capricorno.

Anche il nuovo anno legale cominciava in quei giorni, alle Kalendae Januarii, nel periodo immediatamente posteriore al solstizio che, veniva convenzionalmente fissato al 25 dicembre per seguire la tradizione dei Romani più antichi che, poco esperti in astronomia, si erano fidati dei propri occhi.

Prima di cominciare l’anno noi diamo in onore di Elio giochi magnifici, solennità consacrate a Elio Invincibile… Ah! si degnino gli dèi sovrani di permettermi di celebrare sovente questi misteri, e che il sovrano stesso dell’universo, Elio il primo, mi accordi questo favore! Sorto da tutta l’eternità intorno all’essenza feconda del Bene, mediatore fra gli dèi intelligenti, essi stessi mediatori, Egli ne assicura pienamente la continuità, la bellezza senza limiti, l’inesauribile fecondità, l’intelligenza perfetta, e li dota abbondantemente di tutti i beni atemporali.

Scriveva così l’Imperatore Giuliano nel discorso su Elio Re.

Il giorno 31 dicembre, invece, è una data dedicata proprio al santo, nonché Papa Silvestro, il 33° Vescovo della città di Roma. San Silvestro quindi è il traghettatore, colui che guida e trasporta le anime e le persone, verso il Nuovo Anno.

Il Santo Padre, comunque, è stato un personaggio importante nella storia della cristianità, in quanto è sotto il suo pontificato che la Roma pagana lasciò il posto a quella cristiana, pur conservando alcuni riti e cerimonie.

Il 31 dicembre del 335 è stato proprio il giorno della sua morte. Possiamo affermare che è una festa che si perde tra i riti pagani, come quelli celebrati nel II millennio a.C. in Mesopotamia, in onore di Marduk, il dio dell’ordine. Costui, dopo aver ceduto il potere, per undici giorni, a Tiamas la dea del caos, faceva terminare il frastuono e il disordine, che tra abbondanti libagioni e licenze amorose, permettevano persino agli schiavi di insultare i padroni.

Il capodanno, in Mesopotamia, celebrato con la Luna nuova dopo l’equinozio di primavera, significava la fine del gelo invernale. Gli egizi facevano coincidere l’inizio di un nuovo anno verso il 20 giugno, con l’arrivo a Menphi della piena del Nilo con il suo fertile humus.

I celti la notte di Halloween; i Bizantini il 1° settembre; gli Inglesi il 25 marzo, sino al 1752; il giorno di Natale nella cattolica Spagna, sino al 1600; in Francia, sino alla fine dell’Ottocento, coincideva con la domenica di Pasqua. In Italia, in epoca fascista, si è tentato, senza alcun esito, di festeggiarlo il 28 ottobre, giorno della marcia su Roma.

Per il nuovo anno? Il 2024 è un 8, ovvero 2+0+2+4, cioè un numero di rivalutazione, riorganizzazione, revisione e allineamento della nostra vita materiale al vero proposito che si cela dietro le esistenze di ognuno di noi.

La decade, 24, è un 6 che indica che vivremo una conclusione del passato per aprirci ad una nuova ricettività ed ascolto interiore. Nella numerologia il 24 è chiamato Alchimia e la Trasformazione nello Spazio – Tempo. Ognuno di noi vive nella croce dello spazio – tempo in cui avverte l’impossibilità di muoversi e la necessità quasi “obbligata” di vivere e affrontare l’esperienza quotidiana così come viene presentata, avvertendone spesso una incredibile pesantezza.

Alchimia significa Fusione: la fusione del nostro sé superiore e del nostro sé inferiore. Indica la capacità di lasciare andare chi pensiamo di essere per aprirci a vivere il nostro progetto. Ricordiamolo, l’alchimia è probabilmente la disciplina esoterica più oscura e complessa che sia stata tramandata nell’antichità.

È formata da un insieme di conoscenze e concezioni filosofiche, religiose, esoteriche ma anche scientifiche, pratiche, ossia relative ad operazioni che si volgono materialmente in un laboratorio. Qualcuno l’ha definita la fonte della vibrazione. E noi abbiamo bisogno di nuova energia.

Nel breve intervallo di tempo che separa il vecchio dal nuovo, il passato dal futuro, nell’attesa dell’anno che verrà, il pensiero tende a liberarsi della sua razionalità e vola con l’immaginazione per staccarsi, per un po’, dalla realtà, nella speranza che l’anno nuovo porti belle novità. Almeno così ci auguriamo.

E smettiamola di correre dietro al tempo, altrimenti, già allo scadere della mezzanotte ci troveremo a contare i 365 giorni che mancheranno al 2025. Bisogna imparare a vivere il tempo reale, in ogni suo frammento.

Buon anno a tutti.

a mezzanotte in punto / 1973-74 / Los Angeles / ha cominciato a piovere sulle / foglie di palma fuori dalla mia finestra / i clacson e i fuochi d’artificio / sono partiti / e tuonava. / ero andato a letto alle 21.00 / spento le luci / tirate su le coperte – / la loro letizia, la loro felicità, / le loro urla, i loro cappelli di carta, / le loro automobili, le loro donne, / i loro ubriachi dilettanti… la notte di Capodanno mi terrorizza / sempre / la vita non sa nulla degli anni. / adesso i clacson hanno smesso come / e i fuochi d’artificio e i tuoni… / tutto è finito in cinque minuti… / odo soltanto la pioggia / sulle foglie di palma, / e penso: / non capirò mai gli uomini, / ma ho superato / anche questa.
Charles Bukowski – Palm leaves, Burning in water, drowning in flame, 1974

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.